«Dante è uno dei pochissimi uomini medievali che ci racconta in prima persona che cosa abbia significato per lui innamorarsi». L’intervista con Alessandro Barbero, storico, scrittore e divulgatore con decine di migliaia di fan (oltre 43.000 solo sulla pagina Facebook Barbero noi ti siamo vassalli), è appena cominciata e già intuisco che mi svelerà una figura molto diversa da quella che conservo nei miei sbiaditi ricordi di liceale. È giunto il momento di rinfrescarli visto che nel 2021 si celebrano i 700 anni dalla morte del poeta. Nel suo ultimo libro, Dante (Editori Laterza), Barbero è partito dalle informazioni che ci arrivano da chi è vissuto nella stessa epoca per ricostruire non solo la vita di un poeta grandissimo, ma anche le vicende e le passioni di un uomo immerso nel suo tempo. E l’amore ha avuto un posto importante.
Come si viveva questo sentimento nel Medioevo?
«Da un lato tutti sapevano benissimo cosa significasse incontrare una persona e desiderarla, anzi si usava amore come sinonimo di attrazione fisica molto più spesso di quanto accada oggi. Dall’altro questa esperienza era separata dal matrimonio, quasi sempre combinato, che era un momento della vita in cui si costruiva una famiglia per consolidare i propri interessi e proseguire la propria stirpe. Nel Medioevo l’amore cantato da poeti e trovatori è sempre un sentimento irrealizzabile. Anche Dante ha vissuto un sentimento platonico con Beatrice: lui stesso ammette di averlo coltivato per anni senza aver mai scambiato una parola con lei. Ma la separazione tra i sessi all’epoca era rigorosa: nelle città toscane appena una bambina si avvicinava alla pubertà i genitori la segregavano in casa fino a quando non le sceglievano un marito».
Quando si è innamorato di Beatrice?
«Dante ci racconta il loro primo incontro nella Vita Nuova, un libro che qualcuno ha definito il primo romanzo di formazione della letteratura occidentale. Dice che lui stava per compiere 9 anni, lei ne aveva 8 e aggiunge pochi dettagli: la ragazzina indossava un abitino rosso sangue e lui da quel momento non ha capito più niente. Non le dà un nome, sono gli scrittori del suo tempo che ci informano che quella fanciulla era Beatrice, figlia di Folco Portinari, e l’incontro è avvenuto il 1° maggio del 1274, in occasione della festa di primavera a Firenze. Bisogna credere a un innamoramento così precoce o è una finzione letteraria? Ho cercato risposta negli studi di psicologia evolutiva. Silvia Vegetti Finzi, per esempio, scrive che i primi amori si profilano “verso gli 8-9 anni, a volte anche prima”. I conti tornano. Aggiunge anche che sono infatuazioni improvvise e immotivate “senza un perché: chissà, forse il colore degli occhi, il modo di camminare, di ridere, di saltare”. O forse un abitino rosso sangue».
Si sono più rivisti?
«Nove anni dopo, nel 1283, i due ragazzi si incrociano per strada. Lui ha 18 anni ed è un adolescente pieno di desideri insoddisfatti; lei invece è già una donna sposata e in quanto tale può uscire di casa sola o accompagnata dalle amiche: infatti cammina insieme a due signore un po’ più anziane di lei. Il racconto dell’incontro è emozionante: Dante vede Beatrice e, da adolescente imbranato, si spaventa, cerca di nascondersi. Lei invece lo riconosce e lo saluta. A quel punto, come qualsiasi ragazzo della sua età, lui tocca il cielo con un dito. Corre a casa, si chiude in camera sua e comincia a fantasticare sulla cosa meravigliosa che gli è successa. Finché non si addormenta e sogna Beatrice, nuda».
Davvero Dante parla di Beatrice nuda nella Vita nuova?
«Sì, narra in prima persona il turbamento che prova ogni diciottenne incontrando l’amata. Ma quel teenager era Dante e il mondo in cui viveva era diverso dal nostro. Quel sogno è dettato dal modo in cui il giovane ragionava sull’amore con i suoi amici letterati. Beatrice, coperta da un leggerissimo velo, è in braccio a un uomo dall’aspetto terribile, avvolto da una nube rossastra, che gli dice “Io adesso sono il tuo padrone”. Una sorta di diavolo che simboleggia l’aspetto irrazionale dell’amore. Tra i letterati dell’epoca, infatti, era di moda discutere sull’argomento ponendosi questa domanda: “Ma è un sentimento positivo o è sbagliato perché ci fa fare cose assurde?”. Un quesito fondamentale in una cultura votata al culto della ragione, donata all’uomo da Dio. Per risolvere la questione Dante usa un trucchetto: l’amore, certo, si è impadronito di lui, ma è innamorato di Beatrice, non di una qualunque, e l’oggetto di quel sentimento è così nobile da eliminare ogni irrazionalità».
Che cosa ci può insegnare Dante sull’amore?
«Noi non leggiamo la Divina Commedia o la Vita nuova per trarne insegnamenti, ma per emozionarci. I suoi scritti però ci fanno capire che anche se non tutte le culture hanno esaltato l’amore come la cosa più importante di tutte, alla Pretty Woman, innamorarsi e desiderare sono sentimenti che appartengono alla natura umana in tutte le epoche».
Dante di Alessandro Barbero (Editori Laterza)
Una biografia che racconta la vita del poeta come un romanzo. Alessandro Barbero lo segue dalla adolescenza di figlio di un usuraio, che sogna di appartenere al mondo dei nobili e letterati, ai corridoi della politica, tra odi meschini e corruzione, fino ai vagabondaggi daesiliato che scopre l’incredibile varietà dell’Italia del Trecento.