Rivoluzionaria, indipendente, appassionata: Luisa Spagnoli non è stata solo la fondatrice della nota azienda di abbigliamento. È l’imprenditrice che nel 1922 ha inventato il Bacio Perugina, e lanciato i famosi cartigli all’interno del cioccolatino, forse per comunicare in segreto con il suo amante, Giovanni Buitoni. La storia del Bacio, infatti, va di pari passo con l’avvicendarsi di un amore irresistibile: quello che ha portato Luisa, negli anni ’20, a oltrepassare gli allora invalicabili vincoli del matrimonio, a sovvertire le regole della morale borghese e ad anticipare i tempi sulla promozione del lavoro e dei diritti femminili.
La rivoluzione più grande di Luisa Spagnoli, però, è stata quella di non voler essere rivoluzionaria. Perché in realtà non si è chiesta mai, neppure in un periodo come il primo ’900, in cui le donne non avevano diritto di voto e spesso neppure studiavano, se essere femmina comportasse differenze rispetto a un uomo, o se il genere potesse costituire un limite al talento.
La nascita dei baci Perugina
Nata nel 1877 a Perugia, la brillante Luisa Sargentini preferisce che siano i fatti a parlare, anziché le teorie. E così, dopo le nozze con Annibale Spagnoli, inizia a produrre confetti e caramelle che propone (senza consultarsi con il marito) all’azienda Buitoni, a quel tempo specializzata nella produzione di pasta. La conoscenza è proficua. Insieme a Francesco Buitoni, Luisa e Annibale nel 1907 fondano un’impresa dolciaria nel centro di Perugia, da cui il nome: Perugina. Luisa non si chiede se è in grado di farlo, o se “sta bene” che lei lo faccia: agisce e basta. Come non si chiede cosa pensino i conoscenti quando il suo matrimonio entra in crisi perché il figlio del socio, Giovanni Buitoni, di 14 anni più giovane di lei, diventa il suo amante.
L’amore travolgente a 46 anni
L’amore la travolge a 46 anni come un incendio improvviso. Anche se i due non andranno mai a convivere, neppure dopo la separazione di Luisa dal marito, le voci girano, specie in una città di provincia. In ogni caso, lei è autonoma e ha idee brillanti: non saranno i pettegolezzi a rallentarne lo spirito imprenditoriale.
Per contenere i costi di produzione, Luisa si mette a impastare la granella di nocciola, residuo di tante lavorazioni, con una nocciola ricoperta di cioccolato fondente. Nasce così il “Cazzotto”, dalla forma simile alla nocca di una mano, poi ribattezzato “Bacio” da Giovanni, che cercava un nome più accattivante. Non sarà l’unica innovazione di Luisa: al Bacio fa seguire la Banana, e nel 1926 la Rossana, la caramella rossa che deve il suo nome all’amata di Cyrano de Bergerac.
Luisa Spagnoli imprenditrice
Oltre al prodotto, Luisa innova anche la produzione, pensando alle donne. Durante la prima guerra mondiale, quando gli uomini finiscono al fronte, resta nella fabbrica di Fontivegge, in provincia di Perugia, con le sue dipendenti. Anziché chiudere, le addestra a svolgere i lavori maschili e crea per loro un asilo nido presso lo stabilimento, il primo mai pensato. Promuove per le operaie momenti di formazione scolastica, riconosce il diritto all’allattamento e il congedo retribuito di maternità. Nel 1928 usa per prima il filato d’angora nella maglieria di pregio, valorizzando l’esperienza delle lavoratrici nella filatura a mano e nella manifattura.
Nasce così la “Luisa Spagnoli” nota in tutto il mondo. «Per lei essere donna non è mai stato un limite, ma un’opportunità. E non sarebbe contenta se qualcuno la definisse una pioniera del femminismo» racconta la nipote Nicoletta Spagnoli, oggi a.d. della società.
La consapevolezza di combattere una battaglia a nome delle altre, il desiderio di essere un modello ispiratore Luisa non li ha mai sentiti. Si è “limitata” a guidare un’azienda quando le mogli erano praticamente sotto la tutela giuridica dei mariti, a entrare in un consiglio di amministrazione quando mai prima in Italia era successo, ad assecondare una passione extraconiugale quando divorziare era impensabile. Una ribelle involontaria, forse non del tutto inconsapevole.