«Eddai, diglielo: dille che la ami alla follia ma che non puoi stare con lei per via di un giuramento. Eddai, che aspetti? Forza, baciala». Erano anni che non mi capitava. Forse dal liceo. Eppure stava succedendo davvero: parlavo davanti alla tv col Duca di Hastings nel bel mezzo della serie Bridgerton. Aspettando che finalmente facesse il grande passo. «Che agonia!» ho pensato. «Qui si tira troppo per le lunghe». Ma se non fosse stato per gli attori bellissimi e una sceneggiatura ben scritta, coi tempi giusti e le attese giuste, io, che mi ritenevo allergica al romance, avrei spento la tv ben prima delle 8 puntate previste. E invece…
Il bacio tanto desiderato è arrivato all’episodio 4 e ha giustificato le occhiaie che mi ero regalata facendo binge watching. Prima ci sono stati momenti di tensione degni di un thriller e scene in cui tutto si sgonfiava per poi ripartire. A condurmi in questo tempo dilatato come un chewing gum è stata Shonda Rhimes, la produttrice della serie, regina del romance ma anche della suspense. È dalla prima puntata di Grey’s Anatomy, nel 2005, che tiene gli spettatori col fiato sospeso. Me compresa. Mi ha fatto innamorare del naso storto di Patrick Dempsey e immedesimare nei patemi di Ellen Pompeo. Di serie in serie – nel mezzo anche il thriller Le regole del delitto perfetto e il drama politico Scandal – ha plasmato sex symbol, regalato brividi, dilatato attese. E creato un genere.
La nuova tendenza in tv è quella delle serie d’amore
Sì, la nuova tendenza in tv è quella delle serie d’amore, leggo in un articolo online del New York Times dal titolo Fra tv e romance è finalmente amore? «Sono adattamenti di romanzi a cui fino a ieri i critici non degnavano attenzione» scrive Alexis Soloski. Quindi, perché proprio adesso? «Perché i romanzi rosa vendono milioni di copie e ogni anno ne escono 10.000» risponde. «E poi finiscono bene», il che in tempi di crisi di coppia è un toccasana. Senza contare l’entusiasmo che si crea intorno, con i fan che danno vita a un cortocircuito di aspettative, commenti, giudizi. Alimentando un fuoco che, a differenza dei film, non si esaurisce nella visione di un’ora mezza. Anzi, continua sui social, nei siti dedicati, nelle chiacchiere alla macchinetta del caffè (tanto per dire: Bridgerton pare essere la serie più vista di sempre su Netflix).
In un’epoca in cui tutto si consuma in fretta, dalle relazioni al sesso, le serie romantiche appagano il desiderio dell’amore che dura per sempre. E non ci fanno sfigurare nei salotti colti dove se ne cantano le lodi: perché saranno pure sdolcinate, ma dietro c’è una mega produzione con cast e sceneggiatori di prim’ordine. Ad affascinarci non sono solo le storie in costume come Bridgerton (in primavera iniziano le riprese della seconda stagione) oppure Outlander (5 stagioni e 67 episodi per raccontare i viaggi nel passato, e negli amori, della protagonista).
Il romanticismo contagia anche i tempi moderni
Il romanticismo contagia anche i tempi moderni: vedi la francese Operazione amore, storia di 3 amiche e delle loro relazioni perlopiù inconcludenti, o la svedese Love & Anarchy, dove il flirt tra una 40enne e un 20enne si dilunga in giochi e sfide prima di arrivare a… O ancora Normal People, che racconta l’amore infinito e travagliato dal liceo all’università, quello più intenso e forte che tutti ricordiamo.
«La bellezza è un bene fragile, diceva Ovidio. L’amore lo è anche di più. C’è sempre il rischio che si rompa provocando dolore a noi stessi o agli altri, e la paura di vederlo frantumarsi tra le nostre mani, nei nostri letti, ci spinge spesso a imboccare strade impervie, fatte di tentennamenti, incertezze, avarizie sentimentali, strategie» scrive Giuseppe di Piazza in L’arte di non amare (Harper Collins), libro che mi ritrovo tra le mani mentre cerco risposte. E sono proprio questi tentennamenti e queste incertezze che ci affascinano, penso. Almeno davanti alla tv.