Come sarà l’abitazione del futuro? Il sondaggio lanciato da casa.it tra chi sta cercando un immobile fa emergere nuove esigenze: il 46% degli intervistati mette in cima alla lista dei desideri il terrazzo, il 39% cerca ambienti luminosi, il 19% desidera una cucina abitabile e l’11% vorrebbe un angolo per lo smart working. Recuperare gli spazi inutilizzati per avere ambienti più grandi, multifunzionali e luminosi sono le nuove esigenze anche di chi non ha intenzione di cambiare indirizzo. «Il 62% dei nostri utenti ha dichiarato di essere pronto a rivedere la propria casa dopo averne scoperto difetti e potenzialità durante il lockdown» spiega Leonora Sartori, editor di Houzz, la piattaforma leader mondiale nella ristrutturazione.
Vivremo tra pareti trasparenti
«In una casa che diventa multifunzionale per chi deve svolgere attività diverse a seconda della giornata, dal fitness allo smart working, l’open space è destinato a tramontare. E ci sarà bisogno di creare una separazione acustica tra gli ambienti, soprattutto tra cucina e living, senza però rinunciare alla luce naturale» aggiunge Leonora Sartori. In pratica, meno muri, sostituiti da pareti, possibilmente trasparenti, per dividere o unire gli ambienti in base alle esigenze e garantire la privacy. Per esempio, Rimadesio propone Velaria, una porta che scorre su binari, composta da un pannello in vetro rinforzato con rete metallica. Ma anche chi non vuole interventi drastici può ripensare gli spazi con nuovi accorgimenti smart. «Per creare angoli dedicati al benessere o allo smart working si punta su pareti colorate o rivestite con carta da parati, che identificano lo spazio in cui stendere il tappetino o sedersi alla scrivania per lavorare: è una soluzione che non ruba neanche un centimetro». Salvaspazio anche la proposta all’avanguardia, studiata da Artemide, per identificare e illuminare le postazioni di lavoro: si chiama Discovery Space ed è un pannello divisorio altamente scenografico.
Il condominio sarà sempre più social
Le soluzioni per il singolo appartamento ci sono già, però non sono tutto. «Bisogna ripensare la casa non solo come spazio domestico privato, ma anche come edificio condiviso» sottolinea Marco Casamonti, cofondatore dello studio Archea di Firenze. «Se da un lato è necessario stabilire nuove norme che non consentano più di costruire case al di sotto dei 50 mq (i regolamenti edilizi di Milano e Genova, per esempio, permettono superfici di 28 mq), dall’altro i nuovi condomini dovranno essere progettati con ampi spazi comuni per lo smart working, la palestra, il gioco dei bambini. Che, all’occorrenza, possano anche trasformarsi in luoghi di primo soccorso collegati agli ospedali con la telemedicina». Una visione che indica un futuro in cui molte attività, ora affidate all’esterno, potranno svolgersi nel proprio palazzo, in condivisione con gli altri inquilini. Anche nei condomini esistenti si possono recuperare sale inutilizzate e solai per trasformarli in spazi flessibili adatti al coworking, allo studio e al gioco dei più piccoli. L’intervento, se non comporta modifiche strutturali, può essere approvato dall’assemblea condominiale.
Arriva la lampadina che sconfigge i microbi
Grazie ai nuovi materiali la casa sarà sempre di più un baluardo per la salute di chi la abita. Lo dimostrano gli ultimi studi scientifici, secondo i quali l’ambiente in cui si vive contribuisce per il 30% al benessere. «Se fino a qualche anno fa l’attenzione era concentrata sulla lotta all’inquinamento indoor provocato dai Voc (composti organici volatili), ora si ragiona anche sulla protezione dagli agenti patogeni» rivela Stefano Capolongo, coordinatore del gruppo di ricerca Design & Health Lab del Politecnico di Milano. «In commercio si trovano già ceramiche per i pavimenti e pitture trattate con ioni d’argento che consentono di eliminare batteri e virus fino al 99%. Ma le sperimentazioni più interessanti riguardano nuovi rivestimenti addizionati con sostanze antibiotiche». Un’altra innovazione promettente è la lampadina a led Biovitae, che riesce a uccidere microbi e virus grazie a una particolare frequenza di luce. È stata testata dal Policlinico militare di Roma e a breve arriverà nelle nostre case. Insomma, la salute oggi dipende anche dalla scelta di lampade e piastrelle, senza trascurare gli interventi architettonici mirati al benessere. «Nella casa del futuro sarà indispensabile una zona filtro per depositare cappotti, scarpe e tutti gli oggetti utilizzati all’esterno, con un piccolo bagno o almeno un lavabo» è la convinzione di Marco Casamonti. «In pratica una nuova versione del vecchio ingresso». Per affrontare il futuro, valgono anche le buone idee del passato.
Vorremmo tutti un giardino indoor
I plant lovers lo sanno già: il giardinaggio indoor è il grande trend del futuro. E anche chi non ha mai dedicato troppo tempo alle piante d’ora in poi troverà ottimi motivi per cominciare a occuparsene. Igor Josifovic e Judith de Graaff, fondatori del movimento Urban Jungle Blogger con più di 1 milione di follower su Instagram (@urbanjungleblog), hanno scritto un libro, “Plant Tribe”, proprio per raccontare il benefico potere del prendersi cura delle piante tra le mura di casa. E le ricerche danno loro ragione. «Il Politecnico di Milano ha monitorato 300 milanesi durante il lockdown» spiega l’architetto Monica Botta. «Chi ha passato del tempo in mezzo al verde è riuscito a superare molto meglio il periodo di stop e non c’è da sorprendersi. Sono ormai tanti studi a dirlo: fiori e piante trasmettono una sensazione di benessere, ci stimolano e ci rigenerano senza affaticarci. È nata perfino una branca della scienza, la biofilia, che si occupa di questi effetti». Portare la natura in casa quindi sarà un’esigenza sempre più diffusa e stanno già nascendo gli arredi su misura per farlo. Come i pannelli di verde verticale, che possono contenere moltissime piante e sono a manutenzione quasi zero: il costo è di circa 500 euro al metro quadro più il sistema d’irrigazione. Se il timore è quello di non avere tempo per la manutenzione, esistono soluzioni salva spazio e salva tempo. Per esempio, scegliere piante con esigenze simili e metterle in una grow box, una grande fioriera che permette di innaffiarne molte in un colpo solo. Ci sono poi sistemi composti da più vasi, tutti collegati a una centralina per l’irrigazione e a un serbatoio. E contenitori a riserva d’acqua che la cedono gradualmente alle nostre piante. A noi non resta che goderci la loro compagnia. (di Nadia Tadioli)