«Quello che forse ora ci stiamo lasciando alle spalle è stato orribile, ma non so se riuscirei a scriverci sopra una canzone per far cullare chi ascolta nel ricordo del disagio che ha vissuto sei mesi prima. Probabilmente preferirei regalare speranza o un pensiero che sia stimolante, che solleciti le persone a muoversi senza che questo diventi per forza un atto politico. È una cosa più in linea non solo con la mia musica, ma anche con il mio modo di vedere la vita, e di agire per cambiarla».
Per Elodie Di Patrizi, molto più conosciuta con il solo nome di battesimo, la pandemia è stata l’occasione di interrogarsi su che cosa significhi creare canzoni e suonarle dal vivo. Ecco perché da diversi mesi è tra le cantanti in prima linea per difendere i diritti di una categoria che sembra ignorata dalle istituzioni. Il 6 settembre, con altri 40 colleghi, si è esibita all’Arena di Verona durante Heroes, il live organizzato a sostegno dei lavoratori del settore, «quelli senza i quali noi non esisteremmo».
È stato il culmine di una stagione estiva vissuta da protagonista assoluta nonostante il lockdown: disco d’oro per l’album This is Elodie, 3 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, 4 brani fra i più trasmessi dalle radio e l’ultimo singolo, Guaranà, diventato un tormentone da 22 milioni di stream e 23 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Elodie è la protagonista del servizio moda di Donna Moderna. Guarda le foto:
Molti, in questo strano 2020, hanno tirato il fiato, per obbligo o necessità. Tu, invece, sembri non averci nemmeno pensato.
«In realtà stare un po’ con me stessa mi ha aiutata, come credo sia successo a tante persone, a focalizzarmi sui rapporti e sulle cose che contano davvero. E tra queste c’è il mio lavoro, fortunatamente».
Cosa ti piace di più della musica?
«Tutto. Tutto quanto. È stata un pezzo fondamentale della mia emancipazione, sin da quando ero adolescente e mi esibivo nei locali. All’epoca di Amici (Elodie ha partecipato al popolare talent nel 2015, ndr) mi ha aiutata a imparare meglio il valore delle regole e a sconfiggere la paura di non essere all’altezza. E oggi è il mezzo attraverso il quale mi esprimo riuscendo comunque a rimanere me stessa».
La musica mi ha aiutata a imparare il valore delle regole. E a sconfiggere la paura di non essere all’altezza
Chi è Elodie oggi?
«Una ragazza libera, serena, che vuole divertirsi con quello che fa e sentirsi leggera. Ma senza cazzeggiare (ride, ndr)».
Sembra la sintesi degli ultimi due video che hai realizzato. In Guaranà, girato mentre era ancora in vigore il distanziamento sociale, il parco del Circeo diventa lo sfondo di un filmino vacanziero un po’ vintage. Mentre Ciclone, l’ultimo singolo con Mariah e Takagi&Ketra, è un omaggio all’omonima pellicola cult, con tanto di ballo sul tavolo.
«Nel primo caso non avevamo molta scelta, ma l’idea di raccontare una vacanza quando ancora non sapevamo se ci saremmo potuti andare ci sembrava comunque un messaggio positivo da veicolare. In Ciclone, invece, c’è una sorta di discrasia fra clip e testo, che credo dica anche qualcosa di me. Mi piace la leggerezza dei tormentoni, ma ho anche la necessità di raccontare cose più profonde e intime. Questo non significa che domani mi sentirete cantare un brano triste sulle conseguenze del lockdown, perché non è nella mia natura. Ma nell’ultimo periodo l’esigenza di fare qualcosa di diverso l’ho sentita».
Quando non ascolti musica per lavoro cosa ti piace avere in cuffia?
«Di tutto. Rock, rap, jazz, hip hop… Serenità e ispirazione possono arrivare da qualsiasi brano e da qualsiasi genere. Ultimamente, proprio per via di quelle spinte intimistiche di cui ti dicevo, sto ascoltando parecchi cantautori italiani del passato. Una stagione irripetibile».
Digitale o tradizionalista?
«A casa ho un sacco di vinili, comprerò un giradischi per ascoltarli perché me lo immagino quanto di più vicino all’idea di coccole. Ma sono e resto una ragazza digitale: tutte le mie playlist sono sul cellulare e mi seguono ovunque».
Inizierai a scrivere dei brani da sola?
«Non so se sono ancora all’altezza di scrivere una canzone dall’inizio alla fine, quella è un’arte. Ho la fortuna di poter interpretare brani che parlano di me scritti da amici bravissimi, come Mahmood, Takagi&Ketra e Dardust. Vorrei continuare a lavorare con loro, magari aggiungendo a poco a poco dei pezzi di me. Ma non è qualcosa che voglio impormi, arriverà nei tempi che ci vorranno».
Hai pensato anche a cinema e tv?
«Adesso ho bisogno di fare musica, ma in futuro perché no… Vorrei provare tante cose prima di invecchiare e mi sono sempre buttata».
Sembra davvero che tu abbia un buon rapporto con il cambiamento.
«È il motore della mia vita e dal punto di vista artistico è stato la mia forza in questi anni. L’importante è che sia io a governarlo, a scegliere quando e come cambiare. C’è sempre il rischio di commettere degli sbagli, ovviamente: ma anche quelli, analizzati nel modo giusto, aiutano a crescere. Se prendi una strada nuova perché qualcuno te la impone, o peggio ancora lo fai perché pensi di dover dimostrare qualcosa agli altri, non funziona».
A te è successo?
«All’epoca del mio primo Sanremo (con Tutta colpa mia nel 2017, ndr) ero troppo presa dall’ansia di non sembrare un semplice prodotto da talent, e credo si sia visto. Ci tenevo a far vedere a tutti che ero una cantante che spacca, ma quello è il risultato di un percorso, non qualcosa che puoi costruire con una o due esibizioni soltanto, peraltro su uno dei palchi più difficili. Ecco perché quest’anno, sentendomi più sicura, ho portato all’Ariston un brano volutamente più complesso, Andromeda, che fotografava meglio ciò che ero in quel momento. Leggera senza essere feliciona».
Con la moda invece che rapporto hai?
«Abbastanza libero. Mi piace scegliere ciò che indosso, sperimentare, a volte anche osare come ho fatto in questo servizio. Ma non mi sento schiava né della moda né tantomeno dello shopping: sono perfettamente a mio agio anche in pantaloni militari e canottiera».
Non ho paura del cambiamento. È la mia forza. L’importante è che sia sempre io a governarlo, a scegliere quando e come cambiare. Anche se capita di commettere errori
Anche la tua bellezza in passato è stata oggetto di commenti e speculazioni: troppo magra, troppo zarra, troppo qualcos’altro… Come riuscire a non curarsi di presunti modelli di perfezione?
«È difficilissimo, e anche io in qualche modo subisco i trend. Sono stata educata a essere libera e a piacere prima di tutto a me stessa, ma come ogni donna di questo Pianeta tutti i giorni mi trovo a combattere contro qualche pregiudizio».
A proposito di pregiudizi, negli ultimi mesi ti sei esposta più volte su temi come il razzismo. Oggi, negli Usa e non solo, sono molti i volti noti della musica e dello spettacolo che stanno facendo sentire la loro voce su questo tema. Non senti il peso della responsabilità?
«No, perché non intendo rappresentare né aizzare nessuno al di fuori di me stessa. Ma prima che una cantante sono una cittadina, e non rinuncerò mai a esprimere le mie idee. Nessuno dovrebbe farlo: l’importante è rimanere persone perbene e non aggredire mai chi la pensa diversamente».
Capitolo vita privata. A fine 2019 sei uscita allo scoperto rivelando la storia con il rapper Marracash, conosciuto pochi mesi prima collaborando al brano Margarita. Quanto del merito di questa serenità va attribuito all’equilibrio raggiunto nella tua vita sentimentale?
«Non è una questione di percentuali, ma posso dirti che non sono mai stata così bene anche sul fronte personale. Sto bene, anzi stiamo bene: il lockdown l’abbiamo trascorso insieme a Milano. È un bel momento, ma credo dipenda anche dal fatto che ora ho 30 anni. Sono più consapevole, con più voglia di costruire e meno, come ti dicevo prima, di cazzeggiare».
Servizio di Paolo Lapicca – foto di Davide Nova – intervista di Gianluca Ferraris
Ha collaborato Cristina Nava
Make up di Mr Daniel
Hairstyle di Andrea Soriga