Leggi le storie raccolte in tutta Italia per Donna Moderna da Camilla Albertini e Paolo Carlini

Camilla Albertini
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SCOPRIREMO IL MONDO IN BARCA A VELA
Sara Rossini, 40 anni, di Costa Masnaga (Lecco)

«Il 25 settembre insieme a mio marito Stefano e ai nostri figli Iago, Nina e Timo di 11, 8 e 3 anni, partiremo con la barca a vela per scoprire il mondo. Vogliamo provare una vita a impatto zero, diversa da quella di tutti i giorni. Abbiamo venduto la nostra casa in provincia di Lecco per realizzare questa avventura e per permetterci di essere autonomi per un anno. Grazie a congedi parentali e ferie accumulate, nelle scorse estati io e mio marito siamo riusciti a utilizzare a lungo la barca per fare esperienza. Stefano, tecnologo di fisica nucleare, ha preso un anno di aspettativa, io sono una designer del tessuto freelance. Grazie all’appoggio della dirigente scolastica, ci avvarremo per i nostri figli dell’istruzione parentale. Mai avremmo immaginato che le classi online sarebbero diventate la normalità. Il periodo di lockdown ha insegnato a Iago e Nina che possono studiare grazie alla tecnologia. I bambini e gli adolescenti esistono in tutto il mondo e i nostri figli avranno la possibilità di fare amicizia e confrontarsi con coetanei di lingue e culture diverse, mantenendo i contatti grazie a Internet. Per dare un valore aggiunto al nostro viaggio abbiamo ideato, con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e il supporto di enti di ricerca, un laboratorio galleggiante che sensibilizzi i ragazzi sul tema dell’inquinamento ambientale e sull’uso intelligente delle risorse: sulla barca vivremo con l’energia fornitaci da acqua, vento e sole e i dati saranno disponibili su una piattaforma fruibile dalle scuole. La nostra rotta, Covid permettendo, prevede Gibilterra, Canarie, Capo Verde e Caraibi, poi si vedrà. Vorremmo che i bambini imparassero a gestire l’emozione di un programma che cambia e a navigare senza paura. Il nome della barca è Shibumi, che in giapponese significa bellezza poco appariscente, un’onomatopea dello sciabordio dell’acqua. Sappiamo che sarà un viaggio pazzesco e il passo più coraggioso l’abbiamo già fatto uscendo dalla nostra comfort zone».

Camilla Albertini
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APRIRÒ UN B&B NELLA CASA DI FAMIGLIA
Noemi Gambini, 54 anni, di Osimo (Ancona)

«Durante il lockdown ho avuto tempo per riflettere su cosa volessi veramente dalla mia vita. Dopo aver lavorato per molti anni a Roma come organizzatrice di mostre, mi sono resa conto che la mia aspirazione non era più stare in una grande città e che il mio impiego, nonostante unisse le mie passioni per l’arte e per la cultura, aveva perso fascino. È difficile per una donna di 54 anni lasciare la propria occupazione, perché è un’età in cui si è ancora lontane dalla pensione e allo stesso tempo è difficile reinserirsi. Ma io ho preso coraggio e ho deciso di tornare nella mia terra, le Marche, per ristrutturare la casa di Osimo dei miei nonni e creare un b&b, con lo spirito di accoglienza che si avvicina alla natura e alle tradizioni della mia gente. Se prima questo cambiamento era un processo interiore, ora che mio padre è mancato è una necessità: citando i contadini, “morto porta vivo”, quasi fosse un passaggio di testimone. Nessuno può darmi certezze, ma io ho fiducia nel futuro perché ho visto le persone vivere molto a lungo in questa casa. Alcuni amici mi dicono che tornerò alla vita di Roma. Chi mi conosce da maggior tempo, invece, si aspettava già questo mio cambiamento, ed è stata una scoperta che mi ha dato forza e ispirazione. Non è semplice far capire agli altri che sei arrivata alla fine di un percorso: non mi sentivo più realizzata e ho deciso di cambiare. La mia speranza è avere una qualità di vita superiore e riappropriarmi del mio tempo. Auguro questo a me e a chi sarà mio ospite. Quando a giugno sono tornata nelle Marche mi sono accorta che 9 dei pini piantati in giardino da mio padre alla mia nascita si erano ammalati e ho dovuto abbatterli. All’inizio ero sconfortata, ma ora mi rendo conto che si è creata una luce nuova anche in casa. Le novità saranno tante: l’orto, già esistente, sarà ancora più biologico e vorrei che diventasse “un’aula didattica” per i bambini. E, forte della mia esperienza professionale, vorrei aprire questa casa a progetti culturali».

Camilla Albertini
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INSEGNO L’ARTE AI RAGAZZI SU YOUTUBE
Raffaella Arpiani, 49 anno, di Milano

«Sono docente di storia dell’arte al liceo Tenca di Milano: sin dall’inizio della pandemia ho capito che le scuole sarebbero rimaste chiuse a lungo, così ho pensato di usare YouTube per caricare le mie videolezioni. Ho dovuto improvvisare un nuovo metodo per essere vicina ai miei ragazzi. Erano spaesati, spaventati, catapultati nel mondo degli adulti in una situazione drammatica, senza istruzioni e certezze. Hanno compreso il rispetto delle regole e vissuto una rivoluzione, un corso accelerato di senso civico, maturità e filosofia senza poter uscire di casa. Molti di loro, con la chiusura della scuola per il carnevale ambrosiano, sono rimasti bloccati in località di vacanza senza connessioni di qualità. Ho pensato agli studenti parte di famiglie numerose, con fratelli e sorelle impegnati a loro volta nelle lezioni e genitori che devono utilizzare l’unico computer di casa per lavorare. Ho usato YouTube per una migliore fruibilità. E ho ricevuto moltissimi messaggi di incoraggiamento: ogni volta che uno studente mi ringrazia accorgendosi del mio impegno mi commuove. Uno di loro mi ha detto che seguire le mie videolezioni è appassionante come una serie tv. Nonostante non fossero perfette (difficile, seguendo 9 classi), ho comunque deciso di renderle pubbliche. Colleghi di tutta Italia hanno iniziato a scrivermi e a utilizzarle. Quest’anno voglio aiutare i miei studenti a conoscersi e a realizzarsi anche attraverso l’arte. Il canale YouTube è a mio nome, ma lo chiamo “Arte Essenziale”, sia perché carico contenuti basici, sia perché penso che l’arte sia necessaria. Vorrei far riflettere i ragazzi sull’uso delle immagini e del corpo, soprattutto femminile, nell’epoca in cui la fotografia spopola sui social. Inquadrature o pose veicolano messaggi di cui sono a volte inconsapevoli. Mostrerò loro i nudi di Tiziano, Goya o Manet per confrontarli con le foto sui social, dove i corpi sono esposti in vetrina. Voglio educarli alla libertà e a uscire dai modelli precostituiti. L’arte può insegnare a trovare la propria strada».

Camilla Albertini
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UN FARO ALL’ALBA È QUELLO CHE CERCAVO
Elisa Mele, 34 anni, di Cursi (Lecce)

«Sono nata a Cursi, patria della lavorazione della pietra leccese. La mia famiglia è in questo campo da 4 generazioni, il mio futuro era già scritto; ma nel 2012 l’azienda ha chiuso e ho dovuto rivedere i miei piani. Ho creato così “Apulia Stories”, un’associazione di promozione del territorio pugliese: corsi di scalpellino, lavorazione della terracotta e laboratori per fare la pasta, le conserve e i pasticciotti. Spesso mi è capitato di accompagnare le persone in visita al faro di Punta Palascia, per una colazione al sacco o una salita alla lanterna, e ogni volta ho sentito un entusiasmo e un affetto crescente per questo luogo, allora chiuso. Quando lo osservavo, specie nella luce magica dell’alba, sentivo che quel faro meritava di tornare a nuova vita. Così, nel luglio 2019, ho iniziato a organizzarvi incontri culturali con la collaborazione del mio compagno Alessandro. Facciamo “passeggiate tra le stelle” guidati da un astronomo, organizziamo trekking all’alba, sessioni domenicali di yoga. Siamo nel punto più a est d’Italia, dove nasce il primo sole dell’anno. Il mio augurio è che questo posto continui a essere vivo, perché salire su un faro apre nuovi orizzonti e visioni. Sto bene quando riesco a portare agli occhi e al cuore di molti la bellezza autentica e l’anima viva di questo territorio. Ora che abbiamo riaperto al pubblico dopo il lockdown, ho ancora più voglia di vivere al massimo la mia “missione”, perché racchiude tutto ciò che non avrei mai immaginato di fare nella mia vita. Ho capito che la mia dimensione ideale non è per forza quella familiare, bensì la condivisione di spazi che appartengono a tutti. Il cambiamento è l’aver riscoperto il mio valore in un contesto inaspettato… L’ho desiderato a lungo e alla fine questo sogno si è avverato. La pandemia mi ha fatto comprendere ancora di più che non siamo quello che possediamo, ma quello che è dentro di noi e che abbiamo piacere di condividere con gli altri».

Camilla Albertini
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SIAMO DIVENTATI DUE NOMADI DIGITALI
Veronica Gennaro, 29 anni, di Modica (RG) e Carmine Fucci, 32 anni, di Sant’Agata de’ Goti (BN)

«A 28 anni avevo già casa, macchina di proprietà e contratto a tempo indeterminato. Non mi mancava niente, eppure mi mancava tutto» racconta Veronica. «Non avevo la libertà di viaggiare, vincolata com’ero dalle ferie. Svolgevo un lavoro amministrativo e nel tempo libero mi dedicavo alle mie passioni: la scrittura e la fotografia. Ho così deciso di lasciare il posto fisso e oggi sono content writer, scrivo contenuti per il web. Finalmente ho un lavoro da remoto che mi permette di avere il controllo del mio tempo. Ho fatto questo grande cambiamento anche grazie a Carmine, incontrato su un gruppo web di nomadi digitali alla fine del 2019. I nomadi digitali svolgono il proprio lavoro in qualsiasi luogo si trovino. Bastano un computer e una connessione Internet. Lui è un “seo copywriter”, il suo mestiere è un misto tra creatività e algoritmi. Abbiamo cominciato a collaborare e oggi siamo una coppia nella professione e nella vita. Quando abbiamo iniziato a frequentarci, lui abitava a Barcellona ma mi ha detto: “Lavoro online, posso raggiungerti”. E così ha fatto». «Sono tornato in Campania dopo la laurea in Archeologia a Roma e mi sentivo spinto da un’enorme necessità di fare esperienze» aggiunge Carmine. «Come scrisse il poeta Henry Thoreau: “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità […] e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”. Non ho casa perché mi piace fare del mondo la mia casa. Ho deciso di sfruttare la libertà che il mio lavoro di scrittore per il web può darmi: mi sono alzato una mattina e ho comprato un biglietto per Barcellona, così ho cominciato a vivere da nomade digitale. Veronica è venuta a trovarmi e ci siamo innamorati. Il mio nomadismo è arrivato a Modica da lei nel gennaio 2020, quando abbiamo iniziato a convivere: il cambiamento è stato trovarsi fermi a causa del Covid. Questa pausa ci ha consentito, comunque, di programmare i nostri prossimi passi».

Camilla Albertini
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IL MIO GIALLO È NATO DURANTE IL LOCKDOWN
Paola Iannelli, 55 anni, di Pozzuoli (Napoli)

«Insegno lingua e letteratura spagnola in un liceo. Mi sentivo costretta nel ruolo di docente e ho deciso di fare un dottorato in Spagna, all’universitaÌ di Salamanca, con una tesi sul romanzo giallo partenopeo. La scrittura mi ha in qualche modo sempre accompagnato: ho vinto il mio primo concorso letterario a 13 anni e di recente sono entrata in un circuito accademico al femminile dove, come archeologhe, scaviamo nel passato per dare il giusto riconoscimento alle donne di rilievo ma dimenticate. Il tempo che ho avuto a disposizione durante il lockdown mi ha permesso di dedicarmi alla scrittura di un giallo ambientato nel mio quartiere di nascita, Chiaia-San Ferdinando, che uscirà nel 2021. Non lascerò l’insegnamento: l’aula per me e vita, passione per la materia che insegno e amore per i miei ragazzi che sono stati il primo pubblico. Ho letto loro l’incipit del romanzo senza dire che lo avevo scritto io. Mi hanno subito riconosciuto: “Prof, ma è lei!”. Questo episodio mi darà la forza di proseguire: adoro il fatto che la scrittura possa farmi viaggiare pur rimanendo legata alla mia terra. Napoli e maledettamente bella e spietata: se ti fermi a osservare i volti delle persone avrai mille personaggi per i tuoi romanzi, non accade in nessun altro luogo. È un palcoscenico colorato dove le sfumature, gli atteggiamenti e le parole sono comprese solo da chi vi si immerge. Scrivere ha per me un effetto catartico: quando metto la parola fine è come se avessi partorito, perché la storia è stata fin da allora un chiodo fisso. Il titolo del mio libro sara Il paradiso non ha un angolo retto, citazione dantesca perché il testo esplora l’inferno dell’animo umano. Se dovessi descriverne la prima immagine, vedo una donna ridotta quasi a uno scheletro e un uomo affascinante che la domina. Poi sento il profumo di una pianta che ho visto da bambina sulle montagne abruzzesi. Siete curiosi di scoprire il resto?».

Camilla Albertini
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VI EMOZIONERÒ CON IL CINEMA IN MASSERIA
Alessandra Recchi, 40 anni, di Locorotondo (Bari)

«Dal 2016 gestisco insieme a mio marito Giuliano la masseria Montenapoleone, nei pressi di Fasano. Qui, nell’aranceto, il profumo dei fiori è inebriante. In questo luogo magico c’è anche un coniglio bianco che sembra volerti suggerire che ti trovi in un’altra dimensione. Produciamo 3 qualità d’olio a seconda dell’età dell’ulivo: il suo gusto differente va abbinato con sapienza al cibo. Frutta, verdura e vino non mancano e portiamo avanti le antiche colture di grano. Ci piace modificare gli oggetti in maniera non convenzionale, per esempio vecchie persiane si trasformano in mensole per la casa. Il rispetto della biodiversità è tra le filosofie della nostra masseria. Sono nata a Locorotondo ma ho vissuto a Roma, dove ho lavorato come sceneggiatrice e aiuto-regista. Sono tornata qui per prendere una pausa dal mondo del cinema e ho scoperto il turismo esperienziale: la chiave sta nel creare viaggi che mettano in luce la storia, la cultura e le tradizioni di un luogo affinché l’ospite se ne ricordi. Qui organizziamo degustazioni in vigna, assaporando il vino in una full immersion di profumi, colori e suoni. Ricreiamo dei mondi, esattamente come facevo quando scrivevo sceneggiature: disegno su misura una dimensione in cui qualcuno si emozionerà. Durante il lockdown ho sentito una voce dentro di me che aveva bisogno di spazio: un forte desiderio di ricongiungermi con il cinema. In questo momento di stop ho imparato che l’unico errore è non fare niente e che bisogna essere pronti a cambiare strategia. Per me il racconto è qualcosa di spontaneo e in questa terra la luce ti chiama, ti invita. Ho allestito quindi in masseria un cinema all’aperto. L’altra sera ho proiettato La La Land, che considero il film dei sognatori per eccellenza. Sono certa che l’esperienza sia rimasta nel cuore degli spettatori, sdraiati sotto le stelle mentre la luna spunta sul mare, accompagnati da una musica coinvolgente. Ci sono moltissime storie ancora da scrivere e, come me, tanti hanno voglia di cultura».

Camilla Albertini
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REGALERÒ SORRISI CON LA MIA CUCINA
Fiorina Agostini, 36 anni, di Roma

«Il mio cambiamento ha avuto inizio immediatamente prima del lockdown e si eÌ concretizzato nel mentre: lavoravo in diverse cliniche come infermiera e facevo assistenza domiciliare. Ho seguito per anni una paziente in particolare, ero diventata parte della sua famiglia: quando eÌ venuta a mancare ho sofferto molto. Questo mi ha un po’ allontanato da una professione che comunque amo, ma che per mia eccessiva sensibilità non sento più come vera passione. A febbraio ho preso una pausa dal lavoro per problemi di salute e dopo accurati esami sono risultata intollerante al lattosio. La cucina è sempre stata un mio grande interesse ma non ho mai avuto il tempo di dedicarmici fino alla quarantena. La mia intolleranza alimentare, invece di essere uno svantaggio nel cucinare, si è rivelata un punto di forza: ho scoperto ingredienti alternativi che mi permettono di concedermi degli sfizi senza compromettere la salute. Allora ho deciso: ho messo in pausa il lavoro e ho aperto un account Instagram incentrato sulla cucina salutare. Pubblico almeno una ricetta al giorno, quasi sempre di mia invenzione. Inizierò un’attività di catering per eventi privati preparando il cibo in loco o a casa mia. Creerò un’esperienza per i turisti che vogliono sperimentare la cucina tradizionale. Il mio intento non è solo far stare bene le persone, ma anche dar loro la possibilità di mangiare quel cibo tanto desiderato eppure proibito, trovando l’incastro di ingredienti corretto. Ci sono molte più persone di quante si pensi che non possono mangiare liberamente. È tutto in divenire perché ho cominciato questo percorso da pochi mesi, ma guardo al futuro con il sorriso: bisogna seguire le proprie aspirazioni per essere felici ogni giorno. Mi sembra di poter continuare a fare quello per cui avevo scelto di essere infermiera, dare sorrisi alla gente, per. ora lo faccio grazie alla mia cucina. E, passo dopo passo, riuscir. ad aprire un ristorante tutto mio».

Camilla Albertini
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ACCOGLIAMO GLI ANIMALI CHE AVETE AMATO
Federica e Francesco Munno, 26 E 24 anni, di San Pietro in Gurano (Cosenza)

«Io e mio fratello amiamo gli animali e abbiamo voluto creare uno spazio dignitoso dove farli riposare: in Calabria siamo gli unici a offrire questo servizio. La parte emotiva nel nostro lavoro gioca un enorme ruolo: vedere una famiglia vegliare il proprio cane o non volersene separare fino all’ultimo ci fa capire l’importanza di quello che facciamo. Quando giunge il delicato momento dell’addio, ci rendiamo conto che l’animale è stato parte integrante della famiglia ed è davvero difficile non commuoverci a nostra volta. Cani e gatti ci accompagnano nella nostra vita con una sensibilità e un amore incondizionati, il minimo che possiamo fare è dar loro un degno riposo. Le persone che si affidano a noi ci scrivono poi bellissime parole di ringraziamento, come se avessimo fatto chissà cosa, ma abbiamo solo compreso e condiviso il loro dolore. Vogliamo essere un riferimento sicuro per loro e siamo reperibili al telefono h24. Sulla tomba si possono mettere nome, data, dedica e fotografia e le persone possono venire a far visita. Una signora ha cucito dei fiori di seta e vorrebbe piantare un roseto, altri portano giocattoli. In tutto questo percorso i nostri genitori ci sono stati di grande supporto e insieme abbiamo affrontato anche la parte burocratica. Io, Federica, gestisco l’amministrazione, mentre mio fratello Francesco si occupa della parte pratica. Abbiamo scelto il nome “La dolce quiete” perché il cimitero si trova su una collina dalla quale si può ammirare tutto l’hinterland cosentino. Al tramonto scende una brezza leggera che è sicuramente di conforto per i nostri ospiti. Durante il Covid non potevamo operare, ma ora siamo finalmente attivi. Ci siamo messi in contatto personalmente con i veterinari e con altri professionisti del settore per farci conoscere. Siamo anche un’azienda agricola e abbiamo in progetto di coinvolgere altri giovani come noi. Siamo fiduciosi per il futuro e lo affrontiamo con la stessa dolcezza con la quale diamo l’ultima carezza agli animali che accogliamo».

Camilla Albertini
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FARÒ LA NONNA “EXPAT” A LONDRA
Laura Vazzoler, 67 anni, di Torino

«Sono nonna da quasi 5 anni di Cecilia, la mia nipotina nata a Londra. Mio figlio ha trovato lavoro in Inghilterra nel 2008 e io e mio marito abbiamo iniziato a viaggiare tra Torino e Londra. L’ultima volta siamo stati a trovarli a febbraio e siamo riusciti a rientrare in Italia solo il 20 maggio. A quel punto la nostra vita ha iniziato a prendere una piega diversa: la mancanza di sicurezza nel viaggiare in libertà a causa del Covid ci ha fatto prendere una decisione importante. Partiremo di nuovo senza stabilire la data di ritorno. Andremo a Londra in macchina, non solo per la maggior libertà di spostamento, ma per portare con noi un po’ di Italia: mio figlio e mia nipote vanno pazzi per focaccia, sughi e tortellini. Lo Stato non considera che le famiglie dei giovani che si trasferiscono all’estero, se non hanno più interesse a rimanere qui, li seguono. In Inghilterra i musei e i trasporti sono gratis per i pensionati e la terza età è tenuta molto in considerazione. Ormai i nostri affetti sono là e stare tanti mesi senza vederci sarebbe una pena. Non avremmo mai pensato alla nostra età di essere catapultati in una realtà così diversa e dinamica: apprendere una lingua nuova per noi è più faticoso, così come imparare a guidare dall’altro lato, ma troviamo tutto molto stimolante. Sentiamo di avere la possibilità di rimetterci in gioco. Per me i maggiori ostacoli potrebbero essere l’inglese, che studio da anni senza però parlarlo, e la vita sociale, perché a Londra non conosco nessuno, ma mi sento molto fiduciosa. Nei 3 mesi di lockdown passati lì abbiamo passeggiato molto, scoprendo una città splendida, con tanti giardini e musei. Quando ho chiesto a Cecilia, che è bilingue, “Posso venire a scuola con te, così mi insegni l’inglese?”, lei si è messa a ridere, ma per me sarà importante fare i compiti insieme. Mia nipote è cittadina inglese, neozelandese e italiana. Pur essendo così piccola, è già proiettata in un mondo senza frontiere».

Testi e foto di Camilla Albertini e Paolo Carlini