In questi giorni approderà in aula il ddl riguardante l’annosa questione del testamento biologico. Lo stesso documento è stato sottoposto all’esame della Commissione Affari Sociali della Camera. Il tutto avviene a breve distanza da una notizia che ha colpito enormemente l’opinione pubblica. Si tratta del drammatico caso di un malato di SLA che ha chiesto di interrompere qualsiasi trattamento a favore di una sedazione profonda. Dunque, l’uomo ha chiesto che gli venisse riconosciuto il diritto di morire dormendo, ponendo quindi fine alle sue sofferenze da malato e cercando una soluzione che fosse la meno dolorosa possibile.
È sempre di questo periodo l’appello di Fabiano Antoniani, tetraplegico e cieco a causa di un incidente di auto, che chiede di poter smettere di soffrire e di poter morire, liberandosi del dolore. Per questo motivo, l’uomo si è rivolto ai media e ha chiesto l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni (che promuove la libertà di ricerca e la libertà di cura anche nelle scelte di fine vita). Più lontani nel tempo, ma sempre forti come segnali e ammonimenti, torniamo con la mente ai casi di Luana Englaro e Piergiorgio Welby.
Qualsiasi argomento tocchi la questione fine di vita, diventa spinoso a causa del retaggio culturale in cui è intrappolata parte dell’opinione pubblica. Inoltre, si assiste puntualmente a ostruzionismo e obiezioni di alcune parti politiche relativamente all’approvazione di una legge che regolamenti finalmente la libertà di cure e, dunque, anche di fine vita.
Cos’è il testamento biologico?
Il testamento biologico, in merito al quale oggi non esiste ancora una legge, è il documento che attesta la volontà del sottoscrivente di non essere sottoposto a cure e terapie mediche volte semplicemente a prolungare l’aspettativa di vita, qualora la vita sia subordinata all’uso di dispositivi e macchinari. Inoltre, è sempre attraverso il testamento biologico che si può autorizzare o meno l’eventuale espianto degli organi.
Ad oggi, il testamento biologico non ha validità specifica in quanto testamento biologico ma viene considerato “solo” in nome degli articoli 13 e 32 della nostra Costituzione, che sanciscono l’inviolabilità della volontà personale e il divieto di utilizzare trattamenti sanitari su un soggetto che abbia negato il suo assenso in merito.
Le novità
La più grande novità in merito al ddl in esame alla Camera, riguarda la libertà di cure. Ovvero, per la prima volta si delega al paziente la decisione riguardo alle cure in caso insorga una patologia grave. Queste disposizioni portano il nome di Dat – Dichiarazione anticipata di trattamento o Dichiarazioni di volontà anticipate sui trattamenti sanitari o ancora, semplicemente, testamento biologico.
Il fulcro della legge riguarda proprio la possibilità di lasciare l’ultima parola al paziente, a chi soffre. E di permettere di porre fine alle sofferenze, sospendendo le terapie, comprese idratazione e nutrizione. Non si tratta di eutanasia poiché non vengono utilizzati farmaci specifici per portare il paziente alla morte.
Le Dat sono revocabili e modificabili in ogni parte, in qualsiasi momento, da chi ha sottoscritto il documento davanti a un pubblico ufficiale o davanti a un medico. Inoltre, verrà data la possibilità al malato di indicare una persona di fiducia (nominata, appunto, fiduciario) che possa farne le veci in caso di necessità. La persona del fiduciario dovrà essere ovviamente maggiorenne e capace di intendere e di volere.
Una delle grandi novità del testo di legge riguarda la definizione di idratazione e nutrizione. Quest’ultime, per la prima volta, vengono considerate terapie e, quindi, plausibili di sospensione per volontà scritta ed esplicita del malato (nelle Dat). La sospensione di nutrizione e idratazione, però, potrà essere accompagnata dalle cosiddette cure palliative ovvero dall’uso di farmaci specifici per controllare e lenire il dolore, portando il paziente verso un fine vita degno e civile.
I passi in avanti
Sono moltissimi i sostenitori di questo disegno di legge, tra cui numerosi i luminari della scienza e della medicina (ricordiamo, tra gli altri, il prof. Umberto Veronesi), nonché le associazioni che da tempo si battono affinché venga riconosciuta una legge riguardo al testamento biologico. L’Italia, infatti, rappresenta un fanalino di coda in merito all’argomento fine vita. Nonostante si siano effettuati più tentativi per far approvare la legge, a oggi questa legge non ha ancora visto la luce.
E sono in molti a confondere ancora eutanasia con la richiesta di non accanimento terapeutico, oppure le Dat con il suicidio medico assistito. Tanto che la confusione è generalizzata e si sente l’urgenza sia di una legge, sia di un’informazione capillare e finalmente corretta e accessibile a tutti i cittadini.