«Ci sono momenti in cui vorresti rispondere male, gridare, mandare tutti al diavolo. Invece esci a correre e ciao a tutti». È una delle frasi più note nel mondo dei runner, coloro che si dedicano con regolarità alla corsa, non necessariamente con l’obiettivo di fare competizioni, ma semplicemente per piacere. La corsa, così come la camminata veloce, sono infatti considerate due antistress naturali da chiunque vi ci cimenti. «Lo sono sicuramente, a patto ovviamente che non sia una forzatura. In generale, però, i benefici mentali sono indiscussi e non solo per ragioni fisiologiche» spiega Davide Grazielli, ultrarunner e coach di Destination Unknown Coaching & Camps. Ecco come e perché correre e camminare ci fa stare bene.
Lo “sballo da corsa”
Gli effetti della corsa sul corpo, in termini di benessere, sono scientificamente provati. Uno studio della Oxford University ha confermato che correre contribuisce a creare una sensazione di piacere tale da arrivare ad essere “euforia”, paragonabile a quella che si prova quando si mangia un cibo preferito, come un dolce, o come quando si ama intensamente qualcuno. Merito nelle endorfine, gli “ormoni del buon umore”, ma non solo. Analizzando un campione di topi dopo una corsa intensa, gli studiosi inglesi hanno scoperto che questo tipo di attività aumentava la anandamide, una molecola che attiva i recettori dei cannabinoidi come la marijuana, causando una sensazione di “sballo”. A prescindere dalla ricerca, che ne segue altre analoghe condotte nel 2003 sull’uomo, chiunque abbia provato a correre avrà percepito la sensazione di appagamento che ne è seguita.
Endorfine, adrenalina e benessere
Se correre aiuta a produrre endorfine, anche la camminata è un’attività in grado di farci sentire bene, soprattutto mentalmente: «Gli studi hanno dimostrato da tempo che il sistema energetico che si mette in gioco con la corsa aiuta a sprigionare una reazione ormonale, a produrre endorfine da euforia. Secondo me, però, non ci si deve limitare a questo: anche la camminata veloce è strettamente legata alla voglia di star bene, di fare qualcosa di piacevole, di metterci in movimento e trascorrere del tempo all’aria aperta. Alla fine non ci sono grosse differenze tra i due tipi di esercizi fisici da un punto di vista del benessere che ne deriva» spiega il coach.
Un benessere che viene amplificato quando si corre o si cammina in mezzo alla natura da soli o quando lo si fa in un parco in gruppo. Esiste poi il grande effetto positivo sull’autostima, che si produce quando si riesce a raggiungere un obiettivo che ci si era prefissati.
Aumenta l’autostima
«Da allenatore confermo che è proprio così: l’autostima aumenta molto, producendo dunque una sensazione positiva, ogni volta che riusciamo a raggiungere un traguardo, che non è necessariamente quello legato a una competizione, anzi spesso è proprio indipendente dalla prestazione in sé» dice Grazielli. È la soddisfazione di chi riesce, ad esempio, ad allungare i tempi della sua camminata, magari partendo da pochi minuti per poi arrivare a un’ora.
Ma è anche la stessa sensazione che prova chi arriva a correre i suoi primi 20 km, così come quella dell’atleta che sognava di entrare in nazionale: «Se per un corridore “professionista” l’obiettivo è puramente cronometrico, per una persona comune l’appagamento che prova nel correre o camminare per i suoi primi 10 o 20 km è forse anche maggiore».
Nuovi stimoli e obiettivi anche nella vita
«Gli effetti positivi si avranno anche a prescindere dalla corsa o dalla camminata, perché si tradurranno in nuovi stimoli e determinazione nell’affrontare sfide anche in altri campi, come il lavoro o la vita in genere» spiega l’allenatore. Insomma, al di là dell’obiettivo, quello che conta sono il processo per arrivarci e il percorso che si deve compiere, che danno una grande spinta e fanno aumentare la fiducia in noi stessi.
Conoscere se stessi
La corsa e la camminata aiutano poi anche a conoscere meglio se stessi e i propri limiti. Se fare questo tipo di esercizio fisico in compagnia porta benefici in termini di socializzazione, quando lo si pratica da soli si vive un momento quasi di intimità con se stessi: ci si ascolta, senza distrazioni come invece accade nella routine quotidiana.
Si crea una sorta di parentesi rispetto ai ritmi, spesso frenetici, che siano normalmente obbligati a seguire: si presta maggiore attenzione al proprio battito cardiaco, si avverte magari la fatica nei muscoli e così si impara ad ascoltare il proprio corpo.
Non necessariamente, però, la corsa deve essere un momento introspettivo: per molti è anche soltanto un momento nel quale scaricare le tensioni. Ecco, allora, che in tanti preferiscono correre o camminare con la musica, che aiuta a “svuotare” la mente dai pensieri.