Partiamo dai capelli. Se è vero che le donne tendono a celebrare, o esorcizzare, strappi, svolte e nuovi inizi con un drastico cambio di look, Andrea Delogu, come scopriamo in questa intervista, è una di quelle che di capitoli importanti ne ha aperti e chiusi parecchi nella sua vita.

O forse è solo un’irriducibile inquieta. Nel senso buono della parola. Una che ama sperimentare, mettersi in gioco. Entrare e uscire dalla comfort zone per scoprire cosa c’è fuori, espandere i confini ed espandersi come persona. Insomma, evolversi. Impossibile stare dietro a tutto quello che fa. Ora, per dire, è su Rai Radio 2, ogni sabato e domenica alle 17, con La versione di Andrea, dove dialoga con personaggi dello spettacolo e della cultura; durante la settimana la troviamo tutti i pomeriggi alle 5 su Rai2, con La porta magica, factual show in cui accompagna persone comuni nel percorso di cambio vita con l’aiuto di un team di esperti; da metà ottobre, per il terzo anno consecutivo, calca i palcoscenici di tutta Italia con 40 e sto, adattamento teatrale della sua esperienza alla prima boa degli “anta”, in cui si fa beffa dei luoghi comuni di cui sono vittime le donne della sua età.

Mai una sola cosa alla volta. I suoi capelli al momento sono lunghi e rossi. Un colore che racconta bene il fuoco che ha dentro.

La nostra intervista sincera ad Andrea Delogu

Nella foto, Andrea Delogu indossa un cappotto misto lana double face di Calvin Klein, tailleur bermuda
di lana Mantù,, camicia misto cotone VLT’S by Valentina’s e slingback di Roger Vivier. Gli accessori sono gioielli in ottone Vestopazzo. (styling: Stéphane Gaudrie e foto: Marco Craig; assistente stylist: Chiara Sarelini, hair Florianna Cappucci e make up Erica Vellini @greenappleitaly.com).

Non ti fermi un attimo. Presenti, scrivi, balli. Ma cosa ti riesce meglio?

«Sicuramente, parlare. Ogni volta che riesco a trovare un contesto in cui posso esprimermi con la voce mi sento a mio agio. Che sia la radio, la tv o il teatro. Forse perché per me ha il sapore della conquista. Io sono dislessica e sono cresciuta in anni in cui non si conoscevano i disturbi specifici dell’apprendimento».

Come te la sei cavata?

«Il periodo scolastico è stato pesante. Facevo fatica a studiare. Per fortuna con le parole riuscivo a coprire certe lacune e intortare i professori. Poco alla volta sono diventate il mio super potere».

Anche la tua infanzia “atipica” l’hai trasformata in un punto di forza.

«Crescere a San Patrignano (dove i suoi genitori si sono conosciuti e dove lei è nata) è stata un’esperienza non comune, anche se per me era una cosa normalissima. Non sapevo neanche come fosse vivere fuori. Ci sono rimasta fino ai 10 anni e solo quando sono uscita ho realizzato quante cose ho imparato lì dentro».

Per esempio?

«La fiducia nel mondo. Vivere in comunità, mangiare tutti insieme, condividere, mi ha insegnato a non avere paura degli altri».

Non ha tolto niente alla tua infanzia?

«Forse le piccole cose che fanno i bambini a quell’eta. Tipo guardare i cartoni. Noi vedevamo solo film e programmi in VHS. Quando ho incontrato per la prima volta Renzo Arbore mi ha detto: “Tu mi hai studiato”. “No” gli ho risposto. “Io ti ho vissuto!”. Avrò visto Indietro tutta centinaia di volte…».

Intervista ad Andrea Delogu: «Il mio lavoro? È tutto, sono io»

Andrea Delogu indossa cappotto corto in doppio di misto lana e gonna in raso, tutto Pennyblack, cintura in pelle Paul Smith, slingback in pelle sintetica verniciata Conte’ Studio 1978. Gli accessori sono gioielli in ottone Vestopazzo. (styling: Stéphane Gaudrie e foto: Marco Craig; assistente stylist: Chiara Sarelini, hair Florianna Cappucci e make up Erica Vellini @greenappleitaly.com).

Hai iniziato a lavorare giovanissima.

«I primi provini li ho fatti a 18 anni. Il primissimo è stato per il ruolo di velina a Striscia la notizia. All’inizio non è andata benissimo, nessuno mi prendeva in considerazione. Ma non mi sono mai scoraggiata, desideravo con tutta me stessa vivere in quel mondo. Mi piacevano la telecamera, gli studi, le dirette».

Che posto ha il lavoro nella tua vita?

«Sembra brutto dirlo, ma il lavoro è la mia vita. Sono io. Sto provando con l’analisi a disgiungere le due cose, ma non è facile col mestiere che faccio. Quando vado a teatro oppure conduco un programma o scrivo un libro, sono io che mi espongo. Se va bene o se va male, non posso che prenderla sul personale».

La dislessia è una forza, non una debolezza

Qui Andrea indossa un tailleur in misto lana Soeur. Maglia a collo alto Yes Zee, slingback in pelle Michael Kors Collection. Gli accessori sono gioielli in ottone Vestopazzo. (styling: Stéphane Gaudrie e foto: Marco Craig; assistente stylist: Chiara Sarelini, hair Florianna Cappucci e make up Erica Vellini @greenappleitaly.com).

Hai scritto tre libri: un bell’esempio per chi soffre di dislessia.

«Col tempo s’impara a gestirla. È quando sei giovane che ci stai male, perché ti senti diverso, sbagliato, e spesso proprio nel momento in cui hai più bisogno di sentirti come tutti gli altri, parte di un gruppo. Sei intelligente ma non ti applichi, non stai mai a sentire, eh però gli altri ce la fanno e tu no… Non hai idea di quanto facciano male queste frasi. Finisci per sentirti uno stupido e perdere fiducia in te stesso. Purtroppo capita ancora oggi che il disturbo è riconosciuto e diagnosticato».

Tu come ne sei uscita?

«Cominciando a fregarmene degli altri. Finalmente rivendico il diritto a prendermi il mio tempo e non mi vergogno se non capisco una cosa, magari è colpa di chi me l’ha spiegata. Il mio cervello va più veloce del normale e quindi a volte si perde dei piccoli pezzi. Non c’è niente di male. Ogni tanto bisogna imparare a essere indulgenti con se stessi».

E avere il coraggio di mettersi in gioco. Come le persone che si rivolgono a La porta magica. Che cosa chiedono?

«Di cambiare piccole o grandi cose della loro vita. Alcuni vogliono migliorare il loro aspetto, altri la casa in cui vivono. C’è chi ci chiede di imparare a ballare, chi di vincere la paura dell’aereo. Con un team di esperti, psicologi, personal trainer, nutrizionisti, make up artist, architetti, li aiutiamo a realizzare i loro sogni».

E tu, cosa vorresti cambiare?

«Vorrei essere meno ansiosa per la salute di chi amo. A cominciare dal mio cane, Spilla. Quando lo porto dal veterinario, addirittura balbetto…».

Intervista ad Andrea Delogu, parlami d’amore

Andrea Delogu indossa gilet Manila Grace, cintura e scarpe Michael Kors Collection. Gli accessori sono gioielli in ottone Vestopazzo. (styling: Stéphane Gaudrie e foto: Marco Craig; assistente stylist: Chiara Sarelini, hair Florianna Cappucci e make up Erica Vellini @greenappleitaly.com).

A proposito di amore, che posto ha nella tua vita?

«Un posto importantissimo, perché mi permette di conoscere me stessa, di mettermi in discussione. Ma mentre l’amore per la famiglia non è sacrificabile, quello per un compagno lo è. Dico questo perché mi sono messa troppo spesso da parte per una relazione. Ed è un errore che non voglio fare più. Se uno ti ama deve prenderti così come sei, non deve chiederti di cambiare».

Sei stata sposata 4 anni con l’attore Francesco Montanari. Eravate una coppia molto amata e seguita sui social. Poi è finita. Cosa non ha funzionato?

«È stata una storia bellissima, ci siamo dati veramente tanto. Infatti non ci siamo lasciati litigando e ora mi fa piacere vederlo felice con un’altra persona. In quei 4 anni siamo cresciuti insieme e, crescendo, siamo cambiati, ognuno seguendo una propria visione della vita. Così è arrivato un momento in cui non ci assomigliavamo più. Ci rispettavamo, ci volevamo bene, ma non desideravamo più le stesse cose. Abbiamo avuto il coraggio di ammetterlo e di chiudere quando era ancora bello, senza trascinare la relazione inutilmente».

Com’è stato tornare a vivere da sola?

«Vorrei poter dire che è andato tutto liscio, ma non è così. Ho sofferto come un cane. Quello che racconto nel mio spettacolo 40 e sto è tutto vero! L’anno in cui sono tornata single è stato una tragedia, perché ho dovuto reimparare a conoscermi».

Riscoprirsi e ritrovarsi

In che senso?

«Dopo che passi tanto tempo con una persona, un po’ dimentichi chi sei, cosa ti piace».

E l’hai capito?

«Be’, sì. Per esempio, ho scoperto che non mi piace uscire la sera. Prima pensavo che fosse quasi obbligatorio. E invece no. A me piace stare in casa. Mettermi a letto alle 10 e guardare la tv. E che mi vuoi dire?».

Quindi sei guarita.

«Ci sono voluti 6 mesi di analisi per riprendermi dal lutto della separazione, ma ora, sì, sto bene».

Ed è arrivato un nuovo amore, Luigi. Come vi siete conosciuti?

«Su Instagram. Mi aveva visto in tv e ha iniziato a scrivermi. Di solito scorro velocemente i messaggi, ma il suo mi ha colpito. Diceva: “Se tra 10 anni nessuno di noi due ha trovato l’amore, ci sposiamo?”. Lo aveva mandato come commento a una mia foto col cane molto tenera, di solito mi scrivono sugli scatti da femme fatale… Anche questo mi è piaciuto».

Intervista ad Andrea Delogu, l’amore non ha età

Poi hai scoperto che aveva 16 anni meno di te.

«Sì, anche se non si direbbe! (Ride). Avevo capito che era giovane, ma non così tanto. La prima volta che ci siamo incontrati, ho scoperto che aveva 23 anni e mi è preso un colpo. Mi sono allontanata, ma lui mi ha riacciuffato».

Come?

«Facendomi capire che era assurdo non stare insieme solo per paura del giudizio degli altri. Mi ci voleva un ragazzo per capire questa grande verità!»

Perché il divario d’età, quando è la donna ad essere più grande, ancora non viene accettato?

«Per tanti fattori. Il primo, forse, è l’invidia. Non è comune trovare una persona piena di vita, solare, come compagno di vita. E poi, nel mio caso, credo ci sia stata anche un po’ di paura per ciò che non si conosce. Lo so che per molti è stata una doccia fredda la fine della storia con Francesco, ma non posso stare con qualcuno per accontentare gli altri. Ora che sto bene con un’altra persona, la cosa dà fastidio. Forse è proprio la felicità in sé che dà fastidio».

Cos’ha di diverso un partner giovane?

«Il coraggio. Sono tutti bravi a farsi avanti sui social, riempirti di complimenti, ma poi nella realtà nessuno si avvicina, come se avessero paura».

Paura di cosa?

«Se sei una donna che basta a se stessa, gli uomini la vivono come una minaccia, un togliere qualcosa alla loro mascolinità. Hanno bisogno di avere il controllo, di esercitare la loro superiorità, in modo da farti sentire in dovere di dare qualcosa in cambio. Rompere questi equilibri di potere li spiazza. Ma io sto con uno se mi piace, se lo amo, non perché mi sento in obbligo».

Vuoi un rapporto alla pari.

«Certo. Io sono una donna libera. Mi mantengo da sola da sempre, ho una mia carriera. E anche se dovesse finire, posso mettermi a fare qualsiasi cosa, anche la cameriera. Non ho paura di niente. E questo spaventa».

Stare bene, benissimo, dopo i quaranta

In 40 e sto racconti l’impatto con la prima boa degli “anta”. Com’è stato?

«Io l’avevo presa benissimo, sono gli altri che mi hanno fatto venire l’ansia. Poi, figurati, quando l’ho scritto ero pure single, peggio che mai. Sai quanti mi hanno detto: “Adesso chi ti prenderà più!”».

Hai un buon rapporto col tempo che passa?

«Se vedo una ruga in più o mi accorgo che devo fare un giorno in più di palestra, lo accetto, che vuoi che sia. Quello che mi pesa è la mancanza di resistenza. Sono di Rimini, ero capace di stare fuori anche 3 giorni senza dormire. Oggi è impensabile, mi stanco».

Hai cura del tuo corpo?

«Moltissima, è una cosa che ho imparato a fare. Prima mettevo sulla pelle la prima cosa che capitava, ora scelgo la crema giusta. Il cambiamento è una cosa meravigliosa, basta accompagnarlo e trattarsi bene».

Non hai figli. È una scelta?

«Ho avuto per un periodo voglia di maternità, ma il bambino non è arrivato. Il tempo intanto è passato e non mi sento di rincorrerlo. Non è necessario per me diventare madre per sentirmi completa. Ho 42 anni, non ho aspettative, vediamo cosa succede».

Intervista ad Andrea Delogu, senza filtri

Sei molto onesta quando parli di te, senza filtri. Che rapporto hai con i social?

«Diretto. Ci metto quello che mi va di condividere, anche rischiando. Una cosa ho capito: chi è cattivo sui social e si permette di ferire una persona coperto dall’anonimato è una brutta persona anche nel mondo reale. Non è vero che le due cose sono disgiunte».

Nel tuo account metti spesso delle parole, perché?

«Perché sono una parte fondamentale della mia storia. Agli inizi, quando ero agitata me le dimenticavo, la dislessia mi cancellava la memoria. A un certo punto me le segnavo sulle note del telefono, poi un giorno ne ho postata una e mi è piaciuto. Instagram è diventato l’album della mia vita».

Credi nell’amicizia e nelle reti femminili?

«Moltissimo. La mia squadra è quasi tutta femminile. Non scelgo di proposito le donne, ma alla fine è con loro che mi trovo meglio, perché mi capiscono e sono capaci di dirmi quando sbaglio. Non mi piace circondarmi di gente accondiscendente, ho bisogno di avere attorno a me persone fidate che non hanno paura di contrastarmi. Una cosa che cerco anche nell’amicizia. Ho una migliore amica con cui condivido tutto, siamo persino andate a vivere vicine pur di vederci più spesso».

Forse per questo, oltre che agli uomini, piaci molto anche alle donne.

«E lo preferisco. Perché guarda… No, questo non lo dico…»

Cosa? Ormai non puoi tirarti indietro.

(Sorride, esita, guarda la sua agente). «Ho avuto anche una fidanzata, per qualche tempo. Mi sentivo molto più capìta che in altre relazioni. Cioè, era una cosa diversa, un amore mentale. Un’intesa che difficilmente ho trovato con un uomo. Ma va bene così, siamo due mondi distanti. Sarebbe bello poter amare a 360 gradi, senza barriere. (Pausa). Questa la tagliamo, vero?».