Sul divano di velluto verde, affacciato sulle guglie del Duomo di Milano si avvicendavano politici, sindacalisti, scrittrici e persone di ogni condizione sociale: per tutti, Anna Kuliscioff, “la signora del socialismo italiano”, aveva parole di stimolo o conforto. Carismatica e incredibilmente affascinante, dirigente politica, medica e giornalista, Anna Kuliscioff – alla quale è dedicata una mostra a Milano – ha attraversato la Storia da protagonista, con passione e coraggio instancabili.
Anna Kuliscioff, una mostra a Milano per conoscere meglio il suo impegno per i diritti delle donne
A ripercorrere la sua intensa vita pensa la mostra milanese Io, Anna Kuliscioff, organizzata dalla Fondazione Anna Kuliscioff e dal Comitato Promotore per le Celebrazioni del Centenario della sua morte (fino al 30 marzo nella Sala Vetri di Palazzo Moriggia, sede del Museo del Risorgimento), una delle iniziative del fitto calendario di eventi per commemorare la sua scomparsa, avvenuta a Milano il 29 dicembre 1925. La mostra ricostruisce le tappe di un’esistenza contraddistinta dal rivendicare indipendenza e libertà per se stessa e per tutte le altre donne.
La giovinezza, tra gli studi in Svizzera e la Russia
A partire dalla giovinezza, quando Anja Rozenstejn, questo il suo vero nome, figlia di un ricco commerciante, arriva 17enne dalla Crimea in Svizzera per frequentare il Politecnico di Zurigo (in Russia gli studi accademici erano vietati alle donne). Costretta a tornare in patria a causa di un editto dello zar, si butta a capofitto nella lotta rivoluzionaria.
L’incontro con Andrea Costa
Sfugge all’arresto e ripara di nuovo in Svizzera, dove incontra l’anarchico italiano Andrea Costa di cui si innamora. Vanno a Parigi, lei inizia a farsi chiamare Anna Kuliscioff, quasi un nome di battaglia: in Russia, dove non farà più ritorno, indicava le famiglie provenienti dai ceti più umili. Tra i rivoluzionari socialisti conquista un ruolo di rilievo internazionale e, quando approda in Italia, viene imprigionata a più riprese. In carcere si ammala di tubercolosi, che le segnerà per sempre la salute ma non il fervore politico. Nel 1881 diventa madre. Costa vorrebbe una compagna completamente dedita alla famiglia, Kuliscioff rivendica l’autonomia che l’ha sempre contraddistinta:
«Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come sempre è permesso tutto, la donna deve essere la loro proprietà».
Afferma con una lucidità straordinaria rispondendo a un rimprovero di Andrea che mal tollerava i contatti di Anna con altri esponenti anarchici come Carlo Cafiero.
Anna Kuliscioff fu una delle prime mediche in Italia

Con la figlia Andreina ancora piccola, torna in Svizzera per studiare medicina e approfondire lo studio del marxismo, una scelta politica che risponde ai suoi ideali di giustizia sociale e lotta di classe. Nel 1887 si laurea a Napoli (unica donna della sua facoltà e tra le prime mediche in Italia) con una tesi sulle febbri puerperali, di cui lei indica l’origine batterica contribuendo ad aprire la strada alla scoperta che avrebbeì salvato migliaia di donne dalla morte.
La rivista Critica Sociale
Si specializza in ginecologia e nel frattempo conosce il socialista Filippo Turati. Vanno a vivere insieme a Milano e con lui fonda Critica Sociale, rivista che diventa punto di riferimento e osservatorio internazionale del socialismo. È lei a curarne ogni dettaglio nella redazione dove Kuliscioff riceve una schiera di persone, dai giovani socialisti come Giacomo Matteotti a stiliste come Rosa Genoni, sua amica e attivista politica.
La dottora dei poveri
Siccome è una donna viene respinta come medico all’Ospedale Maggiore. Così Anna apre il proprio studio ginecologico e visita soprattutto donne indigenti e bisognose d’aiuto. Con straordinaria lungimiranza rivendica di essere chiamata medica e diventerà poi nota come la “dottora dei poveri”, anticipando le battaglie per il linguaggio di genere.
La mostra su Anna Kuliscioff ripercorre il suo impegno per riformare il lavoro femminile e minorile
Lavora anche sull’ambulanza della Camera del Lavoro che soccorre lavoratrici e bambini, esperienza grazie alla quale progetta nuove regole per il lavoro femminile e minorile che daranno vita nel 1902 alla legge Carcano, la prima in Italia a tutelare donne e bambini lavoratori con l’introduzione del divieto di impiego per i minori di 12 anni e un primordiale congedo di maternità.
“Il monopolio dell’uomo”, un suo celebre discorso
Le discriminazioni subite in prima persona e gli studi sulla condizione femminile le fanno elaborare uno dei suoi discorsi più celebri, che tiene nell’aprile del 1890 al Circolo Filologico Milanese: “Il monopolio dell’uomo”. «La donna insomma è considerata come un’appendice dell’uomo, non come persona a sé, che abbia diritto al lavoro e a vivere lavorando», dice nella portentosa riflessione su pregiudizi e soprusi patiti dalle donne, sostenuta da dati e statistiche, capace di toccare temi tuttora di stretta attualità come la differenza salariale e l’uguaglianza sostanziale.
L’impegno socialista e per il voto alle donne alla mostra di Anna Kuliscioff

Kuliscioff fonda anche il giornale La Difesa delle Lavoratrici, primo organo ufficiale delle donne socialiste italiane, e getta le basi del Comitato Femminile socialista. Poliglotta, coltissima, esperta di politica estera, Anna Kuliscioff è una dei leader del partito socialista italiano di cui è stata cofondatrice e, a chi provava a identificarla come la signora Turati, rispondeva di non essere la signora di nessuno, di appartenere solo a se stessa.
Se ha tentato di vincere la battaglia per il voto alle donne, che verrà concesso solo oltre 20 anni dopo la sua morte, Anna continuerà per tutta la vita a essere la loro voce, a far comprendere l’importanza di rivendicare pari diritti e il valore del lavoro come strumento di indipendenza femminile. Lo fa ancora oggi con i suoi scritti, con la forza della sua straordinaria esistenza per esortarci a non arrenderci e reclamare il nostro posto nel mondo, come protagoniste della nostra storia.