Il 28 settembre il Phare Rouge di Saint-Tropez si ricopre di gigantografie di Brigitte Bardot, nel giorno in cui compie 90 anni. Ma non ci saranno altri festeggiamenti. «Il mio isolamento è una scelta» ha confidato a Le Monde. «Stare in silenzio. Avere pace. Senza una folla impazzita intorno. Senza essere messa in mostra. La solitudine è sempre stata il mio sogno, ora la sto abbracciando».
B.B. una diva che alle parole ha preferito la vita
A pensarci bene, B.B. è sempre stata una di poche parole. Più che rilasciare interviste, lei agiva. Le bastava muoversi a piedi nudi, capelli sciolti e jeans per le strade di Saint-Tropez per far parlare di sé. Erano gli altri a immaginare, raccontare, giudicare una donna che se ne infischiava di dover giustificare se stessa e ciò che faceva. Le piaceva ballare, recitare, amare e stare al sole della Costa Azzurra. E se aveva un debole per gli uomini, divertenti o insolenti, artisti o playboy, ricchi o poveri, se li prendeva con estrema libertà e naturalezza. Quando finiva, finiva. B.B. parlava raramente della sua vita perché era intenta a vivere. Mettersi in mostra non le interessava. Accadeva. Semplicemente.
Brigitte Bardot, 90 anni di joie de vivre
Nel libro Brigitte Bardot, Moi je joue (Flammarion) le lunghe didascalie che lei stessa ha scritto sono illuminanti. Ecco il suo bilancio di vita: «Ho cantato come le cicale per celebrare la vita, l’amore, la danza, la libertà, il sole, la spiaggia, la nostalgia, l’insolenza, lo champagne, la sangria. E ho fatto bene!». Una lista di piaceri in nome della joie de vivre! E per di più senza alcun senso di colpa… Ecco l’incontro con Serge Gainsbourg, l’insolente chansonnier che nel 1967 per lei scrive Je t’aime moi non plus: «La mia mano nella sua provocò uno choc da una parte e dall’altra. Un’unione interminabile e mai terminata, una scossa elettrica ininterrotta e incontrollabile, una voglia di confondersi, di fondersi, un’alchimia magica e rara, una mancanza di pudore pudicamente infinita. I suoi occhi raggiunsero i miei e non li lasciarono più. Eravamo soli al mondo». Intensa e profonda la ragazza, non proprio una cicala.
Andarsene per non cadere nella medriocrità
L’enigma Bardot è già racchiuso nel titolo di quel libro: Moi je joue, traducibile con «per quel che mi riguarda io gioco», ma anche «io suono» e «io recito», perché tanti sono i significati del verbo francese. Giocare, recitare, suonare, forse anche evitare di soffrire. A fare bene i conti, il fenomeno B.B. si consuma in 17 anni, dal film Piace a troppi (titolo originale Et Dieu… créa la femme) di Roger Vadim del 1956 a Una donna come me, sempre di Vadim, uscito nel 1973, anno in cui lei sparì dalle scene. «Un giorno mi convinsi che il cinema non mi avrebbe più dato niente e viceversa, come una coppia che si separa nel momento che non ha più niente da dirsi. Era quello il momento di fermarsi per non cadere nella mediocrità. Non è detto che, perché hai la gloria, tu debba inseguirla tutta la vita. Bisogna lasciare le cose prima che queste vi lascino. Quando volto pagina, per il cinema, per un amore, tutto è finito. La pagina si è chiusa e non torno mai indietro». Quando scrive queste parole, ha 39 anni.
Alle origini di B.B.
Nata borghese, da madre colta con attitudini artistiche, B.B. fin da ragazzina segue corsi di danza, disciplina che le affina il corpo e le dona quel passo leggero e perfetto. Poi, a 14 anni, sfila per caso per uno stilista amico di famiglia. Il direttore di Jardin Des Modes, presente in sala, la vede e ottiene il permesso di fotografarla per un servizio moda per adolescenti. Subito dopo Elle la vuole in copertina e, poiché la carriera di modella non sembra adatta a una ragazzina, la madre chiede di non utilizzare il suo vero nome. Sarà così che la direttrice della rivista inventerà quel B.B. che la renderà famosa. Non fa nulla di speciale, non cerca il successo. È il successo a caderle addosso. Sulla copertina di Elle la nota il regista Marc Allegret, che spedisce a cercarla il suo braccio destro: un giovane russo dal nome complicato, Roger Vladimir Plemiannikov, da lui abbreviato in Roger Vadim.
B.B. è libertà e passione
Il destino si compie. Vadim si innamora di lei e lei di lui. Le parla di cultura, sesso e libertà e B.B., che ha solo 15 anni, minaccia il suicidio (e lo tenta col gas) per ottenere il permesso di sposarlo. Non è più una borghese, ma una bohémienne. Con lui gira Piace a troppi, in cui balla un mambo così lascivo e scatenato da trasformarla nell’oggetto del desiderio planetario. Girerà quasi 50 film (la metà per pagare le tasse, scrive lei), amerà più di 100 uomini, tra cui Raf Vallone, Jean-Louis Trintignant, Gilbert Becaud… Si sposerà quattro volte e avrà un figlio che, fra gli anatemi di tutte le madri dell’epoca, non terrà con sé, perché «non si sentiva portata a fare la madre». Amerà più di ogni altra cosa la sua villa sul mare di Saint-Tropez,la Mandrague, e, ritiratasi dalle scene, si occuperà dei suoi amici animali.
Brigitte Bardot, la locomotiva della storia delle donne
Simone de Beauvoir le ha dedicato un saggio in cui scrive: «Visto di spalle, il suo corpo di ballerina, minuto, muscoloso è pressoché androgino, la femminilità balza esuberante dal suo busto incantevole, le sue labbra accennano un broncio puerile e nello stesso tempo invitano a baciare. Cammina a piedi nudi, se ne infischia di come è vestita, non porta gioielli, non ricorre ai busti, non si profuma, non fa uso di nessun artificio, pur tuttavia le sue movenze sono lascive… Pericolosissima, è la locomotiva della storia delle donne». Perché fu questo che fece B.B.: rese visibili le adolescenti fino ad allora nell’ombra o alla mercé di madri repressive. Diede forma al loro desiderio di vivere libere e di seguire la propria natura. Di vivere giocando e cantando. Di spendersi per il proprio piacere, senza alcun senso di colpa. E in quegli anni non era una cosa da poco.