«Ero così ingenua». È questa la frase che ricorre più volte nel libro The Woman in Me (Longanesi), l’autobiografia di Britney Spears uscita oggi in tutto il mondo. La storia la sappiamo: quella di una popstar dal successo mondiale, sfruttata dal padre che a un certo punto ha chiesto per lei l’interdizione – una conservatorship di 13 anni, iniziata il 1 febbraio 2008 e terminata il 12 novembre 2021. La sua è la storia di una ragazza nata in Mississipi, nel Sud degli Stati Uniti, con un sogno, quello di cantare, e che si è trovata a riempire i sogni degli altri a scapito della sua libertà. Ma per la prima volta la storia la racconta lei, con tutte le ombre e i dolori che hanno segnato la sua vita, racconta dei genitori e del rapporto di amore-odio, dei corsi stressanti per diventare una star e piacere agli altri, mentre a volte voleva solo essere una ragazzina come le sue coetanee, dell’ondata di disprezzo che le è piovuta addosso, degli uomini sbagliati, della solitudine.

Una ragazzina che sognava in grande

«Ero una ragazzina che sognava in grande. Volevo diventare una star come Madonna, Dolly Parton e Whitney Houston». Britney sa cantare e ballare. Ma anche a 9 anni pulire la casa e badare agli altri. I genitori litigano, il padre è spesso ubriaco, la ragazzina quando canta sembra un angelo e decidono di farle intraprendere la strada del successo. Una vita bella ma anche faticosa, si intuisce leggendo il memoir, e Britney più volte dice che vuole mollare e mettersi a giocare a basket: «A Kentwood, alla Parklane Academy, diventai playmaker di basket. Ero bassina a 11 anni, ma sapevo giocare. La gente pensa che fossi una cheerleader, ma non lo sono mai stata». Le prime recite, le scuole di canto e ballo, fino al provino per diventare una Mousekeeter nel Mickey Mouse Club (ci riuscì al secondo tentativo, dopo un anno passato a fare la riserva, insieme a Natalie Portman, in un musical off Broadway, Ruthless!). Qui incontra personaggi come Kery Russell, Ryan Gosling, Tony Lucca e Justin Timberlake.

Britney Spears- The Woman In Me

Una ragazza che vuole piacere a tutti

«Avevo sogni più semplici, che però sembravano persino più complicati e ambiziosi: Voglio che papà smetta di bere. Voglio che mamma smetta di urlare. Voglio che tutti siano felici». Britney vuole piacere a tutti, vuole piacere ai suoi genitori che, da come li descrive, sembrano a volte più infantili di lei: «Per divertimento, in terza media, io e mia madre cominciammo ad andare a Biloxi, in Mississipi a bere un daiquiri». Precoce in tutto: con l’alcol, le sigarette, i ragazzi, la guida (racconta che sua madre la faceva guidare a 13 anni). Una che brucia le tappe. A 16 anni è già una star. Incide Baby One More Time che ha venduto 10 milioni di copie e gira in tour con gli NSYNC di cui fa parte anche il vecchio amico Justin Timberlake. È una ragazza-donna, indossa abiti sexy. Una specie di Lolita. Le dicono che va bene così.

La descrizione dell’aborto

Il resto è disperazione: innamorata pazza di Justin con cui va a vivere, a 19 anni rimane incinta e spera di fare su famiglia con lui. «Ma Justin non fu assolutamente felice della gravidanza. Disse che non eravamo pronti per avere un bambino, che eravamo troppo giovani». La descrizione dell‘aborto è dolorosa: le pillole, i crampi lancinanti, il pianto ininterrotto. «Non mi portarono in ospedale. Justin venne in bagno e mi si sedette accanto sul pavimento. Pensando che forse un po’ di musica mi avrebbe aiutato, andò a prendere la chitarra, tornò vicino a me e si mise a strimpellare». Poco tempo dopo la relazione finì, lui la lasciò con un sms. L’inizio dell’incubo: «Ero messa così male che me ne stavo a letto a fissare il soffitto per giorni».

Una ragazza sola e disperata

La fragilità di Britney comincia a venire fuori dopo quel tragico episodio. La madre è depressa, il padre irreperibile, la sorella «una stronza patentata». Ci sono le amiche che la aiutano a tirarsi un po’ su: Donatella Versace, Madonna, Paris Hilton. Mentre Justin interpreta il ruolo della vittima tradita, lei viene additata dai media come cattiva. «A nessuno sembrava importare come mi sentissi». Ancora una volta sfruttata. Nel 2004 finisce tra le braccia del ballerino e rapper Kevin Federline, fa due figli, uno dietro l’altro, i media la inseguono, finisce sulle copertine dei tabloid scandalistici, la additano come grassa, come madre inaffidabile. L’umore ballerino, le crisi tante. Soffre di sindrome post natale. Kevin le impedisce di vedere i figli. Arriva anche con lui la separazione e poi il divorzio.

Criticata dai media, usata dagli uomini

«Ripensandoci, non posso che concludere che Justin e Kevin furono molto scaltri. Sapevano entrambi quello che stavano facendo, e io ci cascai in pieno». Ero davvero ingenua dice ancora. Inizia il tracollo. Per reazione esce a folleggiare con Paris Hilton, beve, si impasticca. Ancora una volta viene presa di mira dai media. «Allora non lo capii, ma ora mi è chiaro che avevo perso ogni possibilità di vivere una vita normale: mostrarmi in pubblico senza finire sui giornali, fare gli errori di una qualsiasi giovane madre di due bambini, fidarmi delle persone che mi stavano attorno. Non avevo libertà, ma nemmeno sicurezza». I genitori le stanno addosso pronti a giudicarla. Kevin chiede l’affidamento dei figli. Con delle premesse così è facile andare fuori di testa.

Il punto di rottura e la depressione di Britney Spears

Il punto di rottura arriva quando entra da un parrucchiere e si rasa i capelli a zero. «Rasarmi era un modo per dire al mondo: Andate tutti quanti affanculo. Volete che sia bella per voi? Col cazzo. Volete che mi comporti bene per voi? Col cazzo. Volete che sia la ragazza dei vostri sogni? Col cazzo». Arriva la perizia psichiatrica e la conservatorship, il padre diventa il suo tutore, della persona e del patrimonio: «Adesso Britney Spears sono io» dice. E mentre la vita della figlia va a rotoli, la madre di Britney esce con un memoir in cui la popstar è descritta come pessima. «La conservatorship in teoria implicava che ero incapace di fare qualsiasi cosa: nutrirmi, spendere i miei soldi, essere una madre, tutto quanto. Ma allora perché poche settimane dopo mi fecero girare un episodio di How I met Your Mother e mi fecero cominciare un estenuante tour mondiale?… I miei genitori mi impedirono di essere adulta. Era una situazione perfetta per loro».

L’interdizione

Iniziano i controlli: le rare volte in cui Britney esce, una squadra di uomini della sicurezza perquisisce la casa degli amici prima del suo arrivo in cerca di droghe o alcolici, il padre fa firmare un accordo di non divulgazione con tutti quelli con cui esce, a qualcuno fa addirittura un prelievo del sangue. Lei si illude che se fa la brava le daranno la libertà. Fa pena leggere quelle righe, fa pena la cattiveria che la circonda, la sua ingenuità. In fondo Britney è rimasta ancora bambina, una bambina diventata un simbolo sexy da adolescente e poi una donna disperata, poco amata nel privato, adorata dal pubblico, dai fan che le danno la forza per andare avanti e che portano avanti la lotta #freeBritney per liberarla dalla prigione del padre. Gli uomini tanti, pessimi. Gli innamoramenti sempre da adolescente. Fino all’ultimo marito Hesam Asghari, di cui rimane incinta ma perde il bimbo a tre mesi di gestazione. Poi il divorzio, ma il libro è stato scritto prima e questa ennesima delusione non c’è.

Britney oggi dice «Sono una donna»

Dopo 13 anni riprende il controllo della sua vita. E ora a 41 scrive la sua storia, dal suo punto di vista. Non voglio offendere nessuno, dice oggi con un post ma il libro finisce con una speranza: «Cerco di non pensare troppo alla mia famiglia in questi giorni, ma non riesco a non chiedermi che cosa penseranno di questo libro. Dato che sono stata costretta a tacere per tredici anni, mi chiedo se, quando vedranno che parlo liberamente, penseranno anche solo di sfuggita: Forse ha ragione». I commenti, c’è da giurarci arriveranno, i punti di vista differenti, la richiesta di scuse. Britney dice che non è più bambina, ora è una donna, ma la storia forse non è finita.