Incontrare Carla Sozzani per anni e trovarla sempre uguale a se stessa, vestita tutta black o con una camicia bianca e una gonna balloon nera, e chiedersi come fa una donna che lavora nella moda a non avere voglia di qualcosa di diverso. È che dopo un po’ trovi la tua divisa. Gli abiti belli puoi collezionarli o sceglierli perché li indossino altre donne. Ma non è sempre stato così. Lo racconta in prima persona Carla Sozzani in un libro bellissimo che come sottotitolo ha Arte Vita Moda, senza virgole, come se le tre parole fossero una.
Curioso che la prima sia l’arte e la moda, per cui tutti la conoscono, sia l’ultima. In mezzo c’è la vita. E in questo enorme volume ((scritto con Louise Baring, L’ippocampo) di vita ce n’è tanta. Quella di un mito del mondo fashion. Ma non solo. Le suggerirei un’edizione speciale tascabile solo con le parole del racconto, perché la vita di Carla Sozzani si legge come un romanzo d’avventura e meriterebbe di starsene sdraiati sul divano, magari di design. Ma è forte quest’alternanza fra parole e immagini che ti dà la libertà di decidere: puoi anche solo sfogliarlo e guardare le figure. Entri comunque nel suo mondo, che è fatto di immagini e di immagine.
Carla Sozzani e sua sorella Franca, due miti della moda
Carla Sozzani nasce a Mantova il 29 giugno del 1947. Il padre Gilberto, ingegnere, molto severo; la madre Adelina (detta Mina), impiegata, nipote di un facoltoso proprietario di mulino, amante di arte, letteratura, poesia e moda (nel libro si sottolinea spesso questa cosa: nelle foto non ha mai lo stesso vestito). Non usciva mai di casa senza cappello e non portava mai la borsa, abitudine trasmessa alle figlie. Perché Carla ha una sorella, Franca, che sarebbe diventata un altro mito.
Alla fine degli anni ’50 la famiglia Sozzani si trasferisce a Milano e le ragazze vanno a scuola dalle Marcelline: divisa blu scuro con grembiule, calzini bianchi e scarpe stringate. Forse da qui nasce il loro desiderio di moda. In famiglia si viaggia molto, si parla francese, ci si trasferisce spesso. Le ragazze hanno un destino segnato: matrimonio borghese, figli.
Milano, Londra e il resto del mondo
Ma la cosa sfugge di mano ai genitori, che dovranno prendere atto che le loro figlie hanno altre idee. È divertente il racconto della loro adolescenza, delle fughe, degli amori. E delle svolte: Carla frequenta la Bocconi e va spesso a Londra, quella swinging. Impossibile tornare a Milano senza una minigonna o un abito di Ossie Clark. Siamo ormai nel 1967: quando Carla si presenta in università con un tailleur pantalone spigato con la giacca lunga e stretta comprato da Wallis in Oxford Street ottiene… la sospensione di qualche giorno. Perché allora le ragazze potevano portare solo la gonna. Si può dire che questo sia stato il battesimo della moda e della ribellione. Passata attraverso Yves Saint Laurent, Fiorucci, Paco Rabanne, Chloé, Kenzo. Formidabili gli inizi di Carla da Chérie Moda (lavorando si è anche laureata in Lingue e Letteratura inglese), rivista dove faceva di tutto, dalla stylist alla copy, dalla caporedattrice alla cronista alle sfilate. Ma soprattutto bello, anche se spesso conflittuale, il rapporto fra Carla e Franca: sempre insieme, ma anche separate a lungo in un certo momento, alleate ma anche nemiche.
Carla Sozzani e l’invenzione del concept store
È spiazzante la sincerità con cui Carla parla del suo ruolo di sorella maggiore e poi di amica. Senza nascondere nulla, anche certe rivalità amorose. Si può dire che le due abbiano vissuto vite parallele ma vicinissime. Con legami indissolubili: il sangue e la moda. Franca ha firmato per quasi 20 anni il Vogue Italia più rivoluzionario e formidabile mai pubblicato. E Carla ha inventato il concept store, il negozio delle meraviglie dove si trova un po’ di tutto: abiti, gioielli, scarpe, profumi, oggetti di design, borse, mobili, cappelli, occhiali, ristorante, bar, albergo, libreria, galleria d’arte… Il meglio dal mondo, facendo una ricerca che nessuno mai, a un indirizzo sul quale i milanesi non avrebbero scommesso una lira: quel corso Como 10, casa di ringhiera con autofficina, che sarebbe diventato col tempo il place to be, meta di pellegrinaggi modaioli e non solo. Grazie a Carla Sozzani chi lavorava nella moda lì ha scoperto tesori senza troppi sforzi: tutta la fatica l’aveva già fatta lei. Oggi Carla Sozzani ha lasciato il suo 10 Corso Como per occuparsi, con la figlia Sara Sozzani Maino, della fondazione che porta il suo nome, con sede a Milano e Parigi, dove promuove moda, arte, design, letteratura facendo conoscere al mondo nuovi nomi e non solo. Vale la pena di frequentarla.
Grandi imprese, grandi amici
In cambio del suo infaticabile lavoro, Carla Sozzani ha avuto moltissimo, anche grandi amicizie. Una per tutte, Azzedine Alaïa. Nel libro un intero capitolo è dedicato al piccolo grande couturier tunisino, alle sue forme meravigliose, alle cene memorabili in rue de la Verrerie, nel Marais di Parigi, un tempo sede di una mensa sociale e ora casa atelier. E poi i fotografi, i più grandi, che Carla colleziona e mette in mostra. E le intuizioni. Molte. Impossibile non commuoversi sfogliando questo Carla Sozzani. Arte Vita Moda perché racconta di come la moda ci ha cambiati. Di come il lavoro può appassionare e alleggerire la fatica. E di come una donna, considerata una snob, sappia mettere la propria vita, magnifica e piena di bianco e nero e colori, a disposizione di chi la vuole.