La lotta al patriarcato raccontata attraverso le bambole. Così la sceneggiatrice e regista già candidata all’Oscar Greta Gerwig (quella di Lady Bird e Piccole donne) è riuscita a fare un film che fa riflettere passando attraverso il mito della Barbie, la bambola della Mattel che ha cambiato l’immaginario delle bambine e non solo. Ed è riuscita a collocarla all’interno della nostra società, anche figurativamente.

Barbie rappresenta tutto quello che possiamo essere

L’inizio è già “iconico”: come in 2001: Odissea nello spazio, ci sono delle bambine che giocano coi bambolotti a fare le mamme. La regista ci fa intendere che nella “preistoria” quello della mamma per una donna era il ruolo primario e i bambolotti un allenamento a ciò che diventeranno da grandi. Ma ecco che è arrivata Barbie, come il monolite dallo spazio, con il corpo statuario di Margot Robbie (anche produttrice del film) e le cose cambiano: lei rappresenta tutto quello che possiamo essere. Pin up perfetta ma anche presidente, avvocata, esploratrice, astronauta, dottoressa, scienziata… Per le bambine e la società l’invenzione della Barbie è stata una vera rivoluzione – è nata, nel senso che è stata commercializzata per la prima volta, il 9 marzo del 1959 da una idea di Ruth Handler, moglie del cofondatore della casa di giocattoli Mattell guardando la figlia Barbara che giocava con le bambole di carta. Finalmente una bambola adulta che faceva cose da adulti. Presto le fu data un’identità: un nome completo, Barbara Millicent Roberts, una famiglia, un fidanzato (Ken), una serie di amici, una casa, un’auto, una motoslitta, un camper… Poi anche differenti dallo stereotipo caucasico in modo che ogni bambina possa identificarsi e ritrovarsi.

Barbie

Barbie vive in un mondo perfetto

Il mondo perfetto di Barbie è quello dove si sveglia ogni mattina. Un mondo tutto rosa, plastificato, dove ogni giorno è senza intoppi, tutti sorridono felici e si salutano in armonia, e dove, diciamolo, i Ken sono degli accessori. Esiste Barbie e poi Ken (Ryan Gosling platinato e un po’ piagnone), Barbie che fa cose da sola – la serata con le amiche, tutte le serate – e Ken che rimane, appunto, un accessorio coi suoi sogni irrealizzati e gli amici (si chiamano tutti Ken) con cui entra, da “vero” maschio, un po’ in competizione. Ken è inoltre geloso, vuole essere notato e amato da Barbie che, invece, vive bene da sola.

Barbie

Il mondo di Barbie si scontra con la realtà

Ma cosa succederebbe se questo mondo perfetto, dominato dalle donne e dalla sorellanza tra Barbie, si scontrasse con la realtà? Perché, sembra pensare anche Greta Gerwig, questa perfezione esiste solo nei sogni che – quando sono portati all’eccesso come qui – possono risultare tremendamente falsi. Ecco quindi che la realtà fa capolino in questo mondo tutto rosa con i primi pensieri negativi e le lacrime di Barbie, che si ritrova coi piedi piatti (orrore!) e un po’ depressa. Non tanto lontana da quello che vive una bambina nel mondo di oggi – spesso non un paradiso. La realtà entra nel sogno e così il sogno va a confrontarsi con la realtà. Barbie entra nel mondo reale, capisce cosa vuol dire per una donna sentirsi un oggetto dove regna il patriarcato, gli operai del cantiere non sono bionde in tutina rosa ma omaccioni sudati che lanciano battute sessiste, il board è fatto tutto di uomini e una bionda come lei si sente a disagio. Qui – osserva anche Ken – è tutto il contrario. Se lei si sente un accessorio, lui scopre il patriarcato che cercherà poi di portare a Barbieland. (E questa è la parte più divertente di Gosling).

Barbie - Ryan Gosling

Un gioco di specchi

In questo gioco di specchi si riflettono anche le bambine di oggi e le bambine di ieri (una adolescente, Ariana Greenblatt che non gioca più con le bambole da quando aveva 7 anni, e una mamma, America Ferrera che ama ancora le Barbie e dà loro lezioni di femminismo contemporaneo) che cercano di spiegare che ogni bambola può essere qualcosa di diverso dall’icona bionda e perfetta (ma questo lo sapevamo già e anche la Mattell l’ha messo in essere). Il cerchio si chiude col ritorno al mondo reale, dove le donne sono tante cose in più di una bambola bionda e perfetta, dove il sesso ha la sua parte ed è importante, e dove gli uomini possibilmente devono dimostrarsi alleati, non accessori né prevaricatori.

Barbie - Ryan Gosling

Barbie icona ma anche riflesso della società

Al di là di tanto rosa plastificato (a volte un po’ troppo), di discorsi a tratti didascalici, in tante ritroveranno il mito con cui sono cresciute (una signora di fianco a me all’anteprima continuava a elencare le Barbie che ha avuto da bambina), rivivranno il sogno e proveranno le stesse emozioni di quando ci giocavano. E qui vince il lato commerciale. Ironia e divertimento ci sono, anche se forse avrebbe potuto osare di più, e chissà se alcune fan di Barbie faranno il salto: al di là della superficie colorata il pensiero è molto più complicato.