Se l’arrivo in sala di Biancaneve e i sette nani nel dicembre del 1937 rappresentò un miracolo artistico e un fenomeno da botteghino (8 milioni di dollari d’incasso, circa 140 milioni di oggi), il remake in live action di quel classico a distanza di 88 anni rischia di essere una mela avvelenata per Disney.

L’esordio in sala non soddisfa le aspettative

Nel primo weekend di programmazione la pellicola ha incassato oltre 80 milioni di dollari, metà dei quali provenienti da soli tre Paesi: Canada, Usa e Messico. Se non si può parlare apertamente di flop (Disney ed esercenti si aspettavano di arrivare almeno a quota 100), non si tratta comunque di un inizio incoraggiante per questa produzione da 270 milioni di dollari, arrivata in sala dopo un lungo e accidentato percorso di lavorazione durato quattro anni.

Criticata per l’eccessiva «correttezza politica»

Prima il Covid, poi lo sciopero degli attori e un incendio sul set hanno ritardato il progetto, che è stato condizionato anche da innumerevoli polemiche sulle modifiche «woke» alla storia originale e sulla rappresentazione dei sette nani. E come se non bastasse si sono aggiunte le contestazioni e le chiamate al boicottaggio incrociate per le posizioni sulla guerra tra Israele e Hamas delle co-protagoniste Rachel Zegler (Biancaneve, attivista per la pace in Palestina) e Gal Gadot (la Regina Cattiva, israeliana e sostenitrice dell’offensiva di Tel Aviv).

Una scena del film Biancaneve

La Biancaneve del remake non piace agli anti-woke

Le prime critiche sono arrivate con la scelta di fare interpretare la giovane che i fratelli Grimm descrivono «bianca come la neve» a Rachel Zegler, attrice statunitense di origine colombiana e il cui aspetto, secondo i critici anti-woke, non corrisponde a quella della versione originale. A indispettirli ancora di più sono state le affermazioni della star di West Side Story che ha bollato il film del 1937 come «datato», sostenendo che andasse aggiornato in modo che la giovane Biancaneve non dovesse «essere salvata dal principe e sognare il vero amore».

I nani diventano creature magiche

C’è poi il tema dei sette nani. Nel 2022 la star del Trono di Spade Peter Dinklage, affetto da nanismo, dichiarò di Disney: «Da un lato siete progressisti, molto orgogliosi di aver scelto un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve. Dall’altro continuate a raccontare quella storia retrograda di sette nani che vivono insieme in una capanna?». La «casa di Topolino» rispose allora che, per «non rafforzare gli stereotipi del cartone originale», avrebbe generato al computer i sette piccoli amici della fanciulla.

Contrario alla decisione l’attore Choon Tan, anch’egli affetto da nanismo, che al Daily Mail ha sostenuto che la decisione di utilizzare la computer grafica è stata «assurda e discriminatoria. Non c’è davvero nulla di sbagliato nel dare a una persona affetta da nanismo la possibilità di interpretare un nano, se raffigurato in modo equo e con rispetto».

Gal Gadot, la regina cattiva in Biancaneve

Medio Oriente, le posizioni di Zegler e Gadot

Da ultimo si sono rincorse voci di una rottura tra Zegler e Gadot, che non hanno mai fatto mistero delle rispettive opinioni sul conflitto in Medio Oriente. La prima si è schierata pubblicamente su posizioni filo palestinesi, mentre l’israeliana Gadot, che in passato ha prestato servito nell’esercito del suo Paese, è sempre stata dalla parte di Israele, sottolineato gli orrori di Hamas.