«Dura io?». Il volto da bambola di Carlotta Antonelli fa da affascinante contraltare con i ruoli che spesso le affidano, di ribelle in un mondo di criminali. Come quello di Angelica Sale in Suburra-la serie, di Agata Corona in Solo, o quello di Sandra, in Everybody Loves Diamonds, con Kim Rossi Stuart, Anna Foglietta e Gian Marco Tognazzi in arrivo su Prime Video il 13 ottobre.

La serie Everybody Loves Diamonds

La serie è ispirata al vero colpo del secolo, il più grande furto di diamanti avvenuto ad Anversa nel 2003, per mano di una banda capeggiata da Leonardo Notarbartolo. E Sandra/Carlotta è un’abilissima ladra, molto sicura di sé. Ancora una volta una outsider. Sarà per l’espressione un po’ malinconica nei suoi occhi che racconta di misteri non svelati e attira come una calamita. «Evidentemente ci sarà un’energia, un’immagine che per chi mi sceglie rappresenta perfettamente quel tipo di carattere lì» mi spiega al telefono quando le domando «Un ruolo romantico no?», «Me lo chiedo spesso anche io» ride. E chiaramente si vede che comunque in questi ruoli si diverte moltissimo. Conferma. «In questi anni di crescita, lavorando in un ambiente come questo mi sono fatta un po’ le ossa, ho tirato fuori il carattere: mi sento di combattere per quello che voglio, per i miei diritti, per le mie cose. Questo mondo è una giungla: a volte devi ruggire e sfoderare le unghie».

Everybody Loves Diamonds
Gian Marco Tognazzi e Carlotta Antonelli in Everybody Loves Diamonds

L’intervista a Carlotta Antonelli

In che senso è una giungla?

«È un ambiente complesso: una grandissima vetrina dove siamo tutti esposti. Quando esci di casa devi sapere che tutti ti guarderanno, giudicheranno, potranno dire quello che pensano. Per quanto tu sia sicura, questa continua esposizione pubblica ti fa essere un po’ dura».

E sul lavoro?

«Siamo tanti attori e tante attrici che si contendono un ruolo. Anche perché la nostra industria in questo momento non sta lavorando tanto con i giovani e di ruoli per le 30enni ce ne sono pochi».

Ma a lei è andata bene finora.

«Benissimo. Ma che non ci siano abbastanza ruoli per noi è un dato di fatto. Confermato da tantissime colleghe. Ce ne sono davvero pochi per la nostra età, un’età importantissima che potrebbe raccontare vite incredibili».

«Ci sono pochi ruoli oggi per le 30enni»

Perché secondo lei?

«Perché molte delle nostre storie si basano su madri, mogli e figlie. E la mia è una generazione che può raccontare un’altra fase ancora della vita e altre storie. Individualismo, solitudine, storie dove una protagonista non deve appoggiarsi a un altro ruolo per compiere il suo viaggio o per avere uno scopo. Sono praticamente inesistenti i ruoli in cui si racconta di una donna che non è né moglie né madre, né figlia. È difficile».

Anche fuori dall’ambiente cinematografico?

«Lì si apre un altro capitolo. Mi sembra un inferno quello che succede alle donne».

Ha paura di girare da sola per strada?

«Di giorno sono abbastanza tranquilla, però alla sera mi viene un po’ di ansia. Allora mi incazzo. Mi sale una rabbia e dico: “Perché non farlo al contrario?”. Parlo di catcalling e molestie e vediamo cosa succede».

Carlotta Antonelli
Camicia con bra coordinato, gonna longuette, cintura e choker Dior, mono orecchino Gucci e catenina con ciondolo Morellato.

La voglia di scherzare di Carlotta Antonelli

Sul profilo Instagram ha scritto “articoli per bambini”, cosa significa? (Ride)

«È un gioco: è un profilo molto colorato, dove si trova un po’ di tutto e scherzo quando metto anche le mie foto. Non sono mai serissima».

E c’è anche scritto come nome Totò, perché?

«Perché così mi chiamava sempre mia sorella più piccola, che ora ha 14 anni. È un nomignolo che mi piace ed è rimasto».

Com’era invece lei da adolescente?

«Diciamo che davo un po’ di pensieri ai miei genitori. Ero molto confusa, sfuggente. Ero un’adolescente un po’ problematica e inquieta che non sentiva di avere un posto nel mondo. Forse se oggi ho questa armatura che mi permette di stare in piedi e di essere salda è perché sono stata così».

Oggi l’ha trovato il suo posto nel mondo?

«Sì, sicuramente. Grazie anche ai miei nonni materni Paolo e Pina, che considero i miei secondi genitori: parte importante della mia crescita e della bellezza e semplicità che mi tengono in piedi lo devo a loro, parte integrante della mia vita anche oggi. Vivono in Sicilia, a Torre Faro dove ho passato tanto tempo e dove tutt’ora quando riesco vado. Quel posto mi ha donato la libertà».

Come ha iniziato la carriera di attrice

Come ha iniziato la sua carriera di attrice?

«In realtà non volevo proprio farla. Ho lasciato gli studi prima di finire il liceo e avevo deciso di lavorare. Ho iniziato con una agenzia di pubblicità finché non mi ha contattato un’agente di cinema che conoscevo già. Ha insistito perché provassi perché diceva che questa era la mia strada. Aveva ragione. Ho iniziato per avere una possibilità di indipendenza, ma poi l’indipendenza che ho trovato è stata molto più grande di quella solo economica».

Cosa le piace di questo mondo del cinema?

«Mi fa impazzire la vita scombussolata, che non è mai uguale. Di partire, di tornare, di stare fuori per giorni, di non avere mai orari. A me questa cosa piace da morire. E poi è un lavoro che mi permette di essere molto aperta, di lavorare a 360 gradi sulla mia persona. Io che sono già di mio molto sensibile, mi rendo conto che nei momenti in cui lavoro mi emoziono per ogni cosa, mi commuovo».

Bangla, Suburra, Everybody Loves Diamonds… Cosa le danno o le hanno dato le storie che ha interpretato?

«Ogni volta mi sembra di fare un passo nel passato. Anche se riflettono la mia età di adesso, i personaggi che interpreto hanno tantissimi modi di pensare, idee o impulsi che avevo quando ero più piccola. Quando mi buttavo senza pensare che una cosa potesse essere pericolosa».

Una “vita spericolata”?

«Sicuramente ho tanti segreti che prima o poi rivelerò perché penso che sia giusto. Mi piacerebbe metterli in un libro: sono cose in cui sono passata in mezzo e oggi le riesco a raccontare agli amici con pathos ma senza paura».