Il 10 ottobre su Prime Video arriva Citadel: Diana, una serie spy-action italiana che si inserisce nel mondo Citadel. Racconta la storia di Diana Cavalieri, una spia dell’agenzia indipendente Citadel che agisce sotto copertura nell’organizzazione nemica, Manticore. Per essere la migliore e non destare sospetti, Diana ha dovuto imparare a spegnere le emozioni, mantenere sempre il controllo, e soprattutto tenere a debita distanza ogni persona cara. Ma presto scopre che non c’è libertà senza amore, e non c’è forza senza vulnerabilità: così si ritrova alla guida di una rivoluzione interna all’organizzazione, e a se stessa.
In occasione della prima della serie a Roma, ci siamo fatte raccontare Citadel: Diana e i suoi segreti dai protagonisti. E abbiamo scoperto una squadra imbattibile che ha creduto in questo progetto dal primo giorno, e lo ha realizzato con la giusta combinazione di azione e passione.
Citadel: Diana, la trama della serie
Siamo a Milano, nel 2030: il Duomo, sullo sfondo, è in rovine. Ai vertici di quel che resta dell’Europa c’è Manticore: un’organizzazione che, sostenendo di rendere il mondo più sicuro, lo ha reso una prigione. In ogni luogo i cittadini devono sottostare a continui controlli, ogni piazza è pattugliata e si discute della legalizzazione delle armi per permettere ai cittadini di proteggersi da soli (ma da cosa?).
È un futuro lontano, ma non lontanissimo. Un futuro che potrebbe ancora essere il nostro. Questa piega angosciante è iniziata solo otto anni prima, dopo che Manticore ha distrutto Citadel, agenzia indipendente (anarchica) di spionaggio che da allora ha cercato di riformarsi nell’ombra.
L’eroina, Diana Cavalieri
È in quest’Italia che vive Diana (Matilda De Angelis), orfana di entrambi i genitori in seguito ad una misteriosa missione dell’organizzazione terminata in tragedia. Giovanissima, determinata e accecata dall’ira, non si è mai fidata delle spiegazioni date ai giornali e ha continuato a indagare, insieme alla sorella Sara (Giordana Faggiano). Quando Sara è andata avanti e lei si è ritrovata sola a lottare contro i mulini a vento, a trovarla – e reclutarla – è arrivato Gabriele (Filippo Nigro), agente di Citadel.
Gabriele le ha offerto di conoscere la verità e di diventare «una dei buoni», addestrandosi con l’agenzia per inserirsi in Manticore e distruggerla dall’interno. Piano piano, Diana ha dovuto imparare a non provare più emozioni: ha cominciato a mentire alla sorella, si è creata una vita e un’identità parallela. Divenuta la migliore, per anni comincia a svolgere missioni per Manticore come la più fedele delle “sorelle”.
Ma un giorno tutto cambia: un’azione impulsiva mette a rischio la sua copertura e nel tentativo disperato di mettersi in salvo (e liberarsi) dà inizio a una rivoluzione. Non vuole più solo la distruzione di Manticore, e della gabbia in cui ha rinchiuso quasi tutta l’Europa, ma riprendersi la sua vita completamente. Emozioni comprese, suo malgrado.
Diana, spezzata e tra due mondi
Diana Cavalieri è un personaggio rivoluzionario per il piccolo schermo e per l’Italia. Una delle prime eroine nel genere d’azione, ma anche una protagonista piena di contraddizioni, dissidi e – in contrapposizione con la sua apparenza decisa – dubbi. Appare sullo schermo con uno sparo, con cui pone fine alla sua vita precedente e dà inizio alla serie di avventure in cui la accompagneremo.
E col proseguire degli episodi, la conosciamo sempre meglio. Non è sicura, apatica e infallibile come sembra, è stata addestrata per esserlo ma è troppo viva per riuscirci. Non è sola come richiede la sua professione, perché tra lei e Sara c’è un legame troppo forte.
Come ha fatto notare qualcuno in sala (dopo la proiezione), forse quel suo essere “spezzata” traspare anche dal taglio – decisamente insolito – di capelli, ma Matilda De Angelis, che le dà volto e forza, non risponde che con una risata. «Diana è un personaggio importantissimo per me, l’ho scelto con volontà: non solo è una delle prime eroine donne di questo genere, ma è forse la prima italiana», ha spiegato l’attrice. «Non deve essere un esempio, ma la sua è una storia nuova che sono felice di contribuire a raccontare».
Citadel: Diana, il cuore è l’arma più potente
Il racconto «tridimensionale» delle emozioni non avviene solo attraverso la protagonista “divisa in due”. Intorno a lei, ogni personaggio ha un suo bagaglio con cui fare i conti, e a ogni dissidio viene dato il giusto peso.
In primis a quello di Edo (Lorenzo Cervasio), erede e genio ribelle della famiglia Zani che guida Manticore. Edo deve fare i conti con un padre ingombrante (Ettore, interpretato magistralmente da Maurizio Lombardi) e un futuro già segnato che non è quello che gli era stato promesso. Il suo dramma personale si intreccia con quello di Diana quando lei lo cerca per presentargli un’arma. «Potrebbe essere la fine di Manticore o un nuovo inizio», gli dice, e poi nient’altro. Fidarsi o meno spetta a lui. Pillola rossa o pillola blu. «Se penso a un’ispirazione per Edo, penso a Matrix», ha raccontato non a caso Cervasio. Come Neo, anche Edo è tanto geniale quanto disorientato; tanto portato alla guida quanto spaventato dall’idea di un mondo del tutto nuovo.
Punta dritta al cuore anche Sara, che si contrappone alla sorella rivelandone le insicurezze e le debolezze. «Sara rappresenta la sfera più intima di Diana, ed è tenuta all’oscuro del lavoro della sorella», racconta Giordana che le dà il volto. «Raccontare il rapporto tra sorelle con i suoi alti e bassi all’interno di una serie d’azione era una nostra assoluta priorità e io e Matilda abbiamo lavorato così in sintonia che oggi ci sentiamo quasi sorelle davvero».
Spy-action all’italiana
Questo capitolo italiano di Citadel non ha niente da invidiare all’originale degli Stati Uniti per cura dei dettagli e intensità. «Abbiamo cercato di lavorare senza farci influenzare dal prodotto originale (girato dai fratelli Russo, i padri degli Avengers, ndr)», ha spiegato sempre in occasione della prima il regista Arnaldo Catinari. «Volevamo che la versione italiana avesse alle spalle la nostra tradizione e fosse incentrata sui personaggi».
È insolito per un prodotto d’azione, infatti, porre così tanta attenzione agli intrecci tra i personaggi, all’importanza delle emozioni (celate o svelate), alla crescita e all’evoluzione. Ma è questo a rendere Citadel: Diana una piccola perla: «Come in Casablanca, c’è l’azione ma anche l’approfondimento dei personaggi e delle loro emozioni», ha spiegato Gina Gardini, la showrunner.
Unica anche – e non casuale – la scelta di ambientare la serie a Milano. Una città che è da sempre il polo italiano del futuro, dell’internazionalità e del progresso, ma che dal punto di vista cinematografico non è quasi mai protagonista. Milano che proprio in questo periodo storico vive una fase quasi distopica: è ancora un place to be, ma anche sfondo di esempi di condotta e mentalità negativi, episodi di violenza e di criminalità, inganni ai danni dei cittadini e non solo.
Forse anche per questo una delle scene che colpisce di più è quella d’apertura, in cui fa da sfondo un Duomo ridotto in macerie. Colpisce perché non lascia vie d’uscita: non è la solita Statua della Libertà, è il cuore della nostra Milano, quello che ci resta del contatto col mondo di fuori, quello che va avanti. Il Duomo bombardato – o semplicemente crollato – non è un monito, è una profezia. E fa paura.
Azione analogica, Citadel: Diana e il ritorno al futuro
L’ultimo – ma non per importanza – fiore all’occhiello di questa serie è che persino per girare le scene più estreme il cast si è avvalso il meno possibile di effetti speciali. Matilda De Angelis, in particolare, ha insistito per avere la possibilità di imparare e fare lei stessa le scene stunt, forte di un background da ginnasta che sperava le avrebbe semplificato le cose.
«E invece niente, sono stati quattro mesi di combattimenti e allenamenti continui», ha raccontato l’attrice senza però riuscire a nascondere il sorriso soddisfatto. Anche perché i maestri sono stati i professionisti dell’EA Stunt Studio di Emiliano Novelli, il primo (e più importante) centro per stuntman italiano. Qui ogni stanza è piena di tutte le attrezzature necessarie per simulare le scene più estreme di film e serie tv (non solo italiani, come confermano i ragazzi che lavorano nello staff). «Ho passato ogni giorno ore e ore allo studio ad allenarmi per poter essere preparata e sono felice di aver fatto quasi il 90% delle mie scene stunt da sola», ha esclamato Matilda.
Citadel: Diana, l’unione fa la forza
Ognuno dei ragazzi di EA arriva da un background diverso, variando dallo sport alla carriera militare, ma la loro specializzazione viene messa da parte per diventare esperti un po’ in tutto e collezionare apparizioni dietro le quinte dell’azione che vediamo sullo schermo. «Le scene stunt che si vedono in Citadel: Diana, come nel resto dei film, non sono sempre così pericolose come sembrano. Questo perché dietro c’è sempre tanto studio e tanta preparazione», hanno spiegato Lorenzo (stuntman professionista di EA) e Matilda, quando ci hanno accompagnato a fare visita al centro nei pressi di Cinecittà.
Passeggiando tra i set di chissà quante pellicole senza accorgercene e vedendo i ragazzi spiegare, aiutarci e farci da guida in ogni occasione, non si poteva fare a meno di rimanere colpiti dal clima di condivisione. E di passione, quella che infonde entusiasmo anche nei contesti più lontani dal comfort. La stessa che si respirava parlando con il cast e la troupe, che in questi cinque anni hanno creato un prodotto dal puro pensiero lavorando in totale sinergia. Con un obiettivo comune, emozionare, e un sogno, lasciare un’impronta indelebile. E sono riusciti a fare entrambe le cose, senza scendere a compromessi né rinunciare alla loro visione.