Un viaggio nel doloroso percorso per sconfiggere (e ancora prima affrontare) la paura.Atlas“, il nuovo film drammatico del regista Niccolò Castelli che vede protagonista la bravissima e altrettanto belle Matilda De Angelis, racconta proprio questo. Le difficoltà di recuperare e ripartire dopo un evento traumatico, in questo caso un attentato, superando la paura e tutto ciò che essa comporta.

Un ruolo interpretato magistralmente dalla giovane De Angelis, che le è valso il premio come migliore attrice all’ultimo Taormina Film Festival, e in cui esprime al meglio tutte le emozioni che possono nascere e travolgere la vita dopo aver subito un trauma. Dal dolore, al senso di colpa, dalla diffidenza, alla solitudine più profonda, dalla certezza di non essere capita, fino al desiderio di vendetta verso ciò che si è vissuto. Per poi acquistare la possibilità di riprendere in mano la propria vita e rinascere.

Un mix emotivo di grande impatto e un film che vale la pena di guardare e comprendere. Ecco, allora, qualche curiosità su “Atlas”, per entrare davvero nel vivo della storia e non farsi sfuggire nemmeno la più piccola sfumatura di questo viaggio nell’animo umano.

Cosa racconta il film “Atlas” con Matilda De Angelis (e a cosa si ispira)

Per chi non lo sapesse la storia raccontata nel film “Atlas”, parla di una giovane donna, Allegra (Matilda De Angelis), appassionata di arrampicata, di montagna e di vita. Un giorno, viene coinvolta in un attentato nel quale perdono la vita i suoi amici e il suo fidanzato e che mina (emotivamente e fisicamente) la sua esistenza. Segnando il momento in cui la giovane Allegra inizia a chiudersi, tra paura, senso di colpa, e il forte desiderio di vendetta.

Emozioni che nemmeno i suoi cari sapranno dissuadere e che per Allegra rappresentano il primo passo verso una scalata diversa da quelle delle sue montagne. Un percorso interiore, insidioso e ricco di ostacoli, verso il ritorno alla vita “normale”. E questo anche grazie all’incontro con un giovane rifugiato di origine mediorientali, Arad.

Una trama che si ispira a una storia vera, e nello specifico all’esplosione di una bomba nel Cafè di Argana di Marrakech, in Marocco, avvenuto il 28 aprile del 2011. E durante il quale persero la vita 18 persone di cui tre di nazionalità Svizzera (ovvero il Pease di provenienza del regista del film), mentre una quarta sopravvisse.

Atlas: un’indagine dei sentimenti

Un vero e proprio percorso di analisi nei sentimenti, di cui la paura è il principale. Scopo del film, infatti, è quello di portare alla luce tutte quelle emozioni che agiscono nell’ombra dell’animo umano, soprattutto in seguito a eventi che possono traumatizzare e alterare la percezione della realtà di chi li vive. In particolare proprio la paura e il rapporto che si ha con essa. Ma che col tempo possono essere superate, attraversando una rinascita fisica e interiore (che è la vera protagonista del film).

E questo è un argomento quanto mai attuale. La pandemia che stiamo vivendo, infatti, ha saputo scatenare in moltissime persone sentimenti di ostilità, diventando un ostacolo alla voglia di contatto, di socialità. Creando diffidenza tra le persone, sconosciute (esattamente come accade verso chi si reputa diverso) ma anche conosciute. Ed è proprio nella rinascita, nel confronto e nel ritorno alla fiducia che si può ripartire davvero.

Dov’è stato girato il film?

Nonostante inizialmente il film doveva avere alcune scene girate in Marocco, la pandemia ha ribaltato le carte e non ha consentito al regista di rimanere fedele al suo piano originario. Tirando fuori, però, moltissima creatività e di cui il film ha sicuramente beneficiato.

Molte scese e tanto lavoro di post produzione sono state lavorate in remoto. Mentre il film vero e proprio è stato girato in Ticino, toccando città come Lugano, Denti della Vecchia, Capriasca e Leventina. Utilizzando ambientazioni del luogo, come lo Spazio Morel, la chiesa degli Angioli, ecc. Posti dal forte impatto emotivo che donano suggestione alla pellicola.

Perché per Atlas è stata scelta Matilda De Angelis ovvero una protagonista femminile?

L’idea alla base del film “Atlas”, era quello di rappresentare lo stato d’animo e il modo in cui l’attentato ai danni di tre svizzeri, avesse sconvolto e acceso emozioni contrastanti nelle persone e in particolare nel regista. Cercando di affrontare a 360° l’emozione della ricerca della libertà in rapporto al superamento del dolore.

Oltre al fatto che la sopravvissuta reale all’attentato del 2011 fu una donna (e quindi più aderente alla realtà), la scelta di proporre una protagonista femminile è stata proprio alimentata dalla volontà di una ricerca di completezza delle emozioni.

Secondo il regista, infatti, la donna sa incarnare meglio sentimenti come il dolore, andando a fondo in modo totale alle emozioni, scavando ciò che si prova nei luoghi più nascosti dell’anima. Poiché più capace di fare un percorso interiore importante e profondo. E quindi più “brava” a donare e tramettere tutto questo al pubblico.

Come si è preparata Matilda De Angelis al suo ruolo?

Come dichiarato dall’attrice Matilda De Angelis alias Allegra, una volta letta la sceneggiatura è stato subito chiaro che la pellicola era quasi totalmente incentrata su di lei. Un “peso” che la giovane attrice ha saputo sostenere magistralmente. Raccontando la protagonista molto più con i silenzi che con le parole. E regalando un’immagine dal potente impatto emotivo.

E questo anche grazie all’incontro avuto da Matilda De Angelis con la vera ragazza sopravvissuta all’attentato di Marrakesch. A cui non ha fatto domande ma di cui si è limitata ad ascoltarne il racconto. Per rispetto e per assimilare i reali sentimenti di chi vive un’esperienza traumatica e con cui, volenti o nolenti, si deve imparare a vivere. Dopo aver compreso come sopravvivere.

Atlas, quindi, è un film da vedere, a prescindere. Non solo per la bravura, il talento e la capacità di coinvolgere lo spettatore di Matilda De Angelis, ma anche per provare a vivere e a comprendere emozioni che spesso non si conoscono, nemmeno quando le si vive in prima persona. Imparando che una rinascita è sempre possibile, nonostante tutto.