È stato il film che ha segnato il 2023. Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo sono corse al cinema per lo più in abiti fucsia a strabiliarsi per Barbie di Greta Gerwig. E così la sexy bambolina resa celebre da Ruth Handler una delle fondatrici della Mattel colei che la lanciò sul mercato americano nel 1959 ha fatto saltare il banco. Barbie/ Margot Robbie è diventata all’improvviso star del cinema influencer (sul web le richieste delle Birkenstock Arizona da lei indossate hanno avuto un’impennata del 110%) trend setter (Selena Gomez per i suoi 31 anni ha voluto una festa a tema tutta in rosa, ricevendo complimenti anche dal sito della Mattel) e pure genio del marketing (la promozione del film su TikTok, Snapchat e Instagram è stata senza precedenti). Per i tempi che corrono a Hollywood poi la cifra che il film ha incassato in giro per il mondo è gigantesca: quasi 1 miliardo e mezzo di dollari piazzandosi al 14° posto negli incassi di sempre e trasformando la Gerwig da regista alle prese con molte gatte da pelare per produrre i suoi film in una potente miliardaria.

Polly Pocket: rispolverato il progetto sulle mini-bamboline

Ciò detto risulta chiaro che la Mattel non solo intraveda all’orizzonte la possibilità di un secondo capitolo ma avendo trovato una miniera d’oro intenda sfruttarla fino in fondo. Così Robbie Brenner produttrice di Barbie nonché presidente della Mattel Films ha ridato fiato a un progetto che aveva in mente già dal 2021: fare un film su Polly Pocket la serie di bamboline alte non più di 10 centimetri e affidarne la regia a un’altra regista molto cool della scena indipendente americana quella Lena Dunham che 11 anni fa con la serie Girls cambiò il modo in cui le storie e i corpi delle donne venivano rappresentati su piccolo e grande schermo. Sei stagioni rivoluzionarie premiate con 2 Golden Globes. Se Greta Gerwig dopo Lady Bird e Piccole donne ha fatto centro con Barbie perché Lena Dunham non potrebbe fare altrettanto con Polly Pocket? Questo deve essersi chiesta Robbie Brenner considerato che Dunham con Girls ha raccontato il lato più difficile e controverso del percorso di crescita di una 20enne e delle sue amiche nella luccicante New York dando vita al miglior ritratto seppur anche il più cinico dei Millennials. In più «Dunham è incredibile si tira su le maniche e lavora come una pazza. Gira con il suo block notes e sa ascoltare» ha detto Brenner a Variety.

Lena e Greta: talent scout di Adam Driver e Timothè Chalamet

In fondo volendo essere pignoli è stata Lena Dunham l’apripista. Greta Gerwig è arrivata dopo: esattamente 6 mesi dopo la prima puntata di Girls negli Usa (15 aprile 2012) veniva infatti presentato al Telluride Film Festival Frances Ha, del suo compagno Noah Baumbach con cui lo aveva scritto, primo tentativo di riprodurre il mondo di Lena Dunham ma senza di lei. Per la gioia di chi ama le coincidenze Lena ha sempre avuto occhio nel trovare talenti. In Girls lanciò un giovanissimo attore squattrinato e senza santi in paradiso: quell’Adam Driver oggi punta di diamante degli attori di Hollywood. Occhio che a dir la verità possiede anche Gerwig: avete presente il ragazzino sparuto molto introverso e super laconico amico di Lady Bird/Saoirse Ronan? Era un allora ancora pressoché sconosciuto Timothée Chalamet che tuttavia santi in paradiso ne aveva parecchi.

L’endometriosi e le accuse di nepotismo

Dopo Girls però Lena Dunham ha faticato non poco: è stata accusata di nepotismo perché i suoi cono- scevano bene la scena artistica newyorchese e quindi la strada risultava spianata di razzismo perché in Girls non compariva un nero neppure a cercarlo col lanternino di essere troppo autoreferenziale senza mai dichiararlo. Insomma le critiche non le sono mancate ma lei malgrado anche i tanti guai di salute (ha sofferto di endometriosi e di una rara malattia cronica alle articolazioni che la porta ad alternare periodi di forte sovrappeso ad altri di intenso dimagrimento) ha continuato a fare quello che le è sempre piaciuto: recitare scrivere e dirigere film. Ha infatti dato alle stampe il pamphlet femminista Non sono quel tipo di ragazza (Sperling & Kupfer) ovvero l’opposto di sesso denaro e divertimento alla Sex and the City e ha partecipato a vari film horror genere da lei molto amato.

Lena Dunham – Foto Getty

Entusiasta di fare un film sulle Polly Pocket

L’anno scorso, poi, ha diretto uno strano, interessante film: Catherine Called Birdy (su Prime Video) in cui racconta come nel Medioevo una fanciulla chiamata Birdy destinata per volere paterno a essere data in sposa al ricco signore di turno si ribelli con tut- te le sue forze e decida di fare di testa sua. Una specie di versione ribaltata delle favole classiche: la giovane fanciulla alla fine libera tutti gli uccellini tenuti in gabbia come ad affrancare se stessa non getta alcuna treccia dal balcone né cade in un sonno eterno in attesa del bacio del vero amore. Diciamo che piuttosto il vero amore per una volta se lo va a cercare… Per il film Dunham si è ispirata al romanzo per ragazzi di Karen Cushman da lei molto amato da bambina perciò quando poi la Mattel le ha proposto di scrivere e dirigere il film sulle Polly Pocket si è entusiasmata.

Protagonista sarà Lily Collins

Lily Collins – foto Getty

«Le Polly sono le bamboline che nella mia infanzia mi hanno permesso di vagare per ore con la fantasia. Mi hanno dato un piccolo magico mondo di autonomia in cui ho cominciato a raccontare storie per me stessa. Quindi trovo che sia poetico che come regista possa ora trasformare quelle stesse idee in immagini visive. Cercherò di mettere nel film sia l’amore per questi giochi della mia infanzia sia la mia profonda convinzione che le giovani donne abbiano bisogno di film intelligenti e divertenti capaci di parlare loro senza ipocrisia» ha raccontato Lena Dunham a Variety. Della sceneggiatura già terminata
non si sa moltissimo. Di sicuro l’interprete principale sarà Lily Collins la Emily in Paris della serie tv. Per quanto riguarda la storia «mi sono divertita un sacco a immaginare cosa succede quando una persona piccola ha a che fare con un mondo troppo grande per lei» ha anticipato Lena. E questo fuor di metafora potrebbe volere dire parecchie cose soprattutto dal punto di vista femminile.