Valeria Golino, Pierfrancewco Favino e Alba Rohrwacher con Angelina Jolie. Il regista Luca Guadagnino che dirige Daniel Craig. Quest’anno divi di Hollywood e del Belpaese saranno compagni di red carpet e pure del grande schermo. Tra i 21 titoli in gara per il Leone d’oro alla 81ma Mostra del Cinema di Venezia, al Lido fino al 7 settembre, vedremo “Maria” di Pablo Larraìn con Jolie nel ruolo di Maria Callas, Golino a interpretarne la sorella, Rohrwacher e Favino in quello dei fedeli collab domestici.
Gli incroci continuano dietro e davanti alla macchina da presa. È infatti diretta dall’inglese Joe Wright (Espiazione, L’ora più buia) la trasposizione del romanzo di Antonio Scurati M. Il figlio del secolo, con Luca Marinelli nel ruolo di Benito Mussolini (la serie, fuori competizione, sarà fra qualche mese su Sky e Now). Insomma, quest’edizione del Festival di Venezia è imperdibile e altrettanto lo sono i film italiani. Nell’attesa, eccone una carrellata!
Festival di Venezia 2024: i film più attesi
L’italiano Luca Guadagnino ha voluto l’ultimo James Bond, Daniel Craig, come protagonista del suo nuovo film Queer. È la storia di un americano scappato a Città del Messico che si invaghisce di un militare in congedo. Insieme iniziano un viaggio in Sud America in cerca della droga che rende sensitivi (in Concorso, dall’omonimo romanzo di William Burroughs).
In questa edizione del Festival di Venezia, sono tanti i film italiani che sondano l’incontro tra storia collettiva e storie individuali. E, sulla scia dei conflitti in corso, raccontano la guerra. A cominciare da due titoli in Concorso. Campo di battaglia di Gianni Amelio – in sala già il 5 settembre – è ambientato durante l’ultimo anno del primo conflitto mondiale, che è anche il primo della pandemia di influenza spagnola. Alessandro Borghi e Gabriel Montesi sono due ufficiali, amici d’infanzia e medici, che lavorano in un ospedale militare. Qui, scoprono soldati che si feriscono pur di non tornare al fronte, finché arriva un male inspiegabile che fa addirittura pensare a un sabotaggio.
Le guerre protagoniste del Festival di Venezia
Si svolge ancora nell’ultimo anno del primo conflitto mondiale, ma in un paesino delle Dolomiti, Vermiglio di Maura Delpero, con Roberta Rovelli, Carlotta Gamba e Tommaso Ragno. Nella pellicola, una famiglia perde la pace, proprio mentre il mondo la ritrova, per via di un soldato arrivato a rifugiarsi tra quelle montagne maestose.
Pupi Avati fa un salto in avanti e ambienta tra la vigilia della Liberazione e il Dopoguerra la sua storia gotica. In L’orto americano (fuori Concorso) Filippo Scotti, lanciato da Paolo Sorrentino in È stata la mano di Dio, è un giovane scrittore dalla mente contorta, innamorato di un’ausiliaria americana. Va a cercarla negli Usa, ma trova solo l’anziana madre e il suo orto pieno di fantasmi.
Storie contemporanee al Festival
Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con Elio Germano, Toni Servillo e Daniela Marra, ripercorre la latitanza del boss Matteo Messina Denaro (in Concorso), mentre Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini torna agli Anni di piombo, che fanno da sfondo al rapporto dell’autrice con il padre, il regista Luigi, interpretato da Fabrizio Gifuni (fuori Concorso).
Dall’amore dell’800 al sesso degli anni ’70, i film italiani raccontano anche di “ribelli” agli antipodi che hanno segnato la nostra vita. Sergio Rubini in veste di regista firma la miniserie Giacomo Leopardi – Vita e amori del poeta, che presentata fuori Concorso, andrà poi in onda su Rai 1. Protagonista è il giovane Leonardo Maltese, già visto in Rapito di Marco Bellocchio. Alessio Boni interpreta il padre, Valentina Cervi la madre, Alessandro Preziosi don Carmine che è anche il narratore.
Parla di rivoluzione dei costumi Diva Futura (in Concorso), secondo film di Giulia Louise Steigerwalt, che prende il titolo dal nome dell’agenzia di Riccardo Schicchi. Pietro Castellitto è il regista che ha sdoganato la pornografia in Italia dandole un valore e politico, Barbara Ronchi e Denise Capezza sono tra le sue pornostar.
I film protagonisti delle Giornate degli Autori
Alle Giornate degli Autori c’è poi Coppia aperta quasi spalancata, dalla pièce del 1982 di Franca Rame e Dario Fo. La regista Federica Di Giacomo dirige Chiara Francini nel ruolo che fu dell’autrice e attrice teatrale sul tema dell’amore libero. Di un’altra liberazione parla Nonostante di Valerio Mastandrea, alla seconda prova da regista-attore: un uomo ricoverato in ospedale trova la sua routine rassicurante, ma una compagna di stanza che vuole vivere o morire, senza vie di mezzo, lo contagia facendogli capire che vivere non è schivare le emozioni (nella sezione Orizzonti).
Festival di Venezia 2024: i film fuori Concorso da non perdere
Da non perdere i corti fuori Concorso di Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher. Il regista già Leone d’oro alla carriera nel 2021 è autore di Se posso permettermi – Capitolo II, su un uomo che torna nella natale Bobbio dopo la morte della madre. Il film nasce dal suo Corso di alta formazione cinematografica ed è realizzato con vari dei “suoi” attori, da Fausto Russo Alesi a Filippo Timi. Alice Rohrwacher, fra l’altro scelta dalla Siae per il Premio alla carriera intitolato ad Andrea Purgatori, presenta Allégorie citadine, codiretto con l’artista francese JR, cioè Jean René, noto Oltralpe come “artivista” per aver portato la fotografia e la creatività nelle strade.
Bárbara Paz nel ruolo di giurata al Festival di Venezia 2024
«Guardare un film significa educare gli occhi. E io voglio essere studentessa per sempre». Per Bárbara Paz, 49enne attrice e regista brasiliana, il cinema è un percorso di crescita, ma non solo per questo è stata chiamata dalla Mostra del Cinema nella giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”. Nel 2019 è stata lei a portare al Lido il suo esordio: Babenco – Tell me when I die racconta senza veli la malattia del marito, il grande regista brasiliano Hector Babenco, ricordandone la carriera. Per il suo sguardo poetico, Bárbara Paz, terza moglie del regista del Bacio della donna ragno, ha vinto il premio Miglior documentario nella sezione Venezia Classici e ha poi concorso all’Oscar per il miglior film straniero per il Brasile. «Tornare a Venezia è un onore e un piacere, perché la Mostra è punto d’incontro dei migliori filmmaker del mondo ed è una “famiglia” che amo» dice. «Il focus di quest’anno è la diversità. Dalla Romania alla Germania, dalla Malesia al Brasile, la selezione ci porta nella cultura e nelle complessità di Paesi profondamente differenti».