Si è chiuso sabato 7 settembre, con il filo d’aria che precede l’arrivo della pioggia, il Festival di Venezia. Giunto alla sua 81esima edizione, ci ha regalato dieci giorni all’insegna del cinema sotto all’ultimo sole estivo, con i protagonisti del cinema (di ieri e anche di domani) e alcuni film di cui si parlerà a lungo.
Non è stato un Festival popolare, pochissimi dettagli sono riusciti ad arrivare a chi non ha avuto la fortuna di passare la settimana al Lido. Ci aveva promesso i ritorni delle stelle di Hollywood, scene scandalose e qualche retroscena memorabile: tutte cose di cui avremmo voluto parlare con le amiche o che ci avrebbero fatto provare invidia per tutti gli invitati. E invece Venezia81 è stato un vero e proprio appuntamento culturale, di cui c’è tanto da dire, ma ben poca leggerezza.
Come ogni anno, però, ci ha insegnato qualcosa. Ci ha fatto sognare – forse proprio per questo suo carattere extra esclusivo – e ci ha tenute sulle spine: scopriremo meglio le sue lezioni quando i film arriveranno al cinema, nel frattempo proviamo a raccontare quello che, tra gli schermi e i racconti, ci resterà nel cuore.
Il trionfo di Almodòvar e i vincitori dei premi
Partiamo dalla fine. Polo culturale, settimana per eccellenza della condivisione e dell’amore per il cinema, persino punto di riferimento per la moda: il Festival di Venezia è tutto questo, ma non dimentichiamo che resta un concorso. A partecipare sono ogni anno 12 film, e quest’anno a vincere il Leone d’Oro è stato Pedro Almodóvar con il suo The Room Next Door. Protagoniste le meravigliose Tilda Swinton e Julianne Moore, il film racconta gli ultimi mesi di vita di una donna malata di cancro e lancia un importante messaggio a favore dell’eutanasia.
Il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria è stato consegnato invece a Vermiglio di Maura Delpero, un film drammatico che racconta della giovinezza di tre sorelle in un paese vicino a Bolzano, luogo d’origine del padre della regista. Quanto alla miglior regia, ad ottenere il Leone d’Argento è stato il britannico Brady Corbet con il suo The Brutalist.
Ad emergere tra i protagonisti sono stati Nicole Kidman e Vincent Lindon, i vincitori della Coppa Volpi per la migliore interpretazione (rispettivamente, femminile e maschile). Lei ha rubato la scena in Babygirl, nei panni di una CEO che si innamora dello stagista; lui è stato invece un padre di famiglia con un figlio che si avvicina alle idee naziste in Jouer avec le feu (The Quiet Son).
Venezia 81: un Festival che sa ancora fare scandalo
Da sempre il Festival di Venezia si distingue per la selezione di storie audaci, un passo avanti al presente. Dalle prime scene esplicite ai racconti che offrivano nuove prospettive su temi controversi, è qui che il cinema ha tante volte cambiato il corso della storia e portato avanti la cultura abbattendo stereotipi e tabù.
Venezia81 si inserisce proprio in questa tradizione, con film che riescono ancora a stupire e dividere il pubblico, persino oggi che ci sembra di aver già visto tutto. Emerge così Queer di Luca Guadagnino (con Daniel Craig e Drew Starkey) che racconta senza filtri una storia d’amore e di passione omosessuale con scene di sesso, droga e trasgressione.
Venezia 81: le lezioni da imparare
Ma a dominare veramente quest’anno a Venezia sono i film che lanciano messaggi importanti, e le star che se ne fanno portavoce con coraggio. Ecco perché uno degli eventi più esclusivi e desiderati non era uno dei tanti party, ma la cena di gala di Amref, che ha visto salire sul piedistallo diverse celebrità per raccontare l’importanza di fare del bene.
Persino sul red carpet non sono mancati i messaggi di pace e i riferimenti al genocidio a Gaza, argomento che sempre più personaggi hanno a cuore. Non si teme di metterci la faccia a Venezia, anzi, è il posto migliore per far parlare delle cause giuste: lo ha fatto anche lo stesso Almodòvar, che nel ritirare il premio più importante ha voluto ribadire l’importanza di «essere padroni della propria esistenza», con una riflessione che fa pensare sui passi avanti che la Spagna ha fatto in campo di diritti sociali negli ultimi 40 anni.
Sul red carpet hanno dominato classe ed eleganza
Se in alcune edizioni hanno sorpreso look osé (e, diciamocelo, un po’ fuori luogo), Venezia81 riconferma il trend più pacato degli ultimi anni. Dominano gli abiti da sera, monocromatici, eleganti e poco vistosi. Gonne lunghe, capelli sciolti e look che enfatizzano le silhouettes senza mostrare più del dovuto (in alcuni casi, addirittura coprendo più del dovuto).
Grande ritorno dei gioielli e dei punti luce, che hanno completato gli outfit delle stelle per farle brillare e hanno reso la passerella scintillante al punto giusto. Forse non ci sono look che restano nel cuore, ma ritorna ad esserci rispetto per un luogo che ospita la moda, ma non la vuole protagonista. Tra le star regna il buon gusto, e forse anche per questo a far sognare sono stati gli over 50 e 60 – dal duo Pitt – Clooney ai nostri Sonia Bergamasco e Pierfrancesco Favino. Sul red carpet sono a casa e non sentono il bisogno di sconvolgere per lasciare a bocca aperta.
Prima volta a Venezia: le stelle di domani
Ma tra i grandi protagonisti non sono mancati i volti nuovi, che quest’anno hanno giocato allo stesso livello dei colleghi navigati.
A vincere il premio Marcello Mastroianni per giovani attori emergenti è stato Paul Kircher, figlio d’arte parigino che ha debuttato al Lido con Leurs Enfants Après Eux (And Their Children After Them), nei panni di un giovane ribelle in cerca della sua strada.
Il già citato Drew Starkey ha rubato la scena in Queer, nonostante si sia parlato di una delle migliori performance di Daniel Craig. Nel film di Guadagnino fa un cameo anche Omar Apollo, cantante pop che con il suo esordio in musica, Evergreen, aveva ottenuto anche una nomination ai Grammy Awards. Si ama o si odia, ma Guadagnino ha occhio per i suoi giovani protagonisti, e sbaglia raramente.
Anche Winona Rider non ha usato mezzi termini esclamando che Beetlejuice Beetlejuice (sequel uscito a 30 anni dal primo), non sarebbe potuto uscire prima perché «stavano aspettando che Jenna (Ortega) nascesse». Ha chiarito, insieme alla sua performance impeccabile, tutti i dubbi: c’è una nuova principessa dell’horror in città, ed è proprio Ortega. Altre note di merito sono state date ad Harris Dickinson, co-protagonista insieme a Nicole Kidman di Babygirl, e a Benjamin Voisin, il figlio prodigo di Lindon in Jouer avec le feu.
Venezia 81: mai dire musical…
Se di passi falsi si può parlare in un’edizione che non entusiasma né delude, forse a non aver retto le aspettative è il Joker: Folie à Deux di Todd Philips, con Lady Gaga e Joaquin Phoenix nei panni della coppia di antieroi più rielaborata degli ultimi anni.
Il film è intriso di performance di musica e danza, ma sia i protagonisti che il regista insistono sul non volerlo considerare quello che di fatto è: un musical. C’è qualcosa di male nell’usare questa parola? Abbiamo ancora paura di dare ad un musical la possibilità di gareggiare con i grandi film ed essere considerato un prodotto di successo?
Nel 2024, nella cornice forse più audace e senza tabù di tutte, queste convinzioni lasciano un po’ l’amaro in bocca. Se unite al fatto che la storia raccontata non è niente di nuovo e che Phoenix non si è superato, non resta molto altro da dire. Ma una nota positiva c’è: Lady Gaga ha annunciato di star pensando ad un ritorno sulla scena pop.
Una protagonista outsider
Pittrice, scrittrice, musicista e fotografa, Patti Smith non ha bisogno di essere né regista né attrice per avere i riflettori su di sé alla Mostra del Cinema, e lo ha dimostrato con il suo spettacolo ibrido che ha incantato molto più di alcuni dei film in concorso.
Icona del rock che «sognava di diventare una cantante d’opera», l’artista ha dato vita ad una performance che univa poesia, cinema e musica e che per un’ora ha intrattenuto il pubblico nella cornice del Cinema Galleggiante, allestito grazie al sostegno di Isola Edipo. Il suo spettacolo è stato amato veramente da tutti, e chi ha avuto la fortuna di non perderselo lo conserverà come uno dei ricordi più belli del Festival.
Il nostro Leone d’Oro va a… Nicole Kidman!
Se dobbiamo nominare una regina di questa edizione, allora non possiamo che dare il trofeo a Nicole Kidman. La bellissima attrice australiana è arrivata al Lido il secondo giorno di Festival e ha incantato tutti ancor prima di mettere piede sul red carpet.
Si è messa in gioco come poche volte prima d’ora e, a più di 50 anni, ha dato vita ad una donna sensuale, ma vulnerabile, che si mostra al pubblico con tutta la sua debolezza e lascia senza fiato. Ha affrontato sé stessa e le sue paure sul set e, arrivata a Venezia, è stata ripagata: non solo con la Coppa Volpi, ma con una standing ovation in sala seguita da quasi sei minuti di applausi.