Il primo festival del cinema al mondo – perché questo fu Venezia – conta nella sua storia più di 18.000 film, lungo i quali si snoda la storia delle idee, del costume, della politica e tutte quelle fiammate di ribellione che hanno contribuito a cambiare il mondo. Come ebbe a dire il critico Tullio Kezich, quei 18.000 titoli hanno fatto di Venezia un luogo “ad alto potenziale di utopia”. In attesa dell’apertura dell’80esima edizione, dal 30 agosto al 9 settembre, vi raccontiamo i 10 film che “sconvolsero il mondo”.
1934: Estasi, il primo nudo integrale
Alla terza edizione della Mostra di Venezia fu già choc collettivo. In Estasi del regista cecoslovacco Gustav Machatý andò in scena il primo nudo integrale. A mostrare il suo corpo d’avorio in un campo lungo, a dire il vero riflesso nell’acqua, fu Hedwig Eva Maria Kiesler, la futura Hedy Lamarr. L’attrice conosceva Mussolini tramite il marito e fu grazie al Duce che la pellicola ebbe il placet per essere presentata al Lido. Un giovanissimo Michelangelo Antonioni scrisse: «Quella sera si udiva il respiro degli spettatori attentissimi e un brivido correre per la platea».
1954: Senso, il titolo dice tutto
Nel 1954 il sontuoso Senso di Luchino Visconti sembrava destinato al Leone, ma fu battuto da Giulietta e Romeo di Renato Castellani: non certo l’autore più celebrato del momento. Eppure era chiaro. La sposatissima contessa Livia Serpieri, presa da travolgente passione per il tenente dell’esercito austriaco Franz Mahler che la userà, tradirà, umilierà senza ritegno, era materiale incandescente: la camera sfatta dei loro incontri clandestini, il crudele confronto finale facevano della Serpieri una sorella di Madame Bovary. Con una differenza: invece di punire se stessa per troppo amore, costei si vendicava mandando a morte l’uomo amato. Per una volta la donna reagiva. Molto meglio dare il Leone all’infantile Giulietta. Non si sa mai che qualche sconsiderata potesse trarre ispirazione dalla contessa!
1967: Bella di giorno, le perversioni di una moglie
Sotto il vento del ’68, malgrado il tema scabroso di Bella di giorno, Luis Buñuel vinse il Leone d’oro e Catherine Deneuve passò alla storia. Severine, raffinata moglie borghese che passava i pomeriggi a prostituirsi nelle case di appuntamento, lasciò un segno profondo. Non ci fu donna, o uomo, che non si chiedesse cosa contenesse la scatoletta offerta da un corpulento cliente orientale come gioco erotico alla compiacente bionda signora…
1968: Teorema, processo per oscenità
Ci voleva Pier Paolo Pasolini con Teorema, storia di una tranquilla famiglia borghese sconvolta sessualmente dall’arrivo di uno sconosciuto per far scoppiare il putiferio. Pochi giorni dopo l’anteprima veneziana, il film fu sequestrato dalla Procura di Roma «per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali, lascive e libidinose». Sia il regista sia il produttore furono assolti dal tribunale di Venezia, luogo del processo. In un’intervista alla tv francese, Pasolini disse: «La mia, come dice il titolo, era una dimostrazione per assurdo della crisi della famiglia borghese».
1972: Salomè, e fu subito rivolta
Mai ci fu una rivolta popolare come quella per Salomè di Carmelo Bene. La sera della proiezione una sala gremita si sollevò contro il regista, che poi raccontò: «Al Palazzo del Cinema, stipato da più di tremila bestiacce, accadde l’inverosimile. I veneziani in frac mi sputavano addosso, io li benedicevo e loro s’incazzavano ancora di più. Evitai il linciaggio grazie alla barriera umana dei celerini, per una volta dalla mia parte». Salomè, la sua danza e le sue pratiche sessuali con testa mozzata del Battista, più un Gesù vampiro, furono considerati un oltraggio imperdonabile.
1982: Querelle de Brest, il tabù gay
Il regista tedesco Rainer Fassbinder era scomparso da appena 2 mesi, eppure il suo Querelle de Brest sollevò un tale polverone mediatico che il direttore della kermesse si vide costretto a rilasciare un comunicato per difendere la scelta di includere il film in concorso. Il girovagare per locali malfamati di Brest del marinaio Querelle e i suoi incontri gay mandarono su tutte le furie i benpensanti. Il sesso omosessuale era ancora tabù.
1999: Eyes Wide Shut, Tom, Nicole e le paludi del desiderio
La versione di Doppio sogno di Arthur Schnitzler firmata da Stanley Kubrick faceva fibrillare tutti, perché sotto la lente da entomologo del regista da poco scomparso c’erano le dinamiche sessuali della coppia d’oro di Hollywood: belli, sulla cresta dell’onda, apparentemente, innamoratissimi. Nicole Kidman e Tom Cruise arrivarono a Venezia per presentare Eyes Wide Shut, film ad alto tasso erotico, che esplora le paludi del desiderio e del tradimento. Nudo integrale di lei di schiena, confessione con spinello, la macabra orgia nel castello, la frase finale: “Let’s Fuck”, scopiamo. I due erano sposati dal 1990: «Altrimenti non avrei saputo reggere la pressione del film» disse, Tom. Parlò troppo presto: divorziarono nemmeno due anni dopo.
2005: Brookeback Mountain, amore tra cowboy
Leone d’oro, 3 Oscar e una valanga di premi per il capolavoro di Ang Lee Brokeback Mountain, tratto da un racconto di Annie Proulx. I tempi sono cambiati e la storia tra i due cowboy che fanno sesso nella tenda e si baciano dietro i muri non suscita più grande scandalo. Ma a turbare in qualche modo le coscienze è la consapevolezza che questo legame è vero amore. Al di là di mogli, bambini, lavoro e quant’altro. I sentimenti cominciavano a essere fluidi.
2011: Shame, l’ossessione del sesso
Una New York estraniante, una solitudine estrema e un’illusoria libertà. Il regista Steve McQueen colpiva duro in Shame, raccontando la storia di Brandon nella trappola di un sesso ossessivo, autofagocitante. Brandon si masturbava davanti a qualsiasi immagine porno, scopava con tutte, seduceva compulsivamente. Ma a colpire era lo specchio che il film gli poneva davanti. Fino a quale livello di indifferenza autodistruttiva possiamo arrivare? Michael Fassbender vinse la Coppa Volpi come miglior attore.
2019: Chiara Ferragni – Unposted, ma questo è cinema?
Il film più chiacchierato nel 2019 fu Chiara Ferragni – Unposted, il doc di Elisa Amoruso che sollevò le ire dei cinéphile. Come? Un’influencer, sebbe l’imprenditrice digitale più famosa del momento, ospite della gloriosissima Biennale? Ma sono impazziti? Quando mai sarebbe, un’artista? Il ritorno d’immagine su Venezia 76 fu però, nel bene e nel male, altissimo. E mentre le sale dei film “terzomondisti” restavano mezze vuote, anche i critici più duri e puri si prestarono a fare lunghe code per vedere il doc fashionista. La ragazza aveva visto giusto. C’era da stupirsi?