Nel cuore di quattro città italiane, quattro palazzi meravigliosi offrono un patrimonio di beni artistici che ha saputo incantare in un solo anno 480 mila visitatori. Le Gallerie d’Italia sono nate così, dalla volontà di Intesa Sanpaolo, uno dei principali gruppi bancari d’Europa, di valorizzare l’arte e la cultura. «La disponibilità di straordinari palazzi storici ha permesso di metterli a disposizione del pubblico trasformandoli in sedi museali che accolgono le nostre collezioni, oltre alle mostre e alle iniziative culturali che realizziamo e organizziamo» esordisce Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia. «Ognuna delle quattro Gallerie racconta l’identità della città che la ospita. Penso alla pittura veneta del Settecento a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza o ai dipinti dell’Ottocento lombardo nel museo di Piazza Scala, a Milano. Penso alla fotografia nelle Gallerie di Piazza San Carlo, che esprime una vocazione forte della città di Torino, o all’ultima opera che Caravaggio ha dipinto proprio a Napoli e che ora è esposta nella nostra sede museale di via Toledo. Mi preme però sottolineare che la proposta espositiva risponde a una logica dinamica, e anche i percorsi “permanenti” sono in parte periodicamente rinnovati per consentire la più ampia condivisione delle cospicue raccolte d’arte che appartengono al Gruppo».
Quattro musei con mostre diverse e originali
Che cosa hanno di innovativo rispetto all’offerta museale più classica?
«Ciò che le rende uniche e speciali, al di là della bellezza delle opere e degli spazi, credo sia il loro essere eccezionale testimonianza della visione di un’impresa privata che riconosce, nei beni artistici di proprietà, siano palazzi o collezioni, un patrimonio prezioso messo a disposizione di tutti».
Alle Gallerie d’Italia si possono passare intere giornate tra una mostra, una performance artistica e un momento di piacere gastronomico nei ristoranti gourmet. Quale consiglio per i visitatori?
«Lasciarsi emozionare e sorprendere dai capolavori d’arte e dalle varietà delle iniziative, vivendo questi luoghi come spazi vitali e appartenenti alla propria storia. Invito tutti a visitare le mostre, diverse e originali, che si potranno ammirare durante il periodo natalizio. A Milano gli intensi ritratti del pittore del Cinquecento lombardo Giovan Battista Moroni, l’Ottocento a Napoli nei magnifici paesaggi di Rebell, a Vicenza il tema delle donne e del potere nell’arte del Rinascimento, a Torino The circle, la sfida dell’economia circolare nelle spettacolari fotografie di Luca Locatelli. E attorno a ogni mostra sono tante le attività collaterali a cui si può partecipare per approfondirne i contenuti. Quanto alle caffetterie e ai ristoranti, le Gallerie d’Italia vogliono contribuire a valorizzare tutte le espressioni del talento italiano, compresa la creatività di una nuova generazione di grandi chef, come Christian Costardi, Giuseppe Iannotti, Fabio Pisani e Alessandro Negrini, che completano e rendono ancora più attrattiva l’offerta museale».
Le Gallerie d’Italia piacciono ai giovani
Si dice spesso che il pubblico giovane sia il meno disposto a visitare un museo, pronto a parlare d’arte con i video di Tik Tok ma non a farsi appassionare da un museo. Voi però siete riusciti a coinvolgere studenti e ragazzi. Come avete fatto?
«Non c’è una formula magica, ma diversificare le proposte e lavorare con interlocutori diversi aiuta a rinnovare sempre più spesso il pubblico delle Gallerie d’Italia. Certamente la fotografia, il mondo delle immagini e la dimensione digitale incontrano maggiormente il gradimento dei giovani».
Date molto spazio alle immagini e Torino ospita Archivio Publifoto, che lei ha definito “fonte inesauribile di racconti sulla storia del Paese”. La fotografia è da considerare arte a tutti gli effetti?
«Il nostro lavoro intorno alla fotografia è “a tutto tondo”. È raccontata come strumento di indagine del presente, di cui è esempio The Circle a Torino. A ciò si accompagna una costante riflessione sul valore storico, culturale e artistico di questa forma d’arte. Nascono così la mostra dedicata a Mimmo Jodice, sempre a Torino, con immagini di inarrivabile poesia, e a Milano l’omaggio per il centenario di Maria Callas, che presenta bellissimi ritratti dall’Archivio Publifoto».
Nei musei c’è tanta attenzione al sociale
Sono tante anche le mostre dedicate al tema ambientale, come le meravigliose immagini di Paolo Pellegrin sulla natura che cambia o le Cronache d’acqua con un collettivo di fotografi.
«La fotografia, grazie alla propria bellezza, forza e immediatezza, è strumento per riflettere sulle sfide più urgenti dell’attualità semplificandone il messaggio, senza tralasciare l’importanza del contenuto».
A Napoli si è lavorato addirittura con la Questura per proporre ai ragazzi di Caivano una riflessione sul tema della violenza di genere. L’arte può diventare un mezzo per lanciare messaggi che cambiano la cultura del Paese?
«Le Gallerie d’Italia rivolgono sempre grande attenzione al sociale e all’inclusione. Ogni anno vengono proposti numerosi itinerari e laboratori, dedicati a persone con specifiche necessità, di diverse culture e lingue o esposte a contesti fragili. L’arte è un mezzo irrinunciabile per includere e per rendere tutti noi più consapevoli e responsabili».
Che cosa ci aspetta a Gallerie d’Italia nel 2024?
«Tra le molte cose che accadranno il prossimo anno, la prima è dedicata al nostro Archivio fotografico, Publifoto, e accompagnerà il Festival di Sanremo con la scelta di immagini storiche fatta da Aldo Grasso».
In collaborazione con Intesa Sanpaolo