Jane Fonda ha ricevuto il premio alla carriera durante la cerimonia dei Sag Award allo Shrine Auditorium di Los Angeles. Ringraziando per il prestigioso riconoscimento, l’attrice 87enne ha tenuto un discorso toccante, in cui ha riflettuto sulla sua lunga carriera ma soprattutto ha parlato di empatia, di diritti e di impegno politico. «Quello che noi attori creiamo è l’empatia. Il nostro lavoro è capire un altro essere umano in modo così profondo da poter toccare la sua anima. E non vi sbagliate: essere empatici non vuol dire essere deboli o woke. Ed essere woke, comunque, significa che ti importa degli altri», ha detto.

Il lavoro dell’attore secondo Jane Fonda

Per Jane Fonda, sul grande schermo dagli anni Sessanta, l’importanza dell’attore sta nel riuscire a costruire empatia tra le persone. «Si può odiare il comportamento del tuo personaggio, si deve capire e empatizzare con la persona traumatizzata che stai interpretando, giusto?» ha detto. Nel dirlo ha portato l’esempio di Sebastian Stan, attore che dà il volto a Donald Trump nel film The Apprentice ma che è dichiaratamente in opposizione al Presidente. Il lavoro degli interpreti, secondo Fonda, consiste nell’aiutare il pubblico a comprendere meglio la vita degli altri, creando connessioni attraverso le storie raccontate.

L’impegno politico

Con il suo discorso Jane Fonda ha espresso il proprio sostegno ai sindacati. Il loro ruolo è fondamentale per garantire condizioni di lavoro dignitose a tutte le categorie di lavoratori. A questo proposito ha fatto riferimento all’amministrazione Trump, che ha in programma di tagliare posti di lavoro federali. «Molte persone saranno davvero danneggiate da ciò che sta accadendo. Anche se hanno un diverso orientamento politico, dobbiamo fare appello alla nostra empatia e non giudicare, ma ascoltare con il cuore e accoglierli nella nostra tenda perché avremo bisogno di una grande tenda per resistere con successo a ciò che ci sta per colpire». L’attrice è da sempre attiva sui temi dei diritti civili e dell’uguaglianza di genere, dichiaratamente pacifista e impegnata nella lotta alla crisi climatica. Nell’ottobre 2019 è stata arrestata per 5 volte durante la protesta fuori dal Campidoglio con la quale chiedeva la riduzione dello sfruttamento di combustibili fossili.

La carriera da attrice di Jane Fonda

Sul palco dello Shrine Auditorium, Jane Fonda ha anche ripercorso la sua carriera da attrice, lunghissima e «totalmente non strategica». Cresciuta negli anni Quaranta e Cinquanta, «quando alle donne non era concesso di avere opinioni e arrabbiarsi», ha scelto la recitazione perché le dava la possibilità di interpretare donne arrabbiate e con pensieri propri, «il che non è da me», ha scherzato. Ha parlato di sé descrivendosi come una «late bloomer», una fioritura in ritardo. «Mi sono ritirata per 15 anni e sono tornata a 65, e non è usuale. Ho fatto uno dei miei film di maggior successo a 80 anni. E probabilmente a 90 anni farò le mie acrobazie in un film d’azione» ha spiegato.

L’invito all’ottimismo

Per concludere il suo discorso accorato, Jane Fonda ha invitato Hollywood a incanalare l’ottimismo e a credere che dall’altra parte, «ci sarà ancora amore, ci sarà ancora bellezza e ci sarà un oceano di verità in cui nuotare». Certo non sarà facile: «Non dobbiamo, per un momento, illuderci su ciò che sta accadendo. Questa è una cosa seria, gente». E ha messo in guardia: «Siamo coraggiosi. Non dobbiamo isolarci. Dobbiamo restare in comunità. Dobbiamo aiutare i vulnerabili. Dobbiamo trovare modi per proiettare una visione incoraggiante del futuro».