Jodie Foster punta il dito contro gli sceneggiatori uomini che troppo spesso utilizzerebbero il trauma dello stupro come espediente narrativo per creare i personaggi femminili per il cinema. L’attrice 61enne fu protagonista nel 1988 di Sotto accusa, una pellicola sconvolgente in cui interpretava la vittima di una violenza di gruppo. Fu uno dei primi lavori di Hollywood a testimoniare così esplicitamente il tema della violenza sessuale.
L’Oscar a Jodie Foster per Sotto accusa
Jodie Foster a soli 14 anni venne scelta da Martin Scorsese per interpretare una prostituta bambina, a fianco di Robert De Niro, nel film cult Taxi Driver, che le fece guadagnare la sua prima candidatura ai Premi Oscar 1977 come miglior attrice non protagonista. Nel 1988, l’attrice interpretò Sotto accusa di Jonathan Kaplan, un film ispirato a un fatto realmente accaduto in un bar di New Bedford, Massachusetts, nel 1983, di cui fu vittima la giovane Cheryl Araujo. Per quella pellicola, che ricostruisce la sequenza traumatizzante e realistica della violenza subita dalla donna su un flipper, la Foster vinse un Oscar e un Golden Globe come miglior attrice. Taxi Driver fu scritto da Paul Schrader mentre Sotto accusa da Tom Topor.
«Stupro come unica motivazione dei personaggi femminili»
Jodie Foster, nel corso di una tavola rotonda organizzata da The Hollywood Reporter, ha fatto presente come gli sceneggiatori uomini ricorrano spesso al trauma dello stupro come unica motivazione per i loro personaggi femminili. La due volte premio Oscar ha sottolineato quanto frequentemente, nel corso della sua carriera, le siano stati proposti ruoli che a livello narrativo non erano stati completamente sviluppati se non a partire da un vissuto di violenza sessuale.
«Per gran parte della mia carriera, – ha detto la Foster – sono sempre rimasta scioccata dal fatto che in molte delle sceneggiature che ho letto, l’intera motivazione per il personaggio femminile era che era stata traumatizzata dallo stupro». «Sembrava che lo stupro fosse l’unica leva che gli sceneggiatori uomini potessero inventare per spiegare il motivo per cui le donne facevano certe cose», ha spiegato l’attrice che ha riassunto questo atteggiamento estremamente semplificante: «È un po’ di cattivo umore, sì, c’è sicuramente qualche stupro nel suo passato».
Intervista di Jodie Foster con altre colleghe star
Nell’intervista a The Hollywood Reporter, Jodie Foster è stata raggiunta da Jennifer Aniston , Nicole Kidman, Naomi Watts, Sofia Vergara, Brie Larson e Anna Sawai. «Lo stupro o la molestia sembravano essere l’unico tipo di storia oscura ed emotiva che potevano comprendere nelle donne. E non l’ho presa sul personale», ha dichiarato la Foster nel corso della tavola rotonda, aggiungendo: «Una volta diventata grande, penso di aver avuto la responsabilità di dire: “Non sempre otterrai il personaggio femminile perfettamente realizzato, ma forse c’è un’opportunità per noi di lavorare insieme e creare qualcosa in questo modo?”».
Nicole Kidman le ha fatto eco, aggiungendo: «Ecco perché penso che ora stiamo tutti lavorando duramente per mettere le donne al timone perché il punto di vista diventa improvvisamente molto diverso».
Poca empatia nei confronti dei personaggi femminili
Già nel 2016, Jodie Foster affrontò la questione al Festival di Cannes: «Uno dei miei più grandi crucci come attrice, – disse – ogni volta che uno scrittore uomo cercava motivazioni per una donna andava sempre a stuprarla. Era ridicolo». Un’accusa, da parte della star americana, a molti sceneggiatori di Hollywood disinteressati alla complessità e non in grado di effettuare la transizione per entrare in empatia con i personaggi femminili.