Re in passerella a Cannes. Dopo Johnny Depp-Luigi XV di Francia (nel film “Jeanne du Barry” di Maiwenn, apertura fuori concorso al festival del cinema), un altro sovrano sulla Croisette: si tratta di Jude Law, completamente irriconoscibile nei panni Enrico VIII d’Inghilterra in “Firebrand”.
Jude Law re-tiranno a Cannes
Nella pellicola diretta dal regista brasiliano algerino Karim Ainouz, in gara per la Palma d’Oro, Law interpreta il re-tiranno che, sempre più malato e paranoico, torna dalla guerra per scoprire che la regina (interpretata dall’attrice premio Oscar Alicia Vikander) sta cercando di trasformare la corte secondo le sue radicali convinzioni protestanti.
Jude Law a Cannes: “La monarchia? Un teatro…”
Interpretare un film sui Tudor fornisce a Jude Law l’occasione per dire la sua sulla famiglia reale britannica. Incalzato dalle domande dei giornalisti sulla recente incoronazione di Re Carlo, l’attore non nasconde un certo imbarazzo: “Vedo la monarchia come un teatro – si lascia andare sorridendo – anche se sono leggermente più ossessionato dal teatro. Non sono tipo da gossip… non mi piace molto seguire le chiacchiere”, aggiunge sulla soap opera della Royal Family con il “fuggitivo” Harry.
“Profumo” di corte
Jude Law (“Il talento di Mr Ripley”, “The New Pope”, “Sherlock”, “Animali Fantastici”…), 50 anni compiuti a dicembre, offre una performance notevole come cinquecentesco potente inglese. E, rivela, si è fatto aiutare da un profumo appositamente creato per lui per entrare nel mood del tiranno. “Urina di gatto, sangue, materia fecale e sudore. Inizialmente l’ho usato con parsimonia poi sempre di più per creare quell’atmosfera giusta quando entrava a corte”, spiega tra l’horror generale.
“Tutti noi e gli operatori sul set abbiamo lottato per non vomitare dall’odore”, conferma Alicia Vikander, fantastica Caterina Parr, sesta e
ultima moglie di Enrico VIII.
Il percorso per diventare “re”
Grasso, tracotante, con un’infezione alla gamba in putrefazione, la versione di re Enrico VIII di Jude Law è disgustosa. “Ma non ho inventato – si difende – ho sentito storie in cui si sentiva l’odore delle stanze di Enrico VIII perché la sua gamba marciva e si cercava di coprire l’odore con olio alla rose”.
Oltre agli odori, Jude Law racconta il suo percorso per diventare il re così oscuro. “È il mio lavoro ovviamente, ho cominciato a lavorare sulle sue fragilità fisiche, sul modo in cui le affrontava, facendone un personaggio riconoscibile e persino empatico, ho cercato di farne qualcosa più di un mostro”. Il finale del film è piuttosto antistorico, ma, replica il regista, “non importa”.
Alicia Vikander, regina “femminista”
Per Alicia Vikander, sul tappeto rosso con il marito e collega Michael Fassbender, rendere giustizia al valore e alla portata storica di Caterina Parr era importante. Regina regnante, intelligente, colta promotrice della riforma e capace, per quanto possibile, di tener testa al famigerato marito che aveva ucciso le cinque precedenti, prima donna inglese a pubblicare un libro con il suo nome, insomma quasi una femminista per quei tempi.
“Una donna estremamente intelligente ed estremamente progressista… e una donna che è persino sopravvissuta al tiranno – racconta Vikander -. È piuttosto incredibile quello che fece nella corte, ha scritto persino dei libri, che sembrano risuonare oggi con il Metoo, ed era una donna di 500 anni fa. Si è sposata, senza avere voce in capitolo e con cinque mogli morte prima di lei che con grande amore ha cresciuto figli non suoi. Mettersi in quello stato d’animo cambia davvero le cose. Ti rendi conto di quanto sia fragile ogni momento e quanto grande sia stata”.