Di Luca Gervasi, content creator dal sorriso sognante, si conoscono poche ombre. Non solo per il suo fascino (una Bilancia fatta e finita), quanto per la positività che non può fare a meno di trasmettere. Dal 22 ottobre si racconta in Sotto il cielo più azzurro e ci offre un quadro fatto di frammenti e sfumature che non ci aveva mai dato modo di vedere, ma che immancabilmente rapisce.
Luca Gervasi si racconta
In questo secondo libro, che segue al successo di 7 vite insieme a te, Luca mostra il suo lato più intimo, pur senza rinunciare alla leggerezza. Racconta gli alti e i bassi della sua vita, ciò che lo ha portato ad essere uno dei content creator più amati (e più trasversali) d’Italia.
Sarebbe facile parlare di una sola sliding door nella sua vita, ma più si racconta e più ne scopriamo. Fresco di 36 anni, è nel pieno del successo: è il protagonista del suo secondo libro, ma nel raccontare la sua storia annulla le distanze tra lettore e protagonista.
Aprendosi e mostrando tutte le sue sfumature, l’influencer affascinante che “conosciamo” fa spazio al ragazzo timido al villaggio vacanze, all’uomo tradito e insoddisfatto, al papà della gattina più venerata del web.
Luca Gervasi, come doveva essere
Luca Gervasi oggi è «una persona che ha appena compiuto 36 anni e si ritrova a fare un lavoro che non avrebbe mai sognato di fare». E quale miglior presentazione. «Non mi sarei mai immaginato di fare nella vita un lavoro di questo genere. Avevo preso una strada completamente diversa: il mio obiettivo era trovarmi in un ufficio, come mio fratello e i miei genitori, e costruire una famiglia».
E per un po’ di tempo è andata così. Luca ha aspettato le 18 in un’azienda, ha sognato i suoi primi 40 anni con una moglie che amava e una casa tenuta viva da bambini allegri. Poi tutto è cambiato, ma quando? Forse, quando con la sua compagna storica è finita. O quando è arrivata una gattina, regalata da amici, e lui ha cominciato a riprenderla sui social media. Non importa come, ma quella vita è stata stravolta.
«Io credo nella legge dell’attrazione», racconta deciso Luca. «L’universo non aveva quel piano per me, in quel modo e in quel momento. La cosa fondamentale è essere pronto a ricevere quello che ha da darmi, e io oggi lo sono».
Un sorriso in meno che vale di più
In Sotto il cielo più azzurro Luca non si concede sconti: non teme di indagare a fondo le sue scelte, le sue paure, persino i suoi sbagli. «È stato un processo doloroso che però mi ha fatto bene. Non voglio tenere nascosto nulla né vergognarmi, anche parlare delle cose negative è stato quasi terapeutico». E pensare che all’inizio del suo percorso come influencer avrebbe voluto avere sempre il sorriso.
Poi tutto è cambiato, di nuovo. «In questo caso so esattamente cos’è successo, ne parlo anche nel libro. Essere un influencer non è soltanto vendere dei prodotti, ma cercare di far passare anche dei messaggi positivi, per me è sempre stata importantissima la parte valoriale dei miei racconti», spiega Luca. «Non avevo dubbi sul voler essere sempre positivo, sorridente, leggero. Ma un giorno mio padre è stato ricoverato per una polmonite bilaterale, era in terapia intensiva e io mi ritrovavo a dover andare online con un contenuto già definito per cui dovevo essere allegro. Non ce l’ho fatta e ho rischiato: di offendere, di perdere un contratto lavorativo, di deludere il team e la mia community. Ma ho scelto di dire la verità, raccontare la mia situazione delicata, e il mio dolore».
E come accade quando nel mondo della finzione appaiono le cose vere, la risposta è un’esplosione di umanità. «Sento che la mia community è nata veramente quel giorno: io ho capito che dall’altra parte dello schermo c’erano persone come me, e chi mi seguiva ha capito chi sono io».
Una vita intera, sempre in due
E oggi con la sua community Luca ha un rapporto diretto e continuo, rafforzato dai tantissimi (e diversissimi) contenuti che lui offre – dai libri al podcast Hey Luca! passando per il cartone animato I’m Belen (in cui racconta con un linguaggio leggero e divertente le avventure sue e della sua gattina) e le interazioni giornaliere sui suoi canali social. «Voglio migliorare sempre di più, offrire contenuti sempre migliori e intrattenere: ho cominciato a studiare teatro anche da poco!», racconta con l’entusiasmo che lo caratterizza.
Si fatica a figurarsi il bambino timido di cui parla in Sotto il cielo più azzurro, eppure non solo lo è stato, ma è rimasto così persino in gioventù. Con lui, bambino e ragazzo, c’era Alfonso, l’amico di una vita. «Alfonso era tutto quello che non ero io: estroverso, un animatore nato».
Una sera, in un villaggio vacanze, spinto da Alfonso Luca ha vissuto l’incubo di tutti gli introversi del mondo: l’esibizione davanti a tutti i villeggianti. «Quella sera voleva assolutamente inscenare Grease, e io dovevo essere Danny Zuko. Mi ha costretto ad esibirmi in uno spettacolo a dir poco artigianale, ma ad oggi è uno dei miei ricordi più felici».
Anche perché tutto è cambiato pochi anni dopo, quando l’amico è stato colpito da una malattia ingiusta, inaspettata, senza scampo. Nel libro Alfonso è un protagonista anche quando è assente, come lo è nella vita di Luca. «Raccontare la sua storia mi rende orgoglioso perché ha avuto un impatto fondamentale sulla mia vita anche se è ormai scomparso da quasi tanti anni quanti ne abbiamo passati insieme», racconta Luca.
Oggi c’è Alfonso nelle sue parole sicure, che sono il frutto di chiacchierate che fanno, oltre lo spazio e il tempo. È nell’idea di creare un cartone su Belen oggi, che è viva e raggiante, per non rischiare di perdersi nulla quando anche le sue sette vite finiranno. È nel sogno da showman che Luca porta avanti per entrambi, rispettando una promessa che non sapeva di aver fatto: quella di una vita intera, sempre in due.
Luca Gervasi: Sotto il cielo più azzurro
Con questo libro volevo raccontare una storia vera, fatta di cose belle che accadono e anche cose brutte, come per tutti. Quello che ho imparato è che l’unica cosa che possiamo cambiare è il modo in cui affrontiamo la vita: dobbiamo scegliere di farlo col sorriso
Lui la positività ce l’ha dentro, anche quando non se ne rende conto. Una positività che non ha a che fare con la fortuna o l’eroismo, ma con un’indole sinceramente, naturalmente ottimista. Di questo si è sorpreso lui per primo, proprio grazie al teatro.
«Per cercare di entrare a contatto con le sensazioni da interpretare, una sera al corso di teatro abbiamo fatto un esercizio davvero intenso. Una respirazione durata quasi un’ora che ci ha gettato tutti in uno stato quasi di trance, al che ci ha chiesto di immaginarci piccoli».
Luca è tornato ad essere il bambino timido di sei anni, figlio di una mamma custode che viveva in 25 metri quadri insieme al fratello. È tornato ad aprire la porta della sua prima casa, molto più semplice e “misera” di quella in cui vive ora, eppure si è scoperto felicissimo.
«Poi il nostro insegnante ci ha chiesto di uscire dalla porta e guardare il cielo. E il cielo era azzurro, azzurrissimo. Era azzurro prima di entrarci e azzurro dopo essere usciti», racconta Luca rivivendo l’emozione. Quell’esercizio ha poi deciso di ripeterlo per altre fasi della sua vita, tutte quelle che facevano più male e più bene. «Al funerale di Alfonso, ripensandoci, il cielo mi sembrava azzurro. Era azzurro il giorno in cui ho incontrato Belen, ma anche quello in cui sono stato tradito. Possibile che non abbia ma piovuto, nei miei ricordi?».
Sotto il cielo più azzurro, dalla teoria alla pratica
Dopo averne parlato con lo psicologo ha scoperto il segreto di quell’esercizio, che aveva a che fare tanto col teatro ma soprattutto con la vita. «È una delle prime cose che si chiede ai bambini quella di disegnare il cielo, e se lo vedono azzurro vuol dire che comunque le cose vanno bene. Qualunque cosa ha vissuto il bambino che è in me, quindi, lo ha elaborato».
Tutto è cambiato mille volte nella vita di Luca, e sicuramente tutto ancora cambierà. Per ora, il cielo è azzurro ed è come se lo fosse stato sempre. E forse è per questo che in pieno ottobre, mentre ci si rassegna alla pioggia in quasi tutta Italia, lui è sotto il sole del Madagascar. Perché il bel tempo sì bisogna aspettarlo, ma bisogna anche saperlo cercare. Accoglierlo, e meritarselo.