Quest’anno il Leone d’oro alla carriera andrà alla regista e sceneggiatrice Liliana Cavani, 90 anni. «Era ora!» mi ha detto Claudia Gerini che è stata diretta da lei nell’ultimo film della regista, L’ordine del tempo. Film che verrà presentato il 30 pomeriggio alla Mostra del cinema di Venezia. Forse poteva arrivare prima, ma un Leone d’oro alla carriera è sempre una gran cosa. È il riconoscimento per quello che Liliana Cavani, nata a Carpi, in provincia di Modena il 12 gennaio 1933, ha lasciato nella storia del cinema e per quello che ha saputo raccontarci. Per tutte le pellicole che ci ha regalato e che hanno colpito il nostro immaginario.
I capolavori di Liliana Cavani
Non facile, poco accomodante, Liliana Cavani è sempre stata una regista fuori dal “mainstream”. Con i suoi film ha affrontato temi sociali e questioni etiche, ha usato il cinema per porre domande, aprire discorsi, far nascere riflessioni, scavare nel nostro intimo e nel nostro immaginario. Ha scandalizzato, turbato i benpensanti e non solo, ha dato battaglia, è passata sotto alla censura. Talmente difficile da incasellare che a volte è stata accusata di essere troppo cattolica, altre invece eretica.
Con Galileo nel 1968 ha toccato il tema del potere, l’intolleranza e l’integralismo. Troppo anticlericale, dicevano. Con Il portiere di notte, il suo capolavoro del 1974 con una intensa Charlotte Rampling, ha rappresentato la dinamica vittima-carnefice sullo sfondo dell’Olocausto, ha disturbato gli animi ed è stata criticata. E l’immagine della Rampling a petto nudo, con le bretelle e il cappello da SS, davanti a Dirk Bogarde, la forza di quella scena e di quello che rappresenta, è rimasto impresso nel nostro immaginario.
I film di Liliana Cavani che hanno fatto scalpore
Con Al di là del bene e del male nel 1977 Liliana Cavani si affida a Nietzsche per raccontare certe perversioni. Nel 1981 descrive la miseria e le macerie di Napoli appena liberata dagli alleati durante la Seconda guerra mondiale in La pelle (sopra, con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale) tratto dal romanzo di Curzio Malaparte. Per alcune scene e gli argomenti scabrosi il film viene vietato ai minori di 14 anni.
In Interno Berlinese, nel 1985 (sopra) è ancora passione e triangolo sullo sfondo della Germania nazista. Nel 1989 sceglie il bel volto di Mickey Rourke, già visto in Rusty il selvaggio e 9 settimane e 1/2, per affidargli il ruolo di San Francesco in Francesco (sotto) e quello di Helena Bonham Carter per santa Chiara. Voleva raccontare un ribelle, ne ha colto la spiritualità.
I film degli ultimi anni
Nel 1993 racconta del rapporto tra due ragazzi non udenti in Dove siete? Io sono qui con Chiara Caselli, Anna Bonaiuto e Gaetano Carotenuto. Liliana Cavani ha cambiato timbro, non le interessa più sbatterci in faccia le verità scomode, ma allo stesso tempo continua a indagare nel nostro intimo, nella psicologia più profonda. Con Il gioco di Ripley, nel 2002, torna al successo. Prende un giallo di Patricia Highsmith (L’amico americano) e una star come John Malkovich, ma il film per alcuni critici non decolla. Intanto si dedica ad alcune serie tv (De Gasperi l’uomo della speranza, Einstein, Mai per amore – troppo amore, Francesco) fino a regalarci oggi, a distanza di più di 20 anni da Il gioco di Ripley, il suo ultimo film: L’ordine del tempo, ispirato all’omonimo libro del fisico Carlo Rovelli.
I riconoscimenti
Regista, sceneggiatrice, Liliana Cavani ha diretto anche diverse opere, a Parigi, San Pietroburgo, Zurigo, Milano, Genova, Firenze, Bologna. E durante la sua carriera non sono mancati i riconoscimenti: il Ciak d’oro nel 2009, il Premio Federico Fellini 8 e 1/2 per l’eccellenza artistica al BIFT&ST di Bari e il David speciale alla carriera. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Robert Bresson “per la testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della vita”.
Alla domanda “Cos’è il cinema per lei?” in una intervista al Corriere della Sera di qualche anno fa ha risposto: “Una passione e una salvezza”. Alla Mostra del cinema di Venezia era già stata chiamata nel 2009 come membro della giuria. Bello quindi che il Leone quest’anno lo riceva lei.