Ci sono le battute che divertono e fanno riflettere, ci sono le sue opinioni sulla politica, la disillusione, la vita, tanto del suo cinema, ma soprattutto c’è tantissimo Nanni Moretti, forse più che negli altri film in Il sol dell’avvenire, nelle sale dal 20 aprile e poi al Festival di Cannes.
La trama “complicata”
La trama è complicata e viaggia su diversi livelli: un regista, Giovanni (lo stesso Moretti), sta girando un film ambientato negli anni della rivoluzione ungherese del 1956, con tutte le conseguenze che ha avuto all’interno del Partito Comunista Italiano. Silvio Orlando nel film che stanno girando è il segretario della sezione del Pci nel quartiere romano del Quarticciolo. Barbara Bobulova è la sua compagna. Nel quartiere arriva un circo ungherese e i livelli si moltiplicano. Nanni Moretti/Giovanni è un uomo in crisi, anche con la moglie, la sempre presente Margherita Buy.
Ma di cosa parla Il sol dell’avvenire?
Ma è difficile raccontare un film che è tante cose insieme, e che a tratti ha livelli altissimi che si possono solo guardare, non spiegare. Che in fondo parla di quello che siamo diventati e di quello che è diventato oggi il cinema – esilarante è la scena dove Giovanni ha un colloquio al quartier generale di Netflix «I nostri prodotti sono visti in 190 Paesi».
In questo film c’è tutto Nanni Moretti
Ci sono tutte le idiosincrasie di Nanni Moretti, l’avversione per i sabot («sono pantofole») indossati dalla sua attrice, le riflessioni contro il cinema violento, il suo smarrimento di fronte alla politica in cui crede («Ma in Italia c’erano i comunisti?» dice a un certo punto un suo assistente alla regia), c’è una figlia, la bravissima Valentina Romani, già vista in Mare fuori, che gli chiede se prende gli anti depressivi e lui per tutta risposta dice: «Ma come fai senza la crema per il viso?». Tanti bellissimi personaggi femminili, anche tanto veri. C’è un produttore squattrinato e c’è l’amore.
L’importanza della musica
E poi c’è la musica, quella che ha segnato la sua e la nostra vita, che usa come sipario tra una scena e l’altra e che significa davvero qualcosa: non è solo un sottofondo, un riempitivo o un mezzo per rafforzare certe scene. È la musica che ha segnato i momenti importanti e che Nanni/Giovanni dice di volere utilizzare per fare un nuovo film.
Un film per chi lo ama
In diverse occasioni è stato chiesto a Nanni Moretti se questo film sia il suo testamento. Di sicuro è un film che parla tanto di sé e di quello che è stato – film compresi – con tanta ironia ma anche un po’ di malinconia. Che si rivolge a quella generazione che è cresciuta con lui, da Ecce Bombo a Palombella Rossa a Caro Diario – solo per citare alcuni suoi cult. Un film che fa pensare alla fragilità delle relazioni, del cinema, dell’uomo. E che lascia tanto se vi lasciate emozionare.