Sono le 5.29 del mattino del 16 luglio 1945. Seduto in un bunker nel deserto del New Mexico, J. Robert Oppenheimer si prepara a far entrare l’umanità in una nuova era. Lo scienziato e fisico teorico americano è a capo del Progetto Manhattan, il programma segreto di ricerca condotto da Stati Uniti, Regno Unito e Canada per precedere il Terzo Reich nella costruzione della prima arma nucleare. E sta portando avanti un esperimento senza precedenti: far detonare la prima bomba atomica.
Oppenheimer: i giorni angosciosi del Trinity Test
Il 41enne Oppenheimer, da 3 anni alla guida di una squadra di scienziati di cui fa parte anche Enrico Fermi, è così teso da aver trascurato sonno e cibo. Il giorno dell’esperimento, lui che è alto quasi un metro e 80, pesa poco più di 52 chili. La detonazione, passata alla storia come Trinity Test, nome in codice ispirato a una poesia di John Donne, è così forte da oscurare il sole, sciogliere la sabbia nell’area circostante e creare un’onda d’urto percepita a 160 chilometri di distanza. Dimostra concretamente che l’atomica può essere utilizzata come arma di distruzione di massa.
Tre settimane più tardi, il 6 e il 9 agosto, l’aeronautica militare statunitense sgancerà sul Giappone le bombe Little Boy e Fat Man. Si cancellano le città di Hiroshima e Nagasaki e si mette fine alla Guerra del Pacifico. In seguito al Trinity, riflettendo sulle conseguenze agghiaccianti della sua scoperta, Oppenheimer citerà una linea delle sacre scritture indù: «Sono diventato Morte il distruttore dei mondi».
Oppenheimer visto con gli occhi di Christopher Nolan
«Nessuno ha cambiato il mondo come lui. Ha contribuito a salvarlo dandoci allo stesso tempo il potere di autodistruggerci. La sua storia è piena di paradossi e dilemmi etici» afferma il regista britannico Christopher Nolan. Lui sulla vita del carismatico e tormentato fisico americano ha scritto e diretto un kolossal ambizioso e visivamente spettacolare, già definito da Paul Schrader, sceneggiatore di Taxi Driver, il miglior film del secolo.
Oppenheimer, in sala dal 23 agosto, girato in appena 57 giorni, si svolge su più piani temporali. Vanta un cast impressionante di cui fanno parte l’irlandese Cillian Murphy nei panni del protagonista, Emily Blunt in quelli della moglie Kitty. Ma anche Matt Damon, Robert Downey Jr. e Josh Hartnett. «Sono sempre stato affascinato dalle leggi della fisica e ciò si riflette anche in alcuni miei film, come Interstellar e Tenet. In Oppenheimer, ci sono uomini impegnati a riscrivere il tessuto stesso del mondo e a compiere una rivoluzione che nessun altro può ancora capire, in un modo che ha qualcosa di magico e misterioso» continua Nolan.
La pellicola è ispirata alla monumentale biografia Oppenheimer: trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica, Garzanti, scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin in 25 anni e premiata con il Pulitzer. Il titolo originale, American Prometheus, accosta lo scienziato all’eroe della mitologia greca, affrontando le implicazioni etiche e politiche della creazione dell’atomica.
«Sono cresciuto nel Regno Unito negli anni ’80, in piena campagna per il disarmo nucleare. Da adulto ho scoperto che gli scienziati del Progetto Manhattan sapevano che esisteva una minima possibilità che Trinity avrebbe acceso l’atmosfera e spazzato via qualunque forma di vita. Pur non potendo eliminare quel rischio, decisero di procedere. Una responsabilità che nessun altro aveva mai affrontato fino ad allora» prosegue Nolan. Per ricostruire la detonazione non si è avvalso di effetti speciali, ma ha ricreato dal vivo una vera esplosione.
Oppenheimer di Nolan: non solo la detonazione
Il film si focalizza non solo sulla costruzione, della bomba, ma anche sugli anni successivi alla guerra e sui cambiamenti nella vita dello scienziato. Nato a New York nel 1904 da una famiglia tedesca di origine ebraica, “Oppie” – come lo chiamavano gli amici – fu dapprima un bambino prodigio con difficoltà a socializzare, poi un intellettuale brillante e poliedrico in grado di parlare sei lingue. Dopo l’atomica divenne un eroe, finì sulla cover di Time Magazine e, dopo Hiroshima, su quella del New York Times. Gli furono intitolati due crateri lunari e fu candidato al Nobel per la fisica tre volte, senza mai vincerlo.
Tuttavia, schiacciato dal peso di aver contribuito allo sviluppo di una tecnologia così devastante, iniziò a lavorare per promuovere la pace e sostenere un controllo internazionale sulle armi nucleari. Durante il maccartismo si rifiutò di partecipare allo sviluppo della bomba a idrogeno. Finì nel mirino dell’Fbi per via di alcune conoscenze vicine al comunismo, tra cui la psichiatra Jean Tatlock, sua ex amante, che sullo schermo ha il volto di Florence Pugh. A giocare un ruolo importante nella caduta dello scienziato fu il senatore Lewis Strauss, Downey, Jr., presidente della Commissione per l’energia atomica.
Le accuse di associazione col Partito Comunista contribuirono alla sua rovina e a metterne in discussione la lealtà verso gli Usa. Nonostante non ci fossero prove certe, la sua carriera ne uscì distrutta. Lui trascorse gli ultimi anni di vita dedicandosi principalmente alla ricerca e all’insegnamento. «Ha fatto grandi cose per il suo Paese, ma ha anche perso tanto. Volevo che il pubblico entrasse nella sua testa e sperimentasse prima il trionfo e poi gli anni bui che ne sono seguiti» aggiunge Nolan. «Tuttavia non mi piace fare un cinema didattico, che dice alla gente cosa pensare: preferisco che questa storia sia qualcosa che ognuno possa interpretare a modo proprio».
Oppenheimer anche in tv
Il 22 agosto va in onda To end all war: Oppenheimer & the atomic bomb, in esclusiva su Sky Documentaries, in streaming su NOW e disponibile anche On Demand. Il documentario ripercorre la vita dello scienziato e l’eredità che si è lasciato alle spalle grazie a ricostruzioni storiche e scientifiche, filmati d’archivio, sequenze, animate e interviste. Tra le voci spiccano il conduttore e divulgatore scientifico Bill Nye, il sopravvissuto a Hiroshima Hideko Tamura, Charles Oppenheimer, nipote del fisico e il regista Christopher Nolan.