A 7 anni dall’ultimo tour, i Pooh sono tornati sui palchi più importanti d’Italia per un tour reunion che celebri i 50 anni della loro carriera. La prima data si è conclusa il 6 luglio a San Siro ed è stata un successo. Lo stadio era sold out già da mesi e gli artisti si sono esibiti regalando ai fan oltre tre ore di concerto.

Insieme a loro, non solo chi ha avuto modo di seguirli dall’inizio, ma anche tanti nuovi fan. Persino gli ospiti – Il Volo – fanno decisamente parte di una generazione diversa da quella della band. Non è la prima volta che i Pooh riescono ad attraversare i tempi e le generazioni dimostrando di saper evolvere e di avere sempre uno sguardo al futuro.

La scalata verso il successo

Formatisi ufficialmente nel 1964, i Pooh hanno modificato più volte la loro formazione. La prima “era” dei Pooh aveva cinque membri e la voce principale era Vittorio Costa. Nel 1966 hanno firmato il loro primo contratto discografico e fatto uscire i primi 45 giri (Vieni fuori e Bikini Beat). È in questo periodo che la band incontra Roby Facchinetti, futura voce e frontman del gruppo, e Riccardo Fogli, che diventerà l’iconico bassista.

Il primo successo arriva con l’uscita di Piccola Katy, nel 1968, che ottiene la quindicesima posizione della hit parade. Il riscontro del pubblico non arriva subito e i cantanti si interrogano sul cambiare etichetta discografica. Nel frattempo, in seguito all’abbandono del chitarrista Mario Goretti, Dodi Battaglia entra a far parte del gruppo. Dal 1971 la band comincia a far parte della casa discografica CBS e finalmente raggiunge le vette delle classifiche. Tanta voglia di lei in sole due settimane diventa la canzone più ascoltata e Pensiero vende oltre un milione di copie. Il riscontro arriva anche a livello internazionale: i brani dominano le classifiche sudamericane e alcuni brani vengono tradotti in inglese.

Tra il 1972 e il 1973 sono ormai affermati come un successo mondiale, e partecipano tutti al processo creativo alternandosi alla voce e nella scrittura. È così che si arriva ai primi screzi e Riccardo Fogli abbandona il gruppo: viene sostituito dopo un lungo periodo di ricerca da Red Canzian. Negli anni Ottanta la scena musicale italiana comincia a cambiare e molti altri gruppi ottengono successo paragonabile ai Pooh, ma nonostante la crescente competizione riescono sempre a rimanere tra gli artisti più amati.

Lo sguardo sempre avanti

Nel corso della loro straordinaria carriera, i Pooh sono stati innovatori sotto molti punti di vista. Attentissimi alla produzione e perfezionisti, sono stati i primi ad introdurre in Italia il sintetizzatore nel 1972 (con il brano Noi due nel mondo e nell’anima). Non hanno mai smesso di ispirarsi alla musica internazionale e hanno cercato più volte – con scarso successo – di entrare in classifiche inglesi traducendo le loro canzoni. Quando si sono trovati in disaccordo con lo storico produttore, non hanno esitato a ricorrere all’autoproduzione: di nuovo, sono stati i primi in Italia e il risultato, l’album Poohlover, è stato ottimo.

Nel 1977 sono stati i primi ad utilizzare i laser sul palco per il loro tour. Quando è diventata una tendenza registrare brani e album all’estero non hanno esitato: nel corso degli anni Ottanta, i Pooh hanno fatto uscire musica composta tra i Caraibi, le Hawaii e il Giappone.

Sin dall’inizio non hanno esitato a trattare anche di tematiche scomode, in un’Italia che non era esattamente pronta: la loro prima esibizione al Festival delle rose nel 1966 con Brennero 66, un brano che trattava di terrorismo in Alto Adige, venne censurato dalla RAI. Pensiero, che molti scambiano per una canzone d’amore, tratta in realtà del carcere e l’album Poohlover contiene brani su prostitute, zingari, omosessuali. Il giorno prima, brano del 1984, immaginava gli esiti di un conflitto nucleare fra Stati Uniti e Unione Sovietica.

I Pooh oltre le generazioni

Nel corso della loro carriera di oltre 50 anni, i Pooh hanno saputo reinventarsi e adeguarsi alle tendenze per rimanere influenti e al centro della scena il più a lungo possibile. Successi come Uomini soli (con cui hanno vinto al Festival di Sanremo del 1990) e Amici per sempre (1996) sono arrivati dopo 30 anni sulle scene.

Sebbene tra gli anni Novanta e i primi Duemila le vendite siano calate, gli “eterni ragazzi” si sono mantenuti attivi con album sempre più sperimentali, DVD, musical e persino la loro biografia Quello che non sai (pubblicata da Mondadori). Sono rimasti popolari tra i giovani grazie a cameo nella serie Camera Café e la realizzazione del brano Cuore azzurro per i mondiali del 2006. L’addio è arrivato con il tour del 2016: ha spezzato i cuori dei seguaci che non si sono mai persi un’uscita, ma non è stata una cesura.

I Pooh, infatti, si sono esibiti durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo e hanno annunciato ufficialmente la vendita dei biglietti e le date del tour reunion del 2023, promettendo di regalare uno spettacolo unico come solo grandi protagonisti della musica italiana possono fare.

I Pooh a San Siro: la parte sana dell’emozione

La scaletta del tour celebrativo è stata resa pubblica con una playlist: 56 brani contenenti tutti i loro più grandi successi, rivisitati negli anni, da AMICIXSEMPRE a Piccola Katy fino a Uomini soli e infine Chi fermerà la musica. Tra il pubblico erano presenti gli storici seguaci, ma anche più giovani amanti della musica italiana attratti dal grande evento.

A pochi giorni dall’ultima esibizione a San Siro, i Pooh sono stati ospiti da RTL 102.5 per raccontare le loro sensazioni sul palco. Ancora una volta, si sono dimostrati pieni di energia e desiderosi di vivere la musica come si deve: «Quando è pieno lo stadio, dal palco fa paura» ha detto Facchinetti «Ma venerdì c’era solo la parte sana dell’emozione: non paura, solo voglia di tornare insieme».

Se la setline è riuscita a mantenere tutte le promesse, è frutto di mesi di prove e decisioni. Sono sempre stati precisi, ora lo sappiamo, ma questa pignoleria alla fine premia. «Tre ore di musica non sono semplici», hanno raccontato Dodi Battaglia e Red Canzian, «Ma ieri sera, alla fine dei concerti non eravamo stanchi. Questa scaletta è magica».

La parte più bella, però, è sempre rendersi conto di tutto l’amore che si è riusciti a creare. È così che guardandosi attorno e sentendo l’affetto del pubblico, gli artisti hanno concluso che tutte le fatiche vengono ripagate. «I nostri fan ci hanno dato tanto amore, hanno cambiato le nostre vite», continua Red Canzian, e ora i Pooh non possono non ricambiare. Con il doppio dell’intensità, come sempre.