Come sempre, suggeriamo di vederlo in lingua originale perché c’è un continuo passaggio fra il francese, l’inglese e il tedesco. È comunque un film francese, titolo originale Anatomie d’une chute (per una volta, e per fortuna, tradotto alla lettera). Trattasi di un dramma che rasenta il thriller.
“Anatomia di una caduta”: processi e colpi di scena
Siamo un uno chalet sulle Alpi francesi. Ci vivono Sandra, la moglie scrittrice; Samuel, il marito; Daniel, il figlio cieco. Non diciamo nulla della trama, solo che c’è un morto e, di conseguenza, un processo. Anatomia di una caduta è girato benissimo dalla regista Justine Triet (infatti ha vinto la Palma d’oro a Cannes) e recitato stupendamente da Sandra Hüller.
Non puoi non immedesimarti e darle ragione quando litiga col marito. Basta la prima scena per farti stare dalla sua parte. La racconto perché vi viene voglia di uscire dal cinema. Lei, Sandra, sta parlando con una studentessa che la sta intervistando per la tesi di laurea. Lui, Samuel, non si vede ma si sente, eccome se si sente: mette la musica a palla, impossibile parlarsi e registrare la conversazione. Un ritmo ossessivo, quasi insopportabile. Ti verrebbe voglia di spaccare lo stereo. Invece succede altro. Rimanete, allora, fino alla fine. Non ve ne pentirete, e non solo per il colpo di scena.
Un consiglio: il film italiano “Holiday”
P.S. visto l’argomento processo, vale la pena segnalare un film italiano di Edoardo Gabbriellini (l’abbiamo visto attore in un sacco di film a partire da Ovosodo di Virzì): Holiday. Esce nelle sale solo tre giorni (dal 23 al 25 ottobre) ma speriamo abbia il successo che gli permetta di rimanere sugli schermi un po’ di più. Si racconta la storia di Veronica (Margherita Corradi, esordiente bravissima, irritante come tanti adolescenti) appena uscita di prigione, dove ha scontato due anni perché accusata dell’omicidio della madre e del suo amante. Non è spoiler perché se ne parla subito, all’inizio, quando Veronica torna a casa e riprende il suo rapporto con Giada (Giorgia Frank, altra da tenere d’occhio), la sua migliore amica. È tutto un andare e ritornare fra presente e passato. Bellissime le scene del processo (molto realistico, sembra di essere in Un giorno in pretura più che in un filmone americano) che ti fanno capire la difficoltà di arrivare alla verità assoluta. Anche qui colpo di scena a pochi secondi dalla fine.