Vince Olly e finisce Sanremo 2025, la 75esima edizione del Festival della Canzone. Nonostante non si possa certo parlare di un anno particolarmente memorabile, qualche perla c’è stata e sappiamo che ci rimarrà nel cuore.

Le aspettative erano basse: la premessa era quella di un’edizione che avrebbe ignorato la politica, le istanze sociali e si sarebbe concentrata solo su temi tradizionali (e tradizionalisti) come amore e famiglia. Ma Sanremo 2025 è stato, anche nella sua “calma” insolita, un Festival attuale, che – che ci piaccia o no – ci ha saputo raccontare a ritmo di musica.

La vittoria: Olly e la sua Balorda nostalgia

A portare a casa il premio più ambito è Olly con la sua Balorda nostalgia, il brano più ascoltato su Spotify e amatissimo dagli italiani, che con la forza del televoto lo hanno reso il primo classificato. Emozionatissimo, dopo l’annuncio ha avuto modo di ricantarla, accompagnato dalle voci del pubblico che ha cantato ogni parola insieme a lui.

Il resto del podio, composto da Lucio Corsi (secondo) e Brunori Sas (terzo) è stata un’ulteriore sorpresa, soprattutto per l’inaspettata esclusione di Fedez (quarto) e Simone Cristicchi (quinto). Tra gli altri premi consegnati nel corso della serata, i due riconoscimenti in onore di Mia Martini decisi dalla stampa (rispettivamente a Lucio Corsi e Simone Cristicchi) e il Premio Tim a Giorgia, consegnato in uno dei momenti più emozionanti della serata.

I grandi esclusi dalla cinquina

L’annuncio della cinquina ha colto di sorpresa il pubblico, che ha espresso tutto il suo disappunto: inaspettato il sesto posto di Giorgia, che con la sua La cura per me aveva ottenuto un record di ascolti ed era data per vincitrice da molti. Non da meno il settimo di Achille Lauro: Incoscienti Giovani è stato un brano amatissimo (e tra i più ascoltati), e a giudicare dalle lamentele del pubblico anche tra i più votati.

Sono stati incapaci di mascherare la sorpresa persino i tre presentatori, tanto che la pausa tra gli ultimi due nomi prima dell’annuncio della cinquina è durata qualche secondo di troppo… E ancora, prima dell’annuncio del televoto, il pubblico ha intonato un coro a favore di Giorgia, che Carlo Conti ha tollerato: “Il pubblico urla Giorgia, e io glielo lascio fare!”.

It takes a woman: Bianca Balti, Geppi Cucciari e Katia Follesa

Nonostante l’esperienza, non si può negare che Carlo Conti non sia stato un direttore artistico carismatico: vuoi il duro compito di succedere a un’eredità come quella di Amadeus, o l’(auto)imposizione concludere ogni serata entro l’01 di notte, il risultato è stata una conduzione fredda, poco entusiasmante. A salvare la situazione però sono state alcune preparatissime co-conduttrici, che durante i loro minuti sul palco dell’Ariston lo hanno illuminato, rendendo lo stesso Conti a volte partecipe di sketch divertentissimi, a volte (suo malgrado) bersaglio battute pungenti.

Una fra tutte sicuramente Bianca Balti, che con il suo entusiasmo ha emozionato e con i una selezione incredibile di abiti, sfilati con l’eleganza che la caratterizza, ci ha fatto sognare anche da casa. Il suo sorriso, brillante più di tutti i gioielli, ha illuminato il teatro, e non si è spento nemmeno in occasione della finale, quando è tornata a sorpresa a presentare alcuni premi.

Attesissime erano anche Katia Follesa e Geppi Cucciari, rispettivamente co-conduttrici della terza e quarta serata, che ci hanno strappato le risate più forti di tutto il Festival. Il siparietto di Katia con Simon Le Bon – il bacio atteso una vita – e l’annuncio di Geppi per scusarsi dei brani “internazionali” durante la serata cover sicuramente resteranno nella storia del Festival (e nei nostri cuori).

Le polemiche: malattia, misoginia, collane… Persino Topo Gigio!

Come da tradizione, Sanremo è occasione per i cantanti di scegliere i brani migliori non solo dal punto di vista di musica e arrangiamenti, ma soprattutto in termini di testi. Tematiche che fanno discutere (come i canti di protesta degli scorsi anni), che fanno pensare o che semplicemente raccontano di grandi sofferenze hanno, all’Ariston, l’occasione per brillare, e ovviamente ogni anno non mancano le polemiche.

Nel 2025 ad aprire le danze è stata una discussione che ha addirittura anticipato il Festival, quella legata ai testi misogini di alcuni rapper (tra cui Tony Effe) sfociata poi in una vera e propria caccia alle streghe accompagnata da lunghe analisi nei salotti televisivi. Già dalla prima sera poi è iniziata la polemica intorno a Quando sarai piccola, il brano di Simone Cristicchi sulla malattia della madre e le responsabilità di un figlio caregiver. Molti hanno accusato l’artista di “romanticizzare” la malattia, presentandola come mero tema “strappalacrime” e lasciando volontariamente fuori dalla narrazione gli aspetti più dolorosi dell’esperienza.

Poi non potevano certo mancare le polemiche dietro le quinte, vere o presunte: dalla rabbia di Lucio Corsi per la mancata ricezione del suo messaggio insito nel duetto con Topo Gigio a quello che avrebbe visto Tony Effe prendersela prima con Noemi dopo le prove e poi con qualche misterioso stylist. Di quest’ultima abbiamo conferma, perché lo ha raccontato lo stesso rapper ospite a Rai Radio 2: «Mi hanno tolto la collana prima di salire, ora sono cazzi».

Sanremo vetrina: non chiamiamoli esordienti

Il cast dei Big in gara era denso di nomi ben noti, ma anche quest’anno Sanremo ha mantenuto la promessa di rappresentare la musica di ieri, oggi e domani. Anche se tutt’altro che esordienti, Lucio Corsi e Joan Thiele sono stati due grandi sorprese: con Volevo essere un duro ed Eco hanno dimostrato che il cantautorato italiano è vivo e vegeto, e anche le future generazioni sanno raccontare la realtà utilizzando – forti delle loro nuove prospettive – gli strumenti dei grandi autori.

Tante emozioni anche per le Nuove Proposte, soprattutto per il vincitore Settembre che con la sua Vertebre ha davvero portato alle lacrime il pubblico dell’Ariston e conquistato i cuori degli italiani in diretta. Ex allievo di X Factor con qualche anno di esperienza alle spalle, il giovane Andrea ha provato che si può tenere il palco come professionisti anche senza il peso della fama, e sicuramente lo rivedremo al Festival.

Sanremo GenZ: amore nuovo, resistenza e slogan

E, ultimo ma non per importanza, i brani di quest’anno hanno dimostrato che c’è ancora tanto da dire sull’amore, soprattutto oggi, e renderlo centrale non significa fare un passo indietro”” . È un sentimento senza tempo che in questo momento storico è a tutti gli effetti nuovo: si scontra con l’incomunicabilità, i pericoli dei social media e le sfide delle relazioni brevi (ma non per forza leggere).

Se ne parla a Sanremo come se ne parla in ogni altro luogo: dai “cuoricini” velenosi dei Coma_Cose fino alle situationship, passando per le scelte che intimidiscono cantate da Noemi e la voglia di buttarsi cantata da Giorgia. E non si può parlare del mondo, d’amore e di noi senza fare politica: ecco perché questo Festival non ha mantenuto la promessa di lasciarla fuori dal palco. Dagli slogan importanti come quello lanciato dalle giovanissime Vale Lp e Lil Jolie sul consenso fino ai testi come quello di Shablo, Rocco Hunt e Willy Peyote, all’Ariston la politica è entrata eccome, ma nella sua forma migliore: quella fatta con amore.