«Cantare d’amore non basta mai»: quanta ragione aveva Eros Ramazzotti, e quanto si sbaglia chi crede che il «ritorno al microcosmo» al quale ci ha preparato Carlo Conti sia un passo indietro. C’è ancora tanto da dire sull’amore, soprattutto oggi: è a tutti gli effetti nuovo, si scontra con l’incomunicabilità, i pericoli dei social media e le sfide delle relazioni brevi (ma non per forza leggere). Parlarne a Sanremo non sarà rivoluzionario, ma è un modo per raccontare la nostra realtà.

Al centro dei testi di questa edizione del Festival c’è sì il sentimento più cantato di sempre, ma in una veste del tutto nuova. Non è più un’emozione eterna (vissuta o agognata), ma un sentimento che a volte dura un giorno solo, ed è cambiato insieme a noi.

Sanremo e l’amore nuovo: Cuoricini, l’amore millennial

Tra i fenomeni tipici della nostra epoca social spicca per esempio la textlashionship, di cui parlano i Coma_Cose nella loro Cuoricini. Per la prima volta la coppia porta un brano movimentato e leggero, come i singoli che li hanno resi celebri, ma quella che raccontano è una storia che fa pensare.

Il neologismo unisce “text” e “relationship”, e indica una relazione che avviene principalmente attraverso lo scambio di messaggi di testo. È uno dei termini scelti anche dagli esperti linguistici di Babbel per descrivere l’amore nella nostra epoca. Viene definita come un legame che può anche avere una connessione emotiva profonda, ma spesso manca della presenza fisica.

L’immagine dipinta dai Coma_Cose è proprio questa: una coppia (forse di neosposi millennial come loro) ormai “lontana”. Non a causa di distanza fisica o mancanza di amore, ma dalla costante performance sui social media, a discapito dell’intimità. I cuoricini di cui cantano altro non sono che i simboli rossi che appaiono quando si mette o si riceve un like. «Se mi trascuri impazzisco», canta la frontwoman California, raccontando la realtà di tante (troppe) coppie per cui la convivenza diventa un mero “scrollare” in compagnia.

Persino sotto alla notizia

Crolla il mondo

Un divano e due telefoni

È la tomba dell’amore

Ce l’ha detto anche un dottore

Tra paura e passione, l’amore per Rose Villain e Noemi

Non rinuncia al desiderio invece Rose Villain. Con Fuorilegge, parla di una relazione già avviata in cui però la mancanza si fa sentire con la stessa intensità dei primi mesi insieme. Sposata da quasi tre anni con il produttore Sixpm, Rose ha raccontato di come il brano sia nato proprio dall’esperienza personale. Il suo obiettivo è spronare le coppie a tenere accesa la fiamma della passione, anche dopo tanto tempo insieme.

Che cosa fai

Mentre tutti sognano?

Forse ho oltrepassato il limite di ore senza te

Sento il tuo nome e inizia a piovere

Uno dei brani che raccontano meglio l’”amore nuovo” è però quello che porta in gara Noemi, nato dalle penne di Blanco e Mahmood. In Se ti innamori muori la cantante racconta di una relazione che si prepara ad evolvere, mettendo i protagonisti di fronte a scelte di vita da prendere insieme che spaventano. Ci si scontra con le differenze, le distanze (anche fisiche), le ragioni della mente e quelle (più convincenti) del cuore.

«Quando si vivono certe dinamiche», ha spiegato la cantante, «le strategie lasciano il tempo che trovano. Quando abbiamo il coraggio di vivere profondamente i nostri sentimenti, dare tutto e abbandonarci nelle braccia di qualcuno è come aver paura di morire. Perché non dipende più tutto da noi».

È questa fragilità che ci dà la possibilità di capire chi siamo, scommettere sugli altri e vivere fino in fondo. È una cosa che oggi abbiamo molta paura di fare, perché viviamo in una società molto egocentrica e affidare il cuore a qualcuno ci fa sempre più paura.

Sanremo e nuovo amore: la situationship, in tutte le salse

Ma a regnare sovrano, a Sanremo 2025, è l’amore travolgente, trasgressivo, rubato e vissuto in attimi. Sono relazioni fugaci che ad alcuni danno tutto (come racconta Olly), ad altri invece tolgono anima e cuore (ce ne parla Irama). È il racconto della situationship, il rapporto leggero che non ha definizione, a spiccare tra i testi di Sanremo 2025: d’altronde, secondo i dati è la dinamica relazionale che si trova a vivere la metà dei ragazzi tra i 18 e i 35 anni (Yougov).

Si tratta di un’intesa fatta di chimica e di leggerezza, caratterizzata spesso proprio dal sentirsi in un «limbo infernale», come canta Gaia in Chiamo io chiami tu. Non si sa quali siano i limiti, le responsabilità (verso se stessi e l’altra persona), quanto durerà: eppure non si riesce a porre fine al rapporto.

Dell’insicurezza che spesso è la conseguenza peggiore per le donne parla Sarah Toscano, che in Amarcord rivive una sera passata tra luna park e ruote panoramiche con un innamorato che l’ha illusa, ma nemmeno troppo («Sai però, in un film io con te non mi ci immagino»). Anche Clara, con la sua Febbre, aggiunge immagini e colori al racconto dell’amore GenZ per definizione.

Non dire “je t’aime”

Dimmelo se

Ciò che provi è solo febbre

Che sale e scende

Che mi fa male male

Un’altra caratteristica delle situationship è la forte attrazione tra i partner, tanto che spesso si tratta di intese esclusivamente sessuali. Questo aspetto è raccontato in brani come Tu con chi fai l’amore dei The Kolors (scritto da Calcutta), in cui la voce inconfondibile di Stash rende la cronaca di un appuntamento all’insegna del desiderio una hit preannunciata.

Che cosa stupida

Tanto la cosa importante non è

Tu con chi fai l’amore

Stasera

Domani

Chissà

Sanremo e il nuovo amore: nuovi uomini, nuove canzoni

Ma a cambiare non è solo la narrazione dell’amore romantico: in questa edizione del Festival tanti artisti raccontano l’amore per la famiglia, la propria città e le origini con uno sguardo nuovo.

Uno dei brani più emozionanti è infatti quello di Simone Cristicchi, che con Quando sarai piccola dedica un brano-lettera a una madre malata che perde (e perderà) man mano i ricordi, prima della loro vita insieme e poi della sua vita prima dell’arrivo del figlio. Sarà suo compito aiutarla a riscrivere la sua storia e ricomporla ogni giorno, restituendole tutto l’amore che lei gli ha dato crescendolo.

C’è quella rabbia di vederti cambiare

E la fatica di doverlo accettare

Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria

Che non so dimenticare

Abbandona (o almeno si sforza di farlo) l’armatura della mascolinità inscalfibile Tony Effe, che nella sua Damme ‘na mano cita, tra le ragioni per cui non bisognerebbe innamorarsi di uno come lui, l’amore eterno solo per una donna, la mamma Annarita. Che la mamma, per i figli maschi, sia sempre la mamma, lo conferma anche Lucio Corsi. All’inizio della sua Volevo essere un duro, ricorda chi ha mosso con lui i primi passi nel mondo raccontandogli la vita come se fosse semplice.

Il suo racconto di ragazzo è una delle perle di questo Festival, e conquisterà anche chi non ama lo stile cantautorale dell’artista. Testi come questi ci confermano che i passi avanti li stiamo facendo, nella società come nella musica, e dobbiamo saperli riconoscere. Non è scontato che arrivino su un palco come quello dell’Ariston storie nuove, di uomini nuovi che parlano a chi, come loro, è stanco di non potersi abbandonare alle emozioni.

A loro parla anche Brunori Sas, rinunciando a scudi e sconti: in L’albero delle noci l’artista calabrese si mette a nudo e canta la rivoluzione travolgente che è la paternità.

Vorrei cantarti l’amore, amore

Il buio che arriva nel giorno che muore

Senza cadere

Nella paura di farti male

Nella debolezza della piccola Fiammetta, Dario (Brunori) trova la forza che non sapeva di avere. E a noi regala il privilegio di averlo accompagnato, anche se per pochi minuti, nella realizzazione di questo amore che tutto trasforma. E forse sì, un po’ lo abbiamo già sentito (per esempio, in Angelo di Francesco Renga), ma alla fine non ci stanca mai.