Le prime tre puntate della seconda stagione de Il Signore degli Anelli – Anelli del Potere sono disponibili a partire da oggi su Prime Video. Quanto basta per rituffarsi nella Terra di Mezzo e riprendere le fila, perché per gli episodi successivi bisognerà attendere appuntamenti settimanali. Ad annunciarlo è proprio Prime Video, che rilascerà i prossimi appuntamenti della serie tv prequel de Il Signore degli Anelli una volta a settimana per tutto il corso di settembre. Per il gran finale bisognerà attendere il 3 ottobre, ma sicuramente si rimarrà ancora una volta col fiato sospeso. 

La prima stagione è stata un vero successo, nonostante i timori iniziali dei fan. Ispirata ad un testo minore e ambientata durante la Seconda Era (oltre un centinaio di anni prima della nascita di Bilbo, Frodo e i protagonisti a cui ci siamo affezionati nei film), la serie racconta una storia inedita. Quella di Galadriel (interpretata da Morfydd Clark), più giovane e inesperta di come l’abbiamo vista nella saga originale. Ma soprattutto ci consente di immergersi ancora di più nel mondo complesso inventato da Tolkien. E riesce, forse molto più dei film, nell’intento di farci riflettere. 

Galadriel nella seconda stagione della serie. Foto di Ben Rothstein / Prime Video

Il Silmarillon: il potere secondo Tolkien e la vera storia della serie 

Il male spaventoso può nascere, e di fatto nasce, da una radice apparentemente buona.

A scriverlo fu proprio John Ronald Reuel Tolkien, autore della saga del Signore degli Anelli, nel 1951, in una lettera ad un amico.

«Il desiderio di fare del bene al mondo e agli altri in fretta e secondo i progetti del benefattore è un tema ricorrente nella storia».

È con queste parole che presenta per la prima volta l’obiettivo della sua opera magna, Il Silmarillon. Più che Lo Hobbit o la trilogia dell’anello, è questo testo a fornire la vera e propria filosofia dell’autore. Uscirà postumo – dopo un gran lavoro di cura portato avanti anche dal figlio Christopher – ma è con questa nuova saga che ottiene finalmente la popolarità a cui l’autore auspicava.

Fantasy per eccellenza che sfocia, per il suo genio, in un racconto mitologico e cosmogonico, è qui che Tolkien introduce il racconto sui tre anelli realizzati prima dell’Unico. E si prende davvero il tempo di spiegare cosa essi rappresentino e come mai, dopo il loro arrivo, la Terra di Mezzo non sia più stata la stessa.

Gli anelli e il potere 

Nella saga tradizionale, la storia degli anelli era raccontata con queste parole: «Sette anelli ai principi dei nani nelle loro rocche di pietra. Nove agli uomini mortali che la triste morte attende e tre ai re degli elfi sotto il cielo che risplende». Più uno «per l’oscuro signore della terra di Mordor, dove l’ombra nera scende».

Simboli supremi del controllo e del potere, alle origini di questi strumenti vi era in realtà la volontà degli Elfi di preservare la bellezza del loro regno, guarire più in fretta e aiutare i popoli vicini a migliorare le proprie terre. A forgiarli fu, come vediamo anche nella serie, Celebrimbor, l’elfo fabbro (interpretato da Charles Edwards), ma con l’aiuto di un Sauron in incognito. Il piano del futuro Oscuro Signore era infatti quello di conquistarsi la fiducia degli Elfi e guidarli nella creazione degli anelli del potere, per poi servirsene per assoggettare tutti i popoli di Aire al suo dominio. Diciannove anelli per quattro terre, ma solo un anello (l’Unico) forgiato su misura per lui, superiore a tutti. 

Nella serie, il racconto non è stato riprodotto con la fedeltà auspicata dai fan. Non solo sono stati aggiunti diversi personaggi – anche tradizionalmente appartenenti ad altri tempi – ma la stessa creazione degli anelli è stata anticipata e modificata per avallare la narrazione. Nonostante questi cambiamenti, la forza del racconto non si è persa e ora non resta che scoprire come ci si connetterà con la saga principale.

Il Signore degli Anelli – Anelli del Potere 2: dove eravamo rimasti 

Ne Gli Anelli del Potere non si parla solo delle origini degli anelli: al centro della storia c’è anche una giovane Galadriel, che già appariva nei film (interpretata dalla magnifica Cate Blanchett!). Il suo è da sempre uno dei personaggi più amati dai fan e qui mostra un lato immaturo, ostinato e guerrigliero. Dopo la morte del fratello per mano di Sauron, l’elfa si impone di trovare il nemico e sconfiggerlo. Parte dunque con un’armata, ma la sua avventura viene interrotta prima del previsto: la notizia della morte di Sauron, misteriosa come il suo arrivo, comincia a circolare e lei viene richiamata nella terra natale. 

Celebrimbor durante la forgiatura degli anelli. Foto di Ben Rothstein / Prime Video

Ma davanti alle porte di Valinor, il Regno degli Elfi, la guerriera ostinata torna indietro: non è convinta, a ragione, che l’oscuro padrone sia morto e intende trovarlo da sola. E, suo malgrado, lo farà: è proprio con le ultime scene della prima stagione che si scopre la vera identità di Sauron, che si era finto alleato (e soccorritore) dell’elfa arrivando perfino ad ottenere la fiducia di Celebrimbor impegnato a creare gli anelli.

Galadriel e Elrond in una scena della serie. Foto di Ben Rothstein / Prime Video

Intrecciate alla narrazione delle vicende di Galadriel sono le gesta di un giovanissimo Elrond (Robert Aramayo) che si reca nel Regno dei nani Durin per recuperare il mithril. Sullo sfondo, anche un’imminente guerra tra Uruk e uomini sullo sfondo (che i fan di Tolkien sanno essere il processo che porterà alla creazione del grande regno di Numenor, guidato da Isildur) e la nascita di quello che sarà il regno di Mordor. 

Poppy e Nori. Foto di Ross Ferguson / Prime Video

Sono molti i personaggi non canonici (ovvero non previsti dai testi originali) che si intrecciano alle gesta dei protagonisti, come le Pelopiedi (antenate degli Hobbit) Nori (Markella Kavenagh) e Poppy (Megan Richards), insieme al loro misterioso compagno, un uomo caduto dal cielo. 

Cosa ci aspetta nella prossima stagione

Ma la vera storia dei protagonisti, della Seconda Età e degli anelli – che da tre devono diventare 19 e poi uno solo – è appena cominciata. Lo conferma Lloyd Owen (Elendil), il cui personaggio è stato fortemente rielaborato ai fini della narrazione: «Elendil è un personaggio già noto ai fan della saga, che però nella serie – e in particolare nei prossimi episodi – avrà l’occasione di mostrare una parte di sé ancora sconosciuta. Nel Signore degli anelli è un eroe pronto a sacrificarsi, mentre qui per la prima volta è davvero un essere umano, che non sempre riesce a prendere le decisioni giuste». 

Scopriremo altre sfumature anche del personaggio di Kemen (interpretato da Leon Wadham), che in questa stagione comincia ad avere con Elendil una competizione. La sua ambizione guiderà le sue scelte e la sua evoluzione narrativa, rendendolo uno dei personaggi più ambigui e interessanti. Come ci ha raccontato Wadham, «Kemen sa di aver trascorso una vita piena di agi e non intende rinunciarci. Il ruolo del padre comincia a vacillare e lui capisce presto che è il momento di lottare per ottenere il potere per sé». 

Anche per Gil-Galad (Benjamin Walker) si prospetta una stagione ricca di sorprese: «Chiunque abbia letto i libri sa che Gil-Galad ha due anime: da una parte è un politico, un peacekeeper», ci ha spiegato Walker, «dall’altra è un ex guerriero. In questa stagione lo vedremo alle prese con una pace sempre più fragile e – suo malgrado – con il ritrovo dell’essenza del soldato che è rimasta dentro di lui». 

Sauron, la banalità del male 

Ma le vicende più attese sono quelle di Sauron. Antagonista epocale e vera incarnazione del male ne Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, con i racconti tratti da Il Silmarillon avremo l’opportunità di conoscerne le origini. E, come ha raccontato Charlie Vickers (che gli dà il volto), forse anche scoprirci più simili a lui di quanto non vorremmo. 

«Il mio obiettivo è chiarire le intenzioni di Sauron. Il suo è un piano molto dettagliato, è convinto di essere il solo a poter salvare la sua terra. Non sempre sarà facile empatizzare con lui», ha spiegato Vickers, «ma credo si riuscirà a capire com’è arrivato ad essere il nemico che abbiamo conosciuto in Lo Hobbit. In questa stagione lo vedremo togliersi una maschera, solo per realizzare che ne porta un’altra… E un’altra, e un’altra ancora!»

Sauron, nella sua forma umana e ancora relativamente vulnerabile, è più simile a noi di quanto non lo sia nella saga tradizionale. Il suo percorso ci dimostra la banalità del male, un concetto che – insegna Tolkien – non sempre intrecciamo all’idea del potere.

«La maggior parte dei personaggi della serie ottiene potere prima di rendersi conto delle sue conseguenze», ha raccontato Markella Kavenagh (Nori). «Credo sia interessante vedere non solo come cambia il loro carattere una volta che comprendono la grandezza, ma anche come piano piano si concentrano solo su di esso e si dimenticano degli altri. E piano piano rimangono soli, isolati e senza nessuno che possa davvero aiutarli». 

Gli anelli del potere: cosa ci insegna Tolkien?

Il potere nel Signore degli Anelli è una droga, affascina e logora, lasciando dietro di sé sofferenza, povertà e distruzione. Ma serve anche per fare del bene, come dimostra la figura di Gil-Galad, o per proteggere i più deboli, come nel caso dello sconosciuto amico delle giovani Pelopiedi.

Il potere è pericolosissimo e forse l’unica cosa più pericolosa è l’assenza di esso

spiega invece Owain Arthur (Durin IV), «ma sono le storie come questa che ci portano a farci domande importanti a riguardo. Io cosa farei? Sarei in grado di resistere? Saprei accontentarmi?». 

Tolkien ci presenta il potere nella sua forma più spaventosa e ci mostra le conseguenze del suo abuso. Ma racconta anche la bellezza, forse utopica, della politica. Lo vediamo nelle immagini di comunità che se ne servono per migliorare la vita di tutti e negli eroi, così votati ai loro valori da non temere di rinunciare all’ambizione. L’autore, nei suoi scritti, non offre mai una soluzione o una verità assoluta, ma ci obbliga a interrogarci. 

«È come se Gil-Galad fosse un padre che si ritrova a crescere un figlio adolescente», ha spiegato Benjamin Walker, riflettendo sul suo personaggio. «La Terra di Mezzo è nella sua adolescenza e ha bisogno di una guida ferma, a volte anche antipatica, ma saggia». Guardando le sorti della Seconda Era e quelle del mondo in cui viviamo, non possiamo fare a meno di chiederci se la nostra epoca ha superato l’adolescenza. Sapremmo – più che sconfiggere – riconoscere i Sauron del mondo reale? Sapremmo resistere alle loro soluzioni facili e alle loro promesse vane? Tolkien qualche dubbio lo ha.