Dopo la prima partecipazione, avvenuta nell’edizione 2020 del Festival, Willie Peyote sarà tra i big in gara della 75° edizione del Festival di Sanremo con il brano Grazie ma no grazie. A quattro anni dal singolo che gli ha regalato il Premio della Critica Mia Martini e il disco di Platino e la sesta posizione nella classifica finale su 26 artisti quell’anno in gara, le sua evoluzione come musicista promette un altro grande successo e un singolo che farà ballare, sì, ma anche ragionare.
Chi è Willie Peyote
Diciamolo pure: non tutti conoscono Willie Peyote. Il rapper è sulla piazza da ben più di dieci anni, eppure i suoi brani sono più che altro di nicchia, amati da tutti i fan della musica indipendente (che quest’anno saranno ben soddisfatti dato che sul palco saliranno anche, tra gli altri, Joan Thiele, i Coma Cose e altri protagonisti della scena indie).
Eppure le sue doti musicali sono sono straordinarie e, unite alla sua capacità di parlare a una generazione (quella dei Millennial) vessata dalla depressione in modo provocatorio e ironico, hanno creato un vero fenomeno che promette di far vibrare l’anima del pubblico anche a Sanremo 2025.
Nel corso della sua carriera, Peyote ha pubblicato sei album da solista che sono dei veri gioiellini: Manuale del giovane nichilista, Non è il mio genere, il genere umano, Educazione Sabauda, Sindrome di Tôret e Iodegradabile, Pornonostalgia e diversi EP, l’ultimo dei quali è Sulla Riva del fiume. Nessuno di questi album si può incasellare nel rap classico: lo stile di Willie Peyote è innovativo, con sonorità originali davvero travolgenti.
Le ultime mosse di Willie Peyote
Ancora prima di terminare la sua partecipazione alla 71ma edizione del Festival della Canzone italiana con il brano Mai dire mai (la locura), la casa editrice People ha pubblicato Dov’è Willie?, una conversazione tra Willie Peyote e Giuseppe Civati, un dialogo in cui discutere della scena musicale e del contesto culturale, di Torino, dell’Italia, delle cose che contano (e ovviamente della sua esperienza al Festival).
Tra gli stop causati dalla pandemia e le difficoltà ad essa legate, il 2021 è stato per Willie come per molti altri artisti un anno difficile, ma questo non gli ha impedito di suonare occasionalmente sui palchi italiani. Il vero ritorno è stato nel 2022, l’anno di PORNOSTALGIA. Il disco, il cui singolo-manifesto Fare Schifo (con la partecipazione di Michela Giraud è stato pubblicato il 6 maggio, vantava collaborazioni con artisti del calibro di Samuel, Jake La Furia e Speranza. Ma anche personaggi del mondo dello spettacolo, soprattutto comico, come Emanuela Fanelli e la stessa Michela Giraud.
Terminato il tour legato all’album, Willie Peyote ha rilasciato uno dei suoi ultimi brani inediti lo scorso maggio, Picasso, seguito subito da Frecciarossa e altri appuntamenti sui palchi d’Italia tra l’autunno e l’inverno.
Il 25 aprile 2024 l’artista ha rilasciato l’EP Sulla riva del fiume, insieme al singolo Giorgia nel Paese che si meraviglia, e CHISSÀ (insieme a Ditonellapiaga) un progetto che vuol essere la prima parte di un album vero e proprio, che andrà a concludere la cosiddetta «trilogia sabauda» (insieme a Educazione Sabauda e Sindrome di Tôret).
Un rapper fuori dal comune
Ma andiamo alle curiosità su Willie Peyote. Come abbiamo già detto, è un rapper. Eppure non è nato come tale: al contrario, ha iniziato da adolescente ad avvicinarsi alla musica con l’obiettivo di fare rock.
Poi, è nata una passione viscerale per il punk: insieme al beatmaker Kavah e al musicista Shula, Peyote fonda il gruppo S.OS. Clique e con loro pubblica anche un EP, intitolato l’Erbavoglio. Solo dopo queste esperienze, prendendo atto che via via le parti rappate entravano sempre più a far parte dei suoi brani, Peyote ha deciso di dedicarsi alla carriera da solista e di abbracciare totalmente il rap.
Il vero nome di Willie Peyote
Willie Peyote è un nome d’arte: il vero nome del rapper è Gugliemo Bruno. Ai tempi degli S.O.S. Clinique, il big in gara a Sanremo 2025 si faceva chiamare Gugi.
Poi, con l’ingresso ufficiale nel mondo del rap, Bruno ha creato un mix ironico e divertente: Willie Peyote uno pseudonimo che si rifà al personaggio Wile E. Coyote, lo sfortunato personaggio Warner Bros. che tenta sempre (fallendo) di acchiappare il velocissimo Beep Beep. Il nome è ricalcato in modo da far riferimento contemporaneamente al suo vero nome (Gugliemo, che in inglese è William) e al peyote, una pianta allucinogena.
L’ingresso nel mondo della musica di Willie Peyote era quasi già scritto. Il padre, infatti, da giovane faceva il musicista e Willie lo seguiva in tourneé. Da ragazzo, inoltre, ha fatto il batterista: questa esperienza gli ha concesso di guardare con curiosità a cosa succedeva sul palco, dandogli una posizione quasi “trasparente” seppur fondamentale, una punto di vista privilegiato su un panorama complesso.
La faccia da bravo ragazzo
Quando si pensa a un rapper si pensa subito a un personaggio forte, duro, un vero macho: ecco, Willie Peyote ha scardinato questa immagine presentando sé stesso nella maniera più naturale possibile.
Peyote ha la classica faccia da bravo ragazzo. Anzi, no, diciamola tutta; ha l’aria da intellettuale, forse un po’ radical chic, che ti fa pensare che al massimo potrebbe ascoltare musica, piuttosto che farla.
Ed è proprio questa la sua forza: mostrandosi per ciò che è, senza diventare un “personaggio”, Willie Peyote invita già a riflettere sul fatto che la musica non è il musicista, la musica non è l’aspetto di chi canta: la musica è musica, senza se e senza ma. Sul suo aspetto da bravo ragazzo scherza anche in uno dei suoi successi, l’Outfit Giusto, dicendo: La gente mi guarda e mi dice tu non sembri un rapper. Si direbbe, sembri tipo un batterista o un impiegato. Sono stato entrambi e in entrambi i casi licenziato.