Willie Peyote a Sanremo con la canzone “Mai dire mai (la locura)”
Willie Peyote sale sul palco di Sanremo 2021 entrando ufficialmente a far parte dei 26 cantanti big in gara con la canzone “Mai dire mai (la locura)”. Il rapper torinese è stato inserito nella scaletta della seconda serata di Sanremo 2021.
Willie Peyote porta sul palco tutte le perplessità di una generazione particolare, quella dei Millennials. Ragazzi nati negli anni 80, a cui era stato promesso il mondo e, invece, stanno attualmente raccogliendo le briciole. Andiamo a scoprire di cosa parla il testo di “Mai dire mai (la locura)” e tutte le curiosità su Willuie Peyote.
Mai dire mai (la locura): significato del testo della canzone di Willie Peyote a Sanremo 2021
Non stupisce che Amadeus abbia portato Willie Peyote a Sanremo 2021: la sua canzone è pungente e più che a vincere il Festival in sé (che di certo sarebbe un gran bel traguardo) punta ad aggiudicarsi il premio della critica.
Mai dire Mai (La locura) è arguta su più livelli: il nome tra parentesi ci riporta al protagonista di Boris, René Ferretti, che in un episodio della serie ha a che fare con la locura, ovvero per il guizzo di finta sostanza che in realtà è solo apparenza.
Il testo si muove su diversi livelli: Peyote denuncia, in modo ironico, il sistema discografico italiano portando proprio sul palco dell’Ariston un brano che dissacra il classico sistema musicale della Penisola.
Il colpo da maestro? Il riferimento a quanto accaduto lo scorso anno tra Bugo e Morgan: le brutte intenzioni…che succede? Mi sono sbagliato dice Peyote nel suo brano, che non le manda a dire proprio a nessuno.
Chi è Willie Peyote
Diciamolo pure: non tutti conoscono Willie Peyote. Il rapper è sulla piazza da ben dieci anni, eppure i suoi brani sono più che altro di nicchia, amati da tutti i fan della musica indipendente (che quest’anno saranno ben soddisfatti dato che sul palco saliranno anche, tra gli altri, Fulminacci, Lo Stato Sociale, Coma Cose e altri protagonisti della scena indie).
Eppure le sue doti musicali sono sono straordinarie e, unite alla sua capacità di parlare a una generazione vessata dalla depressione in modo provocatorio e ironico, hanno creato un vero fenomeno che promette di far vibrare l’anima del pubblico di Sanremo 2021.
Peyote ha pubblicato cinque album da solista che sono dei veri gioiellini: Manuale del giovane nichilista, Non è il mio genere, il genere umano, Educazione Sabauda, Sindrome di Tôret e Iodegradabile.
Nessuno di questi album si può incasellare nel rap classico: lo stile di Willie Peyote è innovativo, con sonorità originali davvero travolgenti.
La carriera
Ma andiamo alle curiosità su Willie Peyote. Come abbiamo già detto, è un rapper. Eppure non è nato come tale: al contrario, ha iniziato da adolescente ad avvicinarsi alla musica con l’obiettivo di fare rock.
Poi, è nata una passione viscerale per il punk: insieme al beatmaker Kavah e al musicista Shula, Peyote fonda il gruppo S.OS. Clique e con loro pubblica anche un EP, intitolato l’Erbavoglio.
Solo dopo queste esperienze, prendendo atto che via via le parti rappate entravano sempre più a far parte dei suoi brani, Peyote ha deciso di dedicarsi alla carriera da solista e di abbracciare totalmente il rap.
Il vero nome di Willie Peyote
Willie Peyote è un nome d’arte: il vero nome del rapper è Gugliemo Bruno. Ai tempi degli S.O.S. Clinique, il big in gara a Sanremo 2021 si faceva chiamare Gugi.
Poi, con l’ingresso ufficiale nel mondo del rap, Bruno ha creato un mix ironico e divertente: Willie Peyote si rifa al personaggio Wile E. Coyote, lo sfortunato personaggio Warner Bros che tenta sempre (fallendo) di acchiappare il velocissimo Beep Beep.
Il nome è ricalcato in modo da far riferimento al suo vero nome (Gugliemo, che in inglese è William) e al peyote, una pianta allucinogena.
La musica nella vita di Peyote
L’ingresso nel mondo della musica di Willie Peyote era quasi già scritto. il padre, infatti, da giovane faceva il musicista e Willie lo seguiva in tourneé.
Da ragazzo, inoltre, ha fatto il batterista: questa esperienza gli ha concesso di guardare con curiosità a cosa succedeva sul palco, dandogli una posizione quasi “trasparente” seppur fondamentale, una punto di vista privilegiato su un panorama complesso.
La faccia da bravo ragazzo
Quando si pensa a un rapper si pensa subito a un personaggio forte, duro, un vero macho: ecco, Willie Peyote ha scardinato questa immagine presentando sé stesso nella maniera più naturale possibile.
Peyote ha la classica faccia da bravo ragazzo. Anzi, no, diciamola tutta; ha l’aria da intellettuale, forse un po’ radical chic, che ti fa pensare che al massimo potrebbe ascoltare musica, piuttosto che farla.
Ed è proprio questa la sua forza: mostrandosi per ciò che è, senza diventare un “personaggio”, Willie Peyote invita già a riflettere sul fatto che la musica non è il musicista, la musica non è l’aspetto di chi canta: la musica è musica, senza se e senza ma.
Sul suo aspetto da bravo ragazzo scherza anche in uno dei suoi successi, l’Outfit Giusto, dicendo: La gente mi guarda e mi dice tu non sembri un rapper. Si direbbe, sembri tipo un batterista o un impiegato. Sono stato entrambi e in entrambi i casi licenziato.