La sua è stata una vita all’insegna dell’arte, grazie al papà cascatore (uno stuntman italiano) e agli esordi – giovanissima – nel cinema western. Nel corso della sua carriera, iniziata negli anni Settanta, è diventata una delle artiste più amate non solo dai fan ma anche dalla critica. Ha ottenuto sei targhe Tenco, classificandosi nella lista delle più premiate. Oggi – 4 aprile – è il suo compleanno: ripercorriamo insieme la carriera di Fiorella Mannoia a partire dai suoi grandi successi.

Dopo alcuni cameo nei cosiddetti spaghetti westernUna colt in mano al diavolo, E il terzo giorno arrivò il corvo e Sei bounty killers per una strage – una giovanissima Fiorella Mannoia si iscrive al Festival di Castrocaro. Al suo debutto nel mondo della musica ottiene un primo contratto discografico grazie alla sua voce così fuori dal comune.

È il 1968 e l’Italia si prepara a seguire il resto del mondo nella scoperta della controcultura e dell’amore libero. I primi brani che incide sui 45 giri inneggiano ad una libertà che ancora non era stata davvero conquistata, come Rose in cui un testo viene censurato.

Compleanno Fiorella Mannoia: «Getta le tue reti, buona pesca si farà»

Il primo successo arriva con l’inizio degli anni Ottanta, insieme al già noto Pierangelo Bertoli, con cui realizza Il Pescatore. È una canzone struggente scritta con due punti di vista, quello di un pescatore che muore in mare e quello della moglie che lo aspetta a casa. E lo tradisce.

Nel 1981 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con il brano Caffè nero bollente, poi al Festivalbar con E muoviti un po’. Tra il 1983 e il 1987 partecipa più volte ad entrambe le kermesse, consacrandosi tra le voci più amate dagli italiani. E collezionando i primi successi. Comincia anche a collaborare con il musicista e produttore Mario Lavezzi, già famoso per la sua sinergia con Loredana Bertè.

Quello che le donne non dicono: il 1987 e il successo

Quando, nel 1987, debutta alla 37esima edizione del Festival di Sanremo con Quello che le donne non dicono (scritta da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone), non ottiene subito il successo. Si classifica ottava, ma vince il Premio della Critica. Quello che vince davvero è il premio del tempo. Oggi questo è considerato uno dei più bei brani della musica italiana ed è la sua canzone più amata.

Con quel «siamo così, dolcemente complicate», Fiorella racconta, con la voce intensa che la contraddistingue, la realtà delle donne come mai prima. Racconta le nostre ipocrisie e le nostre insicurezze, filtrate dallo sguardo di due uomini ma che col suo timbro e la sua emozione non possono che essere veri e propri manifesti della femminilità.

Torna a Sanremo nell’anno successivo con Le notti di maggio (decimo posto, di nuovo Premio della Critica). Poco dopo, debutta con il suo primo grande album: Canzoni per parlare. Sarà a partire da questo progetto che la produzione dei suoi lavori verrà curata dal compagno Piero Fabrizi. L’album vale a Fiorella Mannoia la prima delle sei prestigiose Targhe Tenco, insieme ad un significativo riscontro commerciale. Tra le penne più illustri dietro ai brani, Enrico Ruggeri (che ha creato oltre 5 tracce), ma anche Riccardo Cocciante e Ron.

Gli anni Novanta, i cieli d’Irlanda, la consacrazione tra “i grandi”

Fiorella saluta l’inizio degli anni Novanta con l’uscita – nel 1992 – di I treni a vapore. L’album prende il titolo dall’omonimo brano scritto da Ivano Fossati presente nel progetto. Per presentarlo al pubblico, sceglie il singolo Il cielo d’Irlanda, un brano folk che ottiene subito successo (con oltre 30.000 copie vendute, oggi Disco d’oro). Viene commercializzato anche nei Paesi Bassi, lanciando Fiorella a livello internazionale.

Il secondo singolo, scritto come il primo da massimo Bubola, è I venti del cuore. All’interno dell’album si leggono autori del calibro di Francesco De Gregori ed Eugenio Finardi, insieme ai colleghi con cui aveva già collaborato in precedenza. Nel 1993 viene pubblicata l’antologia Le canzoni, dove Fiorella reinterpreta alcuni dei suoi grandi successi, e l’anno successivo Gente comune, dove l’artista si lancia con cover di successi internazionali (tradotti da Ruggeri).

In questi anni, Mannoia è ormai un’artista affermata con una carriera importante: comincia a collaborare con artisti minori – come Daniele Silvestri e Pacifico – e pubblica il suo primo album live, Certe piccole voci. L’emozione di sentire la sua voce senza filtri è impagabile per i fan e anche questo progetto diventa un successo, certificato doppio disco di platino con oltre 200.000 copie vendute. Il merito è anche della sua reinterpretazione di una hit di un altro collega (e amico) emiliano, Vasco Rossi: la sua Sally è ancora una delle sue cover più amate.

L’amore si odia: cantare le donne

Negli anni Duemila la sua carriera è ormai tra le più importanti della musica italiana e per celebrarla viene invitata alla 50ma edizione del Festival di Sanremo in qualità di superospite. In questi anni – senza rinunciare a pubblicare album e brani inediti – l’artista si lancia in una serie di concerti-evento e progetti live.

Da sempre impegnata in diverse cause sociali: non solo la violenza sulle donne, ma è stata anche sostenitrice del movimento Panafricano. Nel 2005, viene nominata Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (premiata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi). Nel 2009 Fiorella Mannoia è madrina, insieme a Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa e Giorgia, dell’evento Amiche per l’Abruzzo, concerto di beneficenza tenutosi presso lo Stadio San Siro di Milano in favore dei terremotati di L’Aquila.

È a partire da questo evento che inizia l’attività collaborativa con un’altra artista donna dalla voce intensa e dai testi ragionati, Noemi. Esce il 10 settembre 2009 il loro brano in featuring, L’amore si odia. Diventa il singolo apripista di entrambi gli album in uscita delle artiste – Sulla mia pelle di Noemi e Ho imparato a sognare di Fiorella Mannoia. Oggi è disco di platino con oltre 60.000 copie vendute, oltre che uno dei più grandi successi di entrambe.

Per sempre sarò libera, orgogliosa e canto!, Mariposa

In tutti questi anni, Fiorella Mannoia non si è mai davvero fermata, ma il suo ritorno all’Ariston dopo 7 anni è stato celebrato come un ritorno di fiamma. A Sanremo 2024 si presenta con Mariposa, una canzone ispirata alla tragica storia delle sorelle Mirabal che però parla di tutte le donne, nel bene e nel male.

Fiorella, forse per la prima volta sul palco solo con la voglia di divertirsi, fa emozionare con la sua Mariposa e anche se si classifica solo quindicesima si porta a casa il Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo.

A quasi 70 anni, ha saputo ancora raccontare le donne con l’emozione della prima volta ma senza le inutili preoccupazioni. Si è rimessa in gioco duettando con un altro degli artisti che deve il suo successo un po’ anche a lei, Francesco Gabbani, e ballando a piedi nudi e senza pensieri. Ci ha ricordato che la musica – per farla come si deve – la si deve amare, e che bisogna donarsi al 100%. Alla fine, la vittoria non è il premio, ma il ricordo che si lascia. L’emozione che rimane sulla pelle, che sconvolge come il cielo dai colori imprevedibili sopra Dublino.