Chi è Flavio Parenti?
Intercetto Flavio Parenti al telefono, una mattina di fine agosto. Si è ritagliato dieci giorni di vacanza, ma non è riuscito a rilassarsi del tutto. «Bolle tanto in pentola» anticipa il 44enne attore (e tanto altro) nato a Parigi e diventato una star con serie come Un medico in famiglia e Distretto di polizia. Fino a fine gennaio sarà sul set di Il Paradiso delle Signore, dal lunedì al venerdì su Rai 1 alle 16.05: un successo globale, trasmesso in 70 Paesi, che ruota attorno a un grande magazzino nella Milano del 1964. Parenti torna a vestire i panni di Tancredi di Sant’Erasmo, un personaggio vittima di una gelosia cieca nei confronti della moglie Matilde (interpretata da Chiara Baschetti). «È un uomo d’affari che applica la spietatezza all’amore. Terrorizzato all’idea di perdere la donna che ama, cerca di controllarla» dice.
Flavio Parenti e la sua famiglia
Lei è mai stato geloso?
«Forse a 15 anni, quando non sapevo affrontare le delusioni d’amore. Non sono geloso perché sono consapevole della mia libertà e di quella altrui, che rispetto. La gelosia può essere un motore di dialogo, ma si fa problematica quando spinge a ingannare l’altro».
Lei e la sua compagna, l’attrice Eleonora Albrecht, avete la stessa visione del mondo?
«Ci somigliamo su tanti aspetti, stiamo insieme da 14 anni. È anche una questione fisiologica, come i figli che somigliano ai genitori: a prescindere dalla genetica, si finisce per imitarsi a vicenda».
Il rapporto con sua figlia e suo padre
Quanto rivede di sé in sua figlia di 6 anni Elettra?
«Tantissimo, a cominciare da come cerca di far ridere gli altri. Sembro cupo, ma nell’intimità in realtà sono un buffone. Ed Elettra, anche quando viene sgridata, fa la buffona. Io resto di bronzo perché sono più furbo, mentre Eleonora non ce la fa e scoppia a ridere. Mia figlia è bastian contrario, come ero io da piccolo e come sono ancora. È la classica “signorina no”: se le dico di mangiare le carote e lei si rifiuta, applico la psicologia inversa e le chiedo di non farlo. Lei, a quel punto, le mangia. Purtroppo questa strategia funzionerà ancora per poco, presto capirà che è una tattica (ride, ndr)».
A proposito di somiglianze tra genitori e figli: da suo padre ha ereditato l’amore per gli scacchi.
«Mi ha insegnato a giocare a 6 anni e, da adolescente, mentre studiavo recitazione a Genova, ho continuato ad applicarmi (nel 2013 ha vinto l’Open B del Festival internazionale di Roseto, ndr). Per i miei 40 anni mi sono regalato delle lezioni con grandi maestri a livello agonistico per spingermi fin dove potevo arrivare, e sono arrivato a livelli alti. Gli scacchi sono una palestra per la mente, richiedono grande memoria: alcuni studi hanno determinato che l’incidenza di Alzheimer negli scacchisti è più bassa rispetto ad altri perché il cervello è continuamente allenato. Vale anche per la recitazione, che aiuta anche a comprendersi meglio e ad affinare la nostra capacità di stare con noi stessi e gli altri».
Flavio Parenti, non solo film e serie tv
Ha da poco autopubblicato il suo primo romanzo, La Divina Avventura, e su Spotify ha un podcast, Diario d’artista.
«Con il podcast parlo delle difficoltà di questo mestiere e del mio processo di crescita interiore: è un bisogno e una specie di psicanalisi personale che forse può essere utile anche ad altri. In un mondo in cui la comunicazione è diventata estremamente superficiale, mi piace scavare a fondo. Sto già lavorando al prossimo libro, una storia d’amore: sogno di integrare recitazione e scrittura e di pubblicare almeno un romanzo all’anno, ascoltando le opinioni dei lettori per crescere e migliorare».
Che tipo è Flavio Parenti
Si è definito come un mix tra Forrest Gump e James Dean. In che senso?
«Da un lato ho un aspetto ossessivo-compulsivo e, come il personaggio di Tom Hanks, mi concentro su qualcosa e vado avanti senza fermarmi. Quando parlo di James Dean mi riferisco invece alla bellezza, che ho ereditato dai miei genitori (sorride, ndr). Ho usato ciò che avevo a disposizione per aprirmi delle strade e crearmi delle possibilità che, altrimenti, non avrei avuto. A scuola non ero il tipo che piaceva, anzi: prima dei 18 anni ero il tipico nerd con gli occhiali che passava il tempo a giocare a scacchi e videogame (nel 2013 ha fondato Untold Games, oggi una delle realtà più importanti di gaming in Italia, ndr). Da un lato mi porto dietro una dimensione introspettiva, da orso, legata a un’adolescenza fatta di difficoltà; dall’altro ho conosciuto un mondo, come attore, in cui tutto sembra facile, dove ti regalano i vestiti, vai alle feste e vieni riconosciuto».
È un aspetto che la attrae? «No, il nerd in me resiste a ogni tentazione. Ho sempre avuto il sano disagio di chi si mette al bordo della stanza e si vergogna a stare al centro. Magari mi sono precluso tante opportunità, chissà: il fatto è che mi piace stare da solo, sono così preso dalle mie visioni dal voler andare avanti per conto mio. Ma va bene così, dobbiamo assecondare la nostra natura».
Lo vedremo anche qui
La rivedremo in Margherita delle stelle, sulla vita di Margherita Hack.
«Sono suo marito Aldo De Rosa, un uomo di grande bontà, diametralmente opposto a Tancredi. Lui e la moglie (interpretata da Cristiana Capotondi, ndr) erano una squadra e scrivevano insieme i libri di lei: quando hanno capito che avrebbero venduto di più se a firmarli fosse stata solo Hack, lui ha tolto il proprio nome. Non credo che mi capiterà più di interpretare un personaggio con una tale generosità d’animo. Abbiamo voluto raccontare il loro amore in modo vero, sentito e dignitoso. E credo che ce l’abbiamo fatta».