I protagonisti della foto qui sopra sono 4 esseri viventi: un umano e 3 cani. I due pastori bernesi si chiamano Ubac e Frison, il labrador bianco Cordée, l’uomo con gli occhiali da sole e la tenuta da montagna Cédric Sapin-Defour. Alpinista, professore di educazione fisica, è autore di un memoir, bestseller in Francia, che ha fatto molto emozionare, molto commuovere e qualcuno anche molto piangere (io, lo confesso, ho versato non poche lacrime). Si intitola Il suo odore dopo la pioggia, in Italia è in libreria per Salani e in copertina ha il grande muso di Ubac. Perché è di lui che si parla, dei 10 anni che l’autore ha trascorso col suo compagno di viaggi, avventure e vita. Dal primo incontro, cucciolo di pochi mesi, all’ultimo addio, anziano e malato. Una grande storia d’amore, un amore senza condizioni – chi possiede un cane sa cosa vuol dire – nella quale l’uomo esce con qualche certezza in meno e un bagaglio di felicità in più.
Cédric Sapin-Defour: la storia di Cédric e del suo cane Ubac
Attraverso i piccoli momenti, le passeggiate nei boschi, le gite sul furgone, i riposini sul pouf nero in salotto, i pomeriggi in veranda, le notti in tenda in montagna, i croccantini nella ciotola, Cédric Sapin-Defour impara dal suo amico l’essenzialità, il legame con la natura, l’importanza del presente. «Il cuore di un cane non va su di giri, è in corsa, gonfio, subito e sempre, c’è l’amore fin dal risveglio, probabilmente è questa vitalità intensa che lo sfinisce e abbrevia il suo percorso» scrive nel passo del libro che preferisco. Mi fa subito pensare ai miei risvegli, all’incontro amoroso con il mio cane, alle emozioni portate all’ennesima potenza. «Un cane è una droga» gli dico davanti a un bicchiere di vino, ripetendo quella frase che da 5 anni pronuncio a tutti quelli che mi chiedono com’è la mia vita con Maya. «Sì lo è» mi risponde, a conferma che, una volta conosciuto quel legame, è difficile rinunciarvi.
Un cane ti fa evolvere
«Ubac mi ha trasformato, ha fatto evolvere l’uomo che ero. Aveva tantissime virtù, potrei stare a parlarne per tutta la notte ma, se ne dovessi scegliere una soltanto, direi che mi ha permesso di fare dei passi verso l’altro, il diverso, l’alterità. Tutto quello che non è me stesso» mi dice quando gli chiedo cosa gli ha insegnato il suo cane. Il memoir è pieno di riflessioni su se stessi, sull’umanità, sulla natura, sulle relazioni. E parlare con Cédric è come entrare nel suo cuore. Potrei stare anche io ore ad ascoltarlo, scambiando momenti e aneddoti. «La compagnia di un cane, un essere così diverso da me, mi ha fatto elevare. Mi ha insegnato la fiducia verso gli altri». Di questo si tratta infine: dell’incontro tra due esseri differenti, del capirsi e venirsi incontro. Cosa c’è di più bello? «Ubac era un cane speciale» mi confida «perché è stato il primo davvero mio». Usa la parola “mio” per farsi capire meglio, ma so che ha sempre pensato che Ubac fosse un essere libero. «Quello che ho davvero scelto io, che ha segnato il mio passaggio all’età adulta». Prima c’era stato Ïko, il cane di famiglia, così come io da bambina e adolescente ho avuto Fog, Dolly e poi Nerone. «Ubac è stato la fonte di tutto quello che è venuto dopo» continua. Poi ci sono stati Cordée, Frison e adesso anche Loulou. «Anche con loro il rapporto è intenso. Semplice, ma intenso».
Elaborare il lutto
Quando si comincia a scrivere un libro, mi spiega, devi scegliere un punto di partenza. «Avrei potuto iniziare con Frison o Cordée. ma la storia sarebbe stata meno forte. Quando Ubac era in vita, però, non avrei mai pensato di scriverne. E nemmeno dopo, durante il tempo del lutto (è morto il 13 luglio del 2017, ndr). Ho aspettato che al posto del buio e della tristezza subentrasse una malinconia gioiosa». La fine c’è, c’è il senso delle relazioni che hanno una data di scadenza, dell’ineluttabilità dell’estinguersi di una vita che è molto più breve della nostra. È difficile accettare la scomparsa di una creatura così leale e presente. Ma c’è anche il suo odore, gli occhi che parlano, le prime scoperte, la saggezza, le lappate nella ciotola. «La storia del libro conferma che ciò che è intimo, che appartiene soltanto a te, al tuo corpo e alla tua anima, più vai a fondo più diventa universale» mi dice. «Da quando Il tuo odore dopo la pioggia è uscito, un anno fa, mi sono sentito dire centinaia di volte: “La tua storia è la mia storia”». Non posso che confermare.
È una storia d’amore
«L’eroe del libro non sono io, e nemmeno fino in fondo Ubac. Il cuore è la relazione, il legame che c’è dentro questa storia che conta davvero» continua Cédric Sapin-Defour. «Ho incontrato persone alle presentazioni o ai festival che mi hanno rivelato: “Sai, a me il cane non dice niente, però questa idea di costruire una storia in comune mi parla, mi colpisce”. Alla fine, infatti, è una storia d’amore». Lo è, se uscite dalle convenzioni, se provate a leggere liberando le emozioni. In fondo, provo a dirgli, il rapporto uomo-cane è sempre stato particolare. «Sì e no» risponde. «C’è un linguaggio da costruire, una comprensione che li lega. Però, se tutto questo si riduce a due cuori che battono all’unisono e alla volontà che questo rapporto duri il più a lungo possibile, è un legame speciale». Il cane si sceglie o è lei-lui che sceglie noi? «Per quanto riguarda me e Ubac, è come una forza superiore che ci ha fatti incontrare. È vero che sono stato io a leggere l’annuncio, ad andare a vedere la cucciolata, però ero completamente passivo». Il caso: l’occhio di Cédric è caduto su un annuncio mentre leggeva il giornale in un bar in una giornata un po’ uggiosa. «Dei 12 cuccioli, il più ritardatario mi ha guardato e lì ci siamo subito riconosciuti».