«Lasciate che vedano cosa è stato fatto». Jacqueline Kennedy, quel 22 novembre 1963, si era rifiutata di cambiarsi, anche se tutto ciò che indossava era insanguinato. Pur impietrita dal dolore, aveva capito che il tailleur rosa, le calze velate, la borsa, il piccolo cappello non erano più solo vestiti. Di colpo si erano trasformati nel drammatico emblema di un’enorme tragedia, di quel sogno americano incarnato da lei e dal marito il presidente americano John Fitzgerald Kennedy e andato in frantumi. La loro era la coppia istituzionale che aveva incantato il mondo, acclamata ovunque andasse. Come quella mattina a Dallas, fino all’istante terribile che cambiò tutto, quando sull’imponente auto decappottabile i proiettili colpirono a morte il presidente. Sono passati 60 anni da quel momento drammatico fissato per sempre nella memoria collettiva, come la giacca e la gonna di Jackie macchiate dal sangue del marito, diventate un pezzo di storia ma anche simbolo di coraggio e di una volontà precisa: mostrare agli occhi del mondo un’America ferita nel profondo.

Foto tratte dal libro Jackie – La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis

Lo stile di Jackie Kennedy

Di lana bouclé rosa profilato di blu, il completo probabilmente era stato realizzato su un modello Chanel da Chez Ninon, boutique tra le più amate da Jacqueline e faceva parte di quel guardaroba strepitoso che aveva definito il “Jackie look”, il capolavoro di eleganza in cui si fusero moda e comunicazione politica, capace di trasformare una first lady nell’ambasciatrice ideale dello stile americano a livello globale. E se già prima dell’elezione del marito a presidente, Jackie aveva conquistato la stampa americana con il suo essere “fantasticamente chic”, fu durante la presidenza Kennedy, con il sodalizio con lo stilista Oleg Cassini, già artefice dei look di Grace Kelly, che conobbe un’autentica consacrazione. «Una vera regina, capace di conquistare il rispetto dei potenti e arrivare al cuore del popolo. Si contano sulle dita di una mano le donne considerate indiscutibilmente delle icone di stile, quelle che non suscitano dibattito, ma solo pareri concordi. Una di loro è certamente Jackie. Ammirata, emulata, mai dimenticata» scrive Chiara Pasqualetti Johnson nel libro Jackie. La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis, White Star, che ripercorre la vita di una donna dallo charme innato e indimenticabile.

Foto tratte dal libro Jackie – La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis

La storia di Jackie Kennedy

Nata il 28 luglio 1929, Jacqueline Bouvier Lee, cresciuta in una famiglia dell’alta società newyorkese, aveva studiato negli Stati Uniti e a Parigi. Occhi da cerbiatta, fisico atletico modellato dall’equitazione, Jackie, prima di diventare first lady, aveva lavorato come giornalista. Non si limitò mai a essere solo “la moglie del presidente”. Curava i dettagli dei servizi fotografici, rinnovò la Casa Bianca. E, naturalmente, affascinava le folle a colpi di look. Tutte volevano essere come lei. Copiavano la sua vaporosa pettinatura bruna, desideravano i suoi vestiti: tubini dalle linee essenziali nelle tonalità pastello, neri e rossi, adornati di piccoli dettagli, favolosi cappotti, gonne dritte abbinate a giacchini corti e quel celebre cappellino a tamburello firmato Halston. Dietro a ogni mise c’era il suo tocco, era lei a dare precise istruzioni su modelli, forme e colori a Cassini e all’atelier creato apposta per lei. Nacque così una couture americana ispirata alla moda europea con incursioni francesi, come il meraviglioso abito da sera con fiori ricamati creato da uno dei suoi couturier preferiti, Hubert de Givenchy.

Foto tratte dal libro Jackie – La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis
Foto tratte dal libro Jackie – La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis

Dopo JFK arriva Onassis

Mentre come una stella brillava in pubblico, in privato Jackie provava rabbia e dolore per le infedeltà continue di Mr. President e per quella gabbia dorata in cui era rinchiusa e che sentiva stretta. Dopo la morte di Kennedy, si allontanò dalla Casa Bianca, ma i riflettori su di lei non si spensero mai. «Jackie aveva un’eleganza semplice e femminile, leggendaria senza sforzo» diceva Valentino, che disegnò per lei il due pezzi di pizzo avorio per il chiacchieratissimo matrimonio con il miliardario Aristotele Onassis. Gli anni ’70 stavano arrivando e Jackie sentì di essere finalmente più libera e ribelle. Non le importava più quello che si diceva su di lei. Fece scalpore una sua foto in minigonna. Gli occhiali scuri per proteggersi dai flash dei paparazzi, i foulard annodati in testa, la borsa hobo a cui Gucci aveva dato il suo nome, i maglioni a collo alto neri d’inverno, i pantaloni bianchi e i sandali rasoterra d’estate facevano parte del look di una donna che non sopportava più le convenzioni. Nel ’75 divorziò: era pronta per la sua terza vita, quella senza nessun uomo ingombrante a farle ombra, come aveva sognato sin da ragazza. Piena di fascino e stile per sempre.

Foto tratte dal libro Jackie – La vita e lo stile di Jacqueline Kennedy Onassis