Luci spente. Qualche nota di piano e ballerini in abiti sgargianti che rimangono fermi. A dare il La è Mariateresa Pini, in arte Jelecrois (Io ci credo, in francese). «Occhio a non guardarmi negli occhi / Basilisco / Ti rendo pietra / Ho detto ‘Mary vola più in alto / Prendi i meriti dell’ascesa‘»
È l’esibizione finale ma è chiaro che di finale non ha proprio nulla: è l’alba della carriera di Jelecrois, l’ascesa di una nuova stella nella scena rap italiana.
Jelecrois: dopo Nuova Scena
E infatti a meno di un mese dalla fine di Nuova Scena, il talent show dove Geolier, Rose Villain e Fabri Fibra partono per l’Italia alla ricerca delle nuove leve per il rap di domani, Jelecrois è super impegnata. Per riuscire a strapparle qualche minuto ci vogliono giorni, ma alla fine si riesce ad organizzare una telefonata.
Mary risponde dal telefono con la voce lontana, il vivavoce. «Stiamo iniziando ad organizzare tutto proprio ora, è un periodo davvero denso: musica, nuove uscite e i primi live…», racconta in poche parole. Ma si capisce che questa fatica non le pesa, non vedeva l’ora di cominciare a fare sul serio.
Quando ha iniziato le riprese del programma, faceva musica da pochissimo: «Io ero davvero l’ultima arrivata, è stato come un workshop. Ho imparato tantissimo, dai termini alle tecniche, ma comunque ho ancora tanta strada davanti».
Non solo le collaborazioni con veri e propri mostri della scena – da Fabri Fibra a Madame, con cui ha duettato nella semifinale sulle note di Tu mi hai capito – ma sono stati importantissimi anche gli altri concorrenti. Ragazzi come lei o colleghi che cercavano di sfondare da anni. Se sul palco non si guardava in faccia a nessuno, appena fuori regnavano amicizia e solidarietà. «Anche solo parlando con loro ho imparato tantissimo e abbiamo legato tanto. Sono nati gruppi in cui ci sentiamo tutti i giorni anche ora che siamo distanti».
Essere donna e fare rap
Nuova Scena è stato forse davvero un workshop, un concentrato di pressione, emozioni ed esperienze destinato ad esaurirsi in fretta. L’ultimo momento per fare musica senza essere inseriti davvero nel mercato, senza le pressioni di un’industria che raramente lascia agli artisti la libertà di esprimersi senza filtri. In particolare le donne: «Ero completamente fuori da questi meccanismo prima, ma oggi che cominciamo tutti ad essere più esposti le differenze si notano».
Dai feedback più duri sui social agli hater che non accettano ancora la presenza delle donne, passando per chi offre ancora quei consigli paternalisti: «Sei una donna, attenta quando usi i social. Pensa a come ti mostri»…
Ma Jelecrois non ci pensa: di cose da raccontare ne ha, se deve lavorare il doppio per dimostrare il suo valore, allora lo farà. «Io parlo di me, delle mie esperienze. Le storie che racconto mi appartengono», spiega. Anche in riferimento al linguaggio: «Sono sempre abbastanza pulita, anche come carattere non sento il bisogno di esprimermi elogiando comportamenti negativi o lanciando messaggi che non hanno coerenza con la mia vita».
«Il dialetto è parte di me»
Si apre davvero quando parliamo di Napoli, che oggi è il centro del mondo culturale, sta vivendo un’età dell’oro che si riflette anche nella musica. Dopo il successo di Geolier a Sanremo si cerca il prossimo, magari la quota rosa: «Io non mi sento né la Geolier donna né la versione femminile di nessuno, sono me stessa e parlo di quello che voglio come voglio», sentenzia con sicurezza.
«Certo è che il dialetto rimarrà sempre una parte centrale nei miei testi: mi sto laureando e combatto per far capire a tutti che parlare napoletano non è volgarità ma arte. È espressione della nostra cultura, di cui dobbiamo tutti andare fieri e che ha tanto da insegnare».
La cultura napoletana trasuda non soltanto dalla sua parlata, è davvero un’attitude. Si vede nei momenti in cui persino i più sicuri crollano, mentre lei rimane sicura a guardare in faccia i giudici, dritto negli occhi. «Noi siamo abituati a dover fare da soli, nessuno ci aiuta. Anche ora che siamo al centro della scena, non siamo davvero rispettati. Si dice ‘Eh, ora Napoli di qua e Napoli di là, tutti a parlare napoletano’. Nessuno capisce che questa fame, questa voglia di riscatto ci rendono speciali». Di certo si vede come hanno reso forte lei: che in pochi giorni è riuscita a tenere il palco con una delle più grandi artiste del momento, imparare testi e coreografie (sì, perché è anche ballerina di hip hop), uscire dalla comfort zone (con Danza del Ghetto, un pezzo in cassa dritta).
Jelecrois: il coraggio, la fame, la voglia di emergere
Sanremo, la popolarità di Mare Fuori (dove tra l’altro ha fatto un apprezzatissimo cameo) e di tante realtà culturali che in Napoli hanno sede e cuore pulsante sono la prova che credere in questa cultura porta risultati. «Ora abbiamo capito che anche noi possiamo arrivare lontano senza rinunciare a portare in alto la nostra cultura. La pressione che sento ora è questa: continuare ad innalzare Napoli, la nostra storia, il nostro mondo».
Bastano due secondi sul palco, poche parole ma decise, uno sguardo: ed è tutta lì la voglia di emergere, la cazzimma. La distingue subito dal resto dei partecipanti, tutti pieni di talento e di coraggio ma che spesso cedono davanti a miti tanto ingombranti, davanti a un pubblico così impietoso. «Dentro stavamo morendo tutti [ride, ndr], ma è quella pressione che mi ha dato la forza di spaccare. La pressione che sentivo mi mangiava lo stomaco, ma l’unico modo che avevo per superarla era andare bene: dovevo dimostrare chi ero, non sbagliare, non uscire per nessuna ragione».
Fuoco, terra e mare: Jelecrois è una forza della natura
Del Vesuvio non porta solo il fuoco, ma anche la stabilità. È fuoco e terra Jelecrois, sempre attenta a parlare di sé e non farsi mai portavoce di battaglie non sue, di esperienze che non conosce alla perfezione. Anche quando ha parlato della famiglia, in PARTENOPE, lo ha fatto mantenendo i suoi occhi di figlia e sorella: «Dio prega per me / per mio fratello / portalo fuori da quelle sostanze / dai a mia sorella quello che desidera / un figlio e la gloria di vivere in pace».
Terra che le dà anche un’umiltà sempre più rara negli emergenti, così concentrati a far capire che non saranno meteore da correre il rischio di bruciarsi da soli con tutta quell’arroganza. Lei ne ha ricevuti di complimenti, ha visto tanto sostegno sia fuori che dentro, ma ora serve rimettersi a studiare, imparare quello che serve, partire dal piccolo per arrivare al grande.
«Rose Villain è stata quella che più mi ha preso a cuore durante il programma, mi ha scritto che era fiera di me. Anche altri del settore si sono fatti avanti, ma io voglio imparare tutto: il mio primo vero live l’ho fatto la settimana scorsa, tra poco ci sarà il mio primo piccolo tour. È tutto “primo” in questo momento quindi mi prendo i complimenti ma rimango coi piedi per terra».
Ma «figl’e Partenop, figl’ ro mar», e arriverà davvero quando si sentirà pronta lei, come l’alta marea. Travolgendoci tutti come un’onda.