Dice che dentro di lei convive un condominio di personalità. Che da bionda si sentiva bellissima, ma da mora di più. Che mai è stata così felice, con una figlia, un grande amore e un tour per l’estate. Quattro chiacchiere con Levante, un’artista che ha una missione legata al suo nome: sorgere nuova ogni mattina

Prima di raccontarvi com’è Levante vista sul suo accogliente divano milanese, tutto soffice e giallo ocra, ho una richiesta urgentissima: «Amadeus, accanto a te per il prossimo Sanremo vorremmo lei, Levante. Farebbe sfracelli». Solo che non osa. Non osa? Quella che un giorno dello scorso settembre ha fatto venire un colpo a tutti presentandosi bionda albicocca invece che castana come sempre? Un vero incubo per i fan, una festa per gli hater? «Ma io quel giorno sono tornata a casa felice come non mai! Mi piacevo, mi sentivo bellissima, avevo osato, io la prudente, quella che non ha mai fatto sciocchezze, che a casa, neppure da ragazzina, ha mai portato guai. Ed ero convinta che sarei piaciuta a tutti. Invece, che botta! Sui social me ne hanno dette di tutti i colori. Allora stavolta ho preparato il terreno con il video in cui mi sveglio dall’incubo di essere bionda». 

Ecco la video-intervista a Levante, protagonista della cover di Donna Moderna in edicola dal 29 giugno.

Levante e la voglia di leggerezza

Eccola, Claudia Lagona (“Mio papà voleva chiamarmi Chiara, mia madre gli chiedeva “E se nasce mora come te?”. Alla fine ha scelto mia zia: “Claudia, come la Cardinale”) su Donna Moderna, per il primo servizio con i capelli di nuovo scurissimi. «Io volevo solo giocare. Però sono dei Gemelli, dentro di me convive un condominio di personalità: Claudia, colei che zoppica, Levante che sorge ogni mattina. Sono leggera e giocosa, sono anche malinconica, introspettiva e profonda, fin troppo profonda». Eppure la sua voglia di tornare a galla spunta di continuo, a partire da Leggera scritta per la colonna sonora di Romantiche, il film di Pilar Fogliati, e che è candidata ai Nastri d’Argento 2023. «L’ho composta mentre aspettavo Alma, scoppiavo di ormoni della felicità. Ah, se ci fossero le pasticche “ormoni della gravidanza”! Il dopo è stato più faticoso, però passa. Se tornassi indietro, alla Claudia di un anno fa direi “dai, tirati su, forza”». 

Levante
Abito Philosophy di Lorenzo Serafini. Collana Polello. Orecchini personali.
Styling Lorenzo Oddo. Foto Marco Craig

Levante e la sua Sicilia

Insomma, lacrime e sorrisi, come canta in Vivo, canzone portata a Sanremo, da bionda. «A Sanremo ho osato tanto e sono stata punita. Però Vivo piace alla mia bambina, l’avrà ballata un milione di volte. Balla anche ogni volta che riconosce la mia voce in radio, in tv». C’è voglia di leggerezza anche in Canzone d’estate, il singolo appena lanciato, storia di un amore finito. «La melodia è pop, anche se si nuota in un mare di rimpianti sperando che sia il cuore scottato a spellarsi per levarsi il peso di un sentimento ingombrante. Del resto io senza malinconia non saprei chi sono. Anche dal punto di vista geografico la malinconia mi appartiene, fa parte della mia isola». Perché Claudia è nata in Sicilia e ci ha vissuto fino ai 14 anni, prima di trasferirsi con madre e fratelli a Torino. In Levante quanta Sicilia è rimasta? «Tutta! Ho persino un uomo siculo al mio fianco, anche se di una Sicilia totalmente diversa dalla mia: la sua è elegante, palermitana, meravigliosa e l’ho scoperta con lui. La mia Sicilia è strepitosamente bella ma contraddittoria. Io vengo da Palagonia, centro sud dell’isola, distese di agrumeti: un paese che non ha il mare ma che spera di vederlo. È una Sicilia di noia, di assenza, senza stimoli culturali, neanche la biblioteca; libri e musica, li trovavo a casa mia, dove c’era grande attenzione, ma fuori niente. Non sarei quella che sono oggi, se fossi rimasta lì. E se avessi avuto gli stessi sogni, avrei cercato una strada veloce per fuggire: la televisione». 

Fra i sogni di Levante: suonare con Vasco

Invece, per diventare Levante, la strada di Claudia è stata lunga: la gavetta, le serate a suonare nei club piccolissimi, il lavoro al bar per pagare l’affitto. «Era tardi, avevo quasi 26 anni, ma alla fine ho trovato la strada, le persone giuste e sono riuscita a combattere la paura di sentirmi dire di no, quella che mi ha frenato nella vita». In che senso? «Per esempio osare ad avvicinarmi a un artista che mi piace molto: ho tantissima paura che mi dica di no. Prendi Vasco: sogno un concerto con Vasco, ma io non so se me lo merito». (Secondo appello. «Vasco Rossi, per favore, inviti Levante a suonare con te?»). 

Abito con inserti di piume N° 21. Gioielli personali.
Styling Lorenzo Oddo. Foto Marco Craig

Levante e la piccola Alma Futura

Osiamo un gioco, allora. Quale dei luoghi sacri butterebbe dalla torre: Sanremo, che ha già fatto due volte, o l’Arena di Verona (dove, il 27 settembre, concluderà il tour Opera Futura)? La risposta è da alta diplomazia. «Io l’Arena non me l’ero mai neanche sognata, mai avrei pensato di arrivarci: è una conquista di pubblico, una prova di forza pazzesca. Ci sono già stata, ma a settembre sarà la prima volta che avrò il palco tutto per me. Sanremo, invece, me lo sognavo fin da piccola. E visto che sono alla ricerca di leggerezza e di nuove esperienze, allora dico: a Sanremo ci torno, ma per condurlo. Sarei bravissima, io sono un Fiorello al femminile». Confermiamo. Di certo per Claudia è l’ora di guardare avanti e non solo al passato con nostalgia. La parola del momento, per lei che le parole le ama e le sceglie con cura, è futuro. Anzi Futura. Come Alma Futura (la bambina che ha avuto con Pietro Palumbo, il suo compagno). E Opera Futura, il titolo del suo nuovo album. «Futura è un po’ un omaggio a Lucio Dalla, un maestro della bellezza e della poesia, della dolcezza e della disperazione. Futura per mia figlia è un augurio: io che non sono capace di vivere proiettata nel domani, glielo regalo proprio a Alma, il futuro. Le ho dato la vita, ma la sua vita sarà sua. Io ci sarò sempre per lei, ma lei sarà libera di vivere».

Pietro, “l’uomo della mia vita”

Parliamo di Pietro. Non basta sapere che è di Palermo e fa l’avvocato a Milano. «Ci siamo conosciuti per errore. Io quella sera dovevo essere al concerto dei Bon Iver, ma era sparito il mio biglietto. Ho accettato un invito a una cena: 7 persone. Lui, al quale era stato cancellato il concerto di Asap Rocky, seduto accanto a me. L’ho detto subito al mio amico Lorenzo Oddo (lo stylist di Claudia, ndr): “Questo è l’uomo della mia vita. Ma così bello, è sicuro che sarà un donnaiolo. Chi me lo fa fare?”. Pietro ha pensato “Che bella Levante, ma chi mi si fila”. E invece no. Quello che mi incanta di lui, lo dico sempre, è che la cosa più bella di lui non è la sua bellezza. E poi sa come si fa il genitore in due, sa quando è importante esserci e quando lasciare la presa. È equilibrato e lo trasmette ad Alma. E io mi sento la più fortunata del mondo perché abbiamo una bambina che sa dire mamma e papà allo stesso modo». 

Canzone d’estate, il nuovo singolo

In tutto questo meraviglioso equilibrio, dove sta la musica? «La musica è tutto. Non perché sia più importante di Alma o di Pietro, ma perché è pura e mi mette in contatto con tutto. Io sempre farò musica, fino alla fine canterò e suonerò, anche solo per 10 fan. Mi piace anche verbalizzare le emozioni, mi piace scrivere, mi piace usare le parole. Se ho qualche amico che sta male glielo dico sempre, “scrivi, liberati con le parole”. La parola diventa azione, diventa una spada». Che nelle parole Claudia creda e che le sappia usare è sicuro, ha scritto e pubblicato anche tre romanzi. Ma parlare di spade mi fa venire in mente i coltelli. E le forchette. «In cucina? Sono brava! La mia torta di mele è spaziale. Anche la parmigiana. Adesso però siamo tutti a dieta». Fa strano, così esile… Ma di invecchiare Levante avrà paura? «Per niente. Capisco che vedere il corpo che sfiorisce forse non faccia piacere, ma si può essere belli anche da anziani. E si può osare anche da anziani: prendersi cura di sé, avere progetti, vivere». Mi alzo dal divano giallo e mi porto via l’immagine di una donna frizzante, che sa volare, vincere la gravità. Poi per curiosità vado ad ascoltare i Bon Iver, quelli del concerto galeotto. Pesi da morire. Metto su Canzone d’estate, e mi sento leggera.