Agosto è il mese di Lily Collins. La vedremo al cinema con MaXXXine, il suo primo film horror (in sala dal 21) e su Netflix con il lancio della quarta (e forse ultima) stagione della serie rom-com Emily in Paris (i primi 5 episodi saranno disponibili a Ferragosto, gli altri 5 dal 12 settembre). Figlia d’arte – il papà è Phil Collins, batterista dei Genesis – 35enne, sposata con il regista, e altrettanto figlio d’arte, Charlie McDowell (i genitori sono gli attori Malcolm McDowell e Mary Steenburgen), l’attrice britannica torna nei panni di Emily, che stavolta vivrà le sue avventure a Roma circondata da un cast di superstar (fra cui Eugenio Franceschini, Anna Galiena, Raoul Bova, Thalia Besson e Rupert Everett).
Intervista a Lily Collins
Cosa c’è di nuovo in questa stagione per Emily?
«Conosceremo un lato inaspettato della sua personalità. Emily è pronta a mettere un po’ da parte il lavoro ed esplorare la sua vita sentimentale. In questa stagione è più matura, si gusta il presente, non ha paura di rischiare in prima persona, ha imparato a dire “No” e a prendere decisioni da sola. È stato molto divertente interpretare questo suo nuovo cambiamento».
Emily in Paris 4: cosa aspettarsi
E la moda, come sarà?
«Ogni stagione ha un elemento che la contraddistingue: nella prima i cappelli, nella seconda i guanti, nella terza le scarpe. In questa stagione il capo cult sarà il tailleur dal taglio maschile ma con qualcosa di femminile. Poi ci saranno le ballerine flat e i gioielli super. Forse questo è lo stile che più si avvicina al mio»
I look di Emily, che qualche scena porteranno anche un tema floreale, rispecchiano la sua crescita e la sua nuova maturità: adesso è una donna decisa, che vuole affermare la propria sicurezza.
Qualche nuovo riferimento iconico?
«Sempre lei, Audrey Hepburn: era elegante, affascinante e la sua energia contagiava le persone. In questa stagione, ci sono 2.500 paia di scarpe (di cui 150 sono Louboutin, ma altre sono di brand italiani semplicemente fantastiche), 350 borse, forse 3.000 gioielli».
I ruoli che ha interpretato hanno influenzato anche il suo stile personale?
«Tutti. Ogni progetto è diverso in termini di estetica e di costumi. Da Mirror Mirror a Emily in Paris, sono passata da abiti eleganti a vestiti di pelle sexy con tacchi a spillo. Per non parlare dei capelli, ogni volta diversi: in questa stagione Emily ha 22 acconciature differenti, che con il passare del tempo, mostrano dei tagli più naturali e meno strutturati».
Non solo Emily: i ruoli di Lily Collins
Sorpresa dal ruolo in MaXXXine?
«No, non vedevo l’ora, specialmente dopo aver conosciuto il resto del cast. È un film horror, sanguinario, feroce! Ho un ruolo piccolo ma indimenticabile, però non posso dire nient’altro. L’unica anticipazione che posso darvi è che la protagonista, Maxine Minx, star di film per adulti e aspirante attrice, è un’eroina encomiabile che ci ricorda quanto sia giusto essere sempre noi stessi in un mondo in cui c’è molta chiusura mentale e crudeltà. Da lei abbiamo solo da imparare».
Che tipo di personaggi le piace interpretare?
«Personaggi molto umani, lontani da una perfezione non realistica, con cui il pubblico possa facilmente legare e relazionarsi. Sono attratta da ruoli che mi permettano di trasmettere emozioni, soprattutto quando sono molto diversi da me, perché mi danno la possibilità di esplorare e sfidare me stessa».
Ognuno è un nuovo viaggio, che può aiutare anche il pubblico a riflettere, a guarire le ferite della vita, a volte con le risate, come nel caso di Emily, altre con le lacrime.
Lily Collins, oltre il cinema
Quando ha capito per la prima volta che voleva diventare attrice?
«Quando avevo 5 anni ho debuttato a teatro. A 7, dopo il divorzio dei miei, mi sono trasferita con mia madre dall’Inghilterra a Los Angeles e ho frequentato la prestigiosa scuola Harvard-Westlake in cui si sono diplomati molti attori (tra gli ex allievi ci sono Jamie Lee Curtis, Maggie e Jake Gyllenhaal e Bridget Fonda, ndr). Ho iniziato a studiare teatro, che è stata la formazione migliore perché ho imparato l’importanza della preparazione. Quando sei di fronte al pubblico, non puoi ripetere la scena, hai solo una chance. Però la mia vocazione è nata prima, quando i miei genitori mi leggevano le storie della buonanotte. Le mie preferite erano quelle di Enid Blyton, una pietra miliare della letteratura di avventura, che in 40 anni ha scritto più di 400 libri strepitosi. Grazie a lei sono un’avida lettrice».
Se non fosse attrice?
«Ho sempre voluto diventare la più giovane conduttrice di talk show della storia! All’inizio ho iniziato a scrivere per Teen Vogue ed Elle Girl, poi ho trovato lavoro come reporter per il canale Nickelodeon, durante le elezioni presidenziali del 2008 e l’insediamento di Obama. Ho studiato giornalismo, ma non mi sono mai laureata perché, dopo anni di audizioni, finalmente ho ottenuto il primo ruolo cinematografico, come figlia di Sandra Bullock in The Blind Side. Poi subito dopo ero Biancaneve in Mirror Mirror. Ma ho sempre amato scrivere e mi piacerebbe fare un nuovo libro».
Il suo primo libro del 2017, Unfiltered: No Shame, No Regrets, Just Me, è una collezione personale di saggi sui suoi disturbi alimentari. Quale messaggio voleva trasmettere?
«In quegli anni la mia vita era fuori controllo. Ho iniziato a non mangiare, a fare esercizio fisico in modo ossessivo e sono diventata dipendente da pillole dimagranti e lassativi.
Raccontando la mia storia volevo spiegare che può succedere a tutti di cadere nei disturbi alimentari e che per guarire è importante condividere le proprie paure e insicurezze
Ho inviato una copia anche a Michelle Obama perché volevo raggiungere donne che sono state una mia fonte d’ispirazione e sono rimasta sorpresa quando mi ha risposto con una lettera dolce e comprensiva».
Libri, attrici e famiglia
Un libro che tutti dovrebbero leggere?
«Il potere di adesso di Eckhart Tolle. Mi ha insegnato ad apprezzare chi sono e ciò che ho».
Nella sua carriera ha lavorato con attrici di grande talento. La preferita?
«Tutte straordinarie, ognuna a modo suo: Julia Roberts, Sandra Bullock, Olivia Colman, Jennifer Connelly, Julianne Moore… Quello che ammiro di più è che sono tutte madri e allo stesso tempo attrici straordinarie. Mi hanno dimostrato che si possono fare bene entrambe le cose. In futuro spero di avere una famiglia tutta mia. Capito, Charlie? (Ride e se ne va, ndr)».