Mahmood ce lo aveva già detto una volta: non sarà mai uno di quei rich kid. E non mentiva. In occasione della conferenza in cui si racconta prima di Sanremo non ha molto da dire su Tuta Gold – il brano in gara – né su come si sta preparando. Per quanto dica che l’Ariston continua a sembrargli un palco spaventoso sembra sicuro e tranquillo.

Tuta Gold: il nuovo Mahmood

«Io a Sanremo ci andrei ogni anno, è davvero troppo bello. Però, dai, se vinco di nuovo mi tirano i pomodori» scherza disinvolto surfando tra le domande. «Sono felice di andare con Tuta Gold perché non è Brividi e non è Soldi. È diverso da tutto quello che ho fatto prima».

Dopo Cocktail d’amore abbiamo già avuto un’anteprima di quelle che saranno le prossime sonorità e non ci aspettiamo grandi novità. Tuta Gold, forse più del primo singolo, mostra però un’evoluzione per quanto riguarda le tematiche. Alessandro ha 32 anni, nel corso di questo periodo movimentato ha avuto modo di riflettere sui suoi comportamenti, sui suoi errori e sulle persone che vuole avere accanto.

Mahmood si spoglia nel nuovo album

«Non sono più lo stesso che ero e spero che traspaia da queste canzoni», dice introducendo i cinque brani che ci presenta in esclusiva. Sono tutte canzoni “molto Mahmood”, però si sente che è cambiato, è cresciuto. La sua scrittura è sempre molto vera, d’impatto, ma per la prima volta è veramente fragile.

In Tuta Gold cita il rifiuto del padre, le botte fuori da scuola e l’esclusione da ragazzino come le ragioni per cui ora ha la personalità necessaria per stare nel quartiere, mentre in Nei letti degli altri (il brano che dà il nome all’album) stila un bilancio delle sue relazioni fallimentari e dei suoi atteggiamenti sabotanti. Tutti contro tutti parla senza peli sulla lingua delle conseguenze che l’incendio del palazzo in cui viveva ha avuto sulla sua vita, Nel tuo mare invece è una dedica all’ex storico, che è andato avanti ma non abbastanza da condividere la sua nuova vita con lui.

Nei letti degli altri: l’immaginario della stanza da letto

La cover di Nei letti degli altri (album) lo ritrae seduto sul letto che abbraccia una delle sue statuette anime preferite, mentre braccia robotiche gli tatuano addosso i titoli delle canzoni. Sotto di lui, una vasca con le tipiche carpe giapponesi, rappresentano il suo amore per l’oriente. È lui a spiegare l’immagine dettaglio per dettaglio, compresi quelli puramente estetici: «Ho visto un video con una bambina giapponese che surfava su una carpa gigante e ho pensato: devo assolutamente inserire delle carpe!»

Il letto è l’elemento più importante: «In questi anni ho ragionato molto sull’importanza del letto come simbolo della casa, dell’intimità. È dove portiamo le persone che amiamo, ma anche dove veniamo traditi o tradiamo. Si ha un legame intenso con il proprio letto. Ritrovarsi a dormire in una stanza diversa dalla propria ha un gran significato: è la conseguenza di scelte di vita o di cambiamenti importanti».

Proprio come una chiacchierata tra amici in un tranquillo pomeriggio (in camera da letto), Nei letti degli altri racconta l’intimità di un ragazzo che cerca di comprendersi per amare meglio ed essere amato. Racconta le sue ansie – da quella (costante) di essere tradito a quella di non trovare casa nella metropoli. Di nottate che cambiano la vita – come quella a Manchester tra la musica e la sbornia in cui ha composto la canzone che dà il titolo all’album o le quattro che ha passato in un rave a Berlino prima di raccontarsi in Tuta Gold. Racconta di pianti soffocati e urlati, delle insicurezze dei vent’anni che diventano le consapevolezze dei trenta.

Mahmood racconta i millennials

Mahmood crea e respira musica con naturalezza, lo si capisce dai racconti di canzoni scritte in pochi minuti e dalle note impeccabili improvvisate tra una risposta e l’altra. Non si dà obiettivi – come quello di svecchiare Sanremo o di rivoluzionare la musica e la cultura italiana – però se poi li raggiunge accetta volentieri i complimenti.

Non pensa a scrivere inni o manifesti generazionali e forse è proprio perché non ha aspirazioni riesce nell’impresa, titanica. In Nei letti degli altri c’è uno spaccato della vita di Alessandro tra la pandemia e il 2023, ma c’è anche una fotografia spaventosamente realistica della vita dei millennals, nati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.

La giovinezza vissuta in un’Italia che faticava a stare al passo con la modernità (culturale, sociale) del resto del mondo, l’insicurezza costante sul proprio ruolo nel mondo, la difficoltà nel sentirsi a casa. Dall’ansia per il futuro all’incomunicabilità nelle relazioni, passando per il racconto di un’età adulta che sembra non essere ancora arrivata anche dopo i trent’anni.

Il 2024 di Mahmood: Sanremo è solo l’inizio

Nella sala con le luci soffuse in cui ci circonda una mostra di immagini che rappresentano l’essenza del nuovo album, non si vedono bene i nostri visi. Per lui, siamo tutti “zio” e “zia”. Parte della gang, parte del suo percorso. Sanremo è l’occasione per incontrarsi, far scegliere un bel vestito alla mamma e portare in giro la cugina, ma i veri piani sono altri.

Il tour europeo che lo porterà il prossimo anno dal Lussemburgo a Milano passando (tra le altre tappe) per Londra e Amsterdam. Cosa si aspetta? «Vediamo se si ricordano ancora di me fuori dall’Italia!». Prima, qualche tappa in Italia. «Venite dai, ci divertiremo un sacco!», grida indicando il muro dove lo si vede proiettato mentre spara con una pistola ad acqua.

I progetti per la sua nuova era sono tantissimi, più di quanti possiamo raccontare in questa sede. La sensazione, dopo aver passato un po’ di minuti in sua compagnia, è di aver incrociato la strada con un artista straordinario e un uomo vero, trasparente, sicuro. Quanto siamo felici salutandoci da amici…