C’è tutta lei, con quel miscuglio di fragilità e ironia che è la sua cifra, nella commedia che segna il suo debutto alla regia. In Volare, al cinema dal 22 febbraio, Margherita Buy porta sul grande schermo le proprie nevrosi, a partire da quella più forte e imbarazzante: la fobia dell’aereo. «Per vincerla ho seguito un corso, anni fa, e quell’esperienza mi ha ispirato. Dopo ho preso qualche volo, ma ora avrei bisogno di un ripassino!» ride la 62enne attrice romana. Lei, che è il volto del miglior cinema italiano, dai film di Nanni Moretti (Mia madre, Il sol dell’avvenire) e Ferzan Özpetek (Le fate ignoranti, Saturno contro) alle commedie di Carlo Verdone (Maledetto il giorno che t’ho incontrato) e Maria Sole Tognazzi (Io e lei), lei, che ha il record di vittorie per un’attrice ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, quasi fatica a credere di aver concluso anche quest’avventura.
La trama del film Volare
Ai produttori, tra i quali il regista Marco Bellocchio, Margherita Buy ha chiesto: «Davvero volete farmi girare questo film?». È la stessa buffa insicurezza che ha cucito addosso alla protagonista. AnnaBì, popolare attrice di una serie tv, è finalmente chiamata da un regista di culto, peccato che il set sia in Corea. Seguono liti con l’agente (Anna Bonaiuto) e gelosie per la collega (Elena Sofia Ricci), l’iscrizione segreta al corso per superare il blocco (accanto a Giulia Michelini) e ansiosi dialoghi con la figlia che andrà negli Usa a studiare, e chissà se lei riuscirà ad accompagnarla.
Nel film recita anche la figlia di Margherita Buy, Caterina
Buy, che oltre a dirigere interpreta la protagonista, per il ruolo della ragazza ha voluto la sua vera figlia: Caterina De Angelis, 22 anni, nata dalla relazione con il chirurgo Renato De Angelis (da cui si è separata nel 2012), già attrice nella serie Vita da Carlo di Carlo Verdone. «Non poteva che essere lei» ha raccontato all’ultima Festa del Cinema di Roma, dove ha presentato il film. «Quello sguardo fatto di amore e critiche, di una che conosce alla perfezione le mie debolezze, non avrei potuto trovarlo negli occhi di nessun’altra. Non so se a lei sia piaciuta l’esperienza, ma per me è stato un valore aggiunto». E, quando Caterina sgrana gli occhi e dice che Margherita ha creato un bellissimo clima sul set, la interrompe: «Basta, non bisogna per forza parlare bene di me!». Meglio parlare di quelle paure profonde che è così difficile condividere. «Spero che molti possano riconoscersi nei personaggi di Volare e sorridere delle proprie fragilità, magari mai confessate» continua. Come ha fatto lei, trovando la libertà di rivelarle e sdrammatizzarle.
Intervista a Margherita Buy
Una paura così si vive sempre con vergogna?
«Sì, quando ne parlavo mi sembrava che tutti mi considerassero “diversa”, problematica. Ho passato una vita a non viaggiare, e anche a tenere nascosta questa fobia. Poi ho frequentato il corso e mi sono ritrovata fra i miei simili, come animali chiusi nella stessa gabbia. È stato liberatorio non solo tirare fuori quello che avevo zittito, ma capire che è un problema diffuso, che si accentua in alcuni periodi della vita perché esprime o copre altre ansie. È stato bello dimenticarmi di me stessa e ascoltare le storie degli altri. Potere della condivisione, che aiuta a sentirsi meno soli e strani. Ho reinventato i personaggi del gruppo, ma con le persone reali sono ancora in contatto: ci incoraggiamo prima di una partenza, ci raccontiamo le turbolenze».
Rimpiange le occasioni perdute?
«Sono consapevole di essermi persa tanti viaggi, e non solo. In un certo senso, mi sento in ritardo». Questo film potrebbe essere un riscatto, per lei. «Forse sì. È stata Maria Sole Tognazzi a incoraggiarmi a scrivere, l’ho fatto con gli sceneggiatori Doriana Leondeff e Antonio Leotti. Ci ho messo una parte della mia vita e ci siamo divertiti a creare il resto. E proprio perché ne è uscito qualcosa di molto personale ho deciso di esserne anche regista, di fare quel salto nel vuoto che non facevo da molti anni. Ormai mi ero abituata a una vita di attrice, bellissima, dove sono gli altri a dirti che cosa fare».
Lei com’è stata sul set?
«So di essere nervosissima, ma ho provato a lasciarmi alle spalle le mie nevrosi perché una brutta atmosfera non favorisce buoni risultati. Ho cercato di evitare situazioni che ho vissuto, di non prevaricare, di mettere tutta la mia cura nel rapporto con gli attori, che hanno preso a cuore la storia e sono stati meravigliosi».
Ha messo in scena anche la gelosia fra attrici: come vive la competizione, in realtà?
«Elena Sofia Ricci, alla quale ho lasciato il vero nome in Volare, è una delle poche amiche che ho nel mondo del cinema e da coetanee ci osserviamo, a volte anche con un pizzico di invidia perché lei fa cose che a me non chiedono e viceversa. Nel film è tutto portato all’estremo, la protagonista è esasperante con se stessa e gli altri».
Cosa pensa delle altre attrici italiane che, come lei, hanno debuttato alla regia?
«È bello. Ci siamo esposte, abbiamo rischiato e mi piace anche che ci sia competizione. Voglio criticare ed essere criticata, è una cosa sana».
Ha preso in giro se stessa insieme al suo mondo. La migliore soddisfazione?
«Mi piace molto la commedia, perché permette di toccare argomenti drammatici o situazioni intimiste. E quando mi dicono che sono comica per me è il più grande complimento».