«Nel nostro mestiere dovremmo restare sempre giovani. Ma c’è un solo modo per esserlo in eterno» dice Moana Pozzi a Rocco Siffredi, alludendo al male che, a soli 33 anni nel 1994, l’avrebbe portata via trasformandola definitivamente in icona. È uno dei ricordi del pornodivo ricostruiti in Supersex, la serie tv con Alessandro Borghi nel ruolo di Siffredi. Sarà dal 6 marzo su Netflix, dopo l’anteprima alla Berlinale.
Se nella fiction Moana, interpretata da Gaia Messerklinger, occupa una parte minore, per quanto importante sia stata nella sfera professionale e amicale di Siffredi, nella storia del costume italiano e nel vissuto collettivo ha segnato una svolta. Con una sensualità a metà tra Marilyn Monroe e Jessica Rabbit e un’eleganza apparentemente contraddittoria rispetto alla scelta di diventare pornoattrice, Moana ha infranto la divisione del mondo femminile in brave e cattive ragazze, sante e puttane. A modo suo Anna Moana Rosa Pozzi è figlia delle ribellioni degli anni ’70. Il suo secondo nome all’anagrafe, da un’isola delle Hawaii, in polinesiano significa “il punto più profondo del mare”.
Moana Pozzi: la storia
Nata a Genova, ha trascorso parte dell’adolescenza prima in Brasile, poi in Canada e a Lione per via del lavoro del padre, ricercatore nucleare. Oggi avrebbe 62 anni, l’età dei boomer che hanno contestato la famiglia e molti valori tradizionali in nome della libertà individuale. Anche se le femministe vedevano nelle pellicole hard la “donna oggetto” piegata al desiderio maschile, Moana era invece in linea con lo slogan “Io sono mia”. Nel mondo a luci rosse, negli anni ’80, ci entrò per scelta e per trasgressione, per sfidare quell’Italia perbenista che relegava il sesso a cosa da maschi o da ragazze di facili costumi.
«La vergogna? La provo solo se capisco di essere in difetto. Se penso di aver fatto male qualcosa e sento il bisogno di rimediare», ha detto in un’intervista. «Il pudore? Riguarda la vita interiore, non la nudità: non parlo mai dei miei sentimenti, con persone che ritengo superficiali o con le quali non ho rapporti stretti». Una sintesi di erotismo e intelligenza che l’ha resa stella di due mondi: quello underground del cinema porno ma anche quello popolare della tv, dove veniva spesso intervistata e coinvolta come ospite fissa, L’araba fenice di Antonio Ricci nel 1988, o conduttrice, Magico David, dedicato al mago David Copperfield, nel 1992.
Icone si diventa
È stata pure l’eroina di due cartoni animati di Mario Verger, Moanaland, e I remember Moana. Nel libro autobiografico che pubblicò a proprie spese nel 1991, La filosofia di Moana, parlava di vari amanti celebri tra i politici ed era evidente l’allusione a Bettino Craxi, allora leader del Partito socialista. Dopo essersi sposata lontano dai riflettori a Las Vegas con Antonio Di Ciesco, sconosciuto ai più, lei stessa si lancia in politica con il Partito dell’amore nel 1992, accanto a Ilona Staller-Cicciolina che nel 1987 era stata eletta nel Partito radicale, per proporre la riapertura dei bordelli e l’educazione sessuale nelle scuole. «Era una outsider nel mondo dell’hard eppure sempre professionale. Intelligente, sensibile. Forse voleva solo emergere, e con il manager Riccardo Schicchi c’è riuscita» racconta oggi Siffredi. Che in una scena di Supersex le dice: «Dì la verità, a te non piace il sesso». Lei sorride e risponde: «Sarà il nostro segreto».
Moana Pozzi: non c’è leggenda senza misteri
Di segreti e misteri si è parlato soprattutto dopo la morte di Moana, il 15 settembre 1994, per un tumore al fegato. Il primo enigma, quello di una ragazza di buona famiglia che fra tante opzioni abbraccia la carriera hard, ne ha generati molti altri. C’era addirittura chi sosteneva che non fosse morta davvero, ma lei non aveva ragione di fuggire da una vita che non ha mai rinnegato. «È importante vivere come si vuole, con coraggio» dice in tv, chiamata da Pippo Baudo a rispondere alle domande di altre donne. «I miei genitori pensano tutto il male possibile del mio lavoro, però a mia madre ho detto: “Mi spiace che ti dispiaccia, ma se tornassi indietro, rifarei tutto”. Purtroppo alcune decisioni, nella vita, comportano il dispiacere degli altri».
Sulla sua scomparsa oggi non ci sono più dubbi: il certificato di morte è stato mostrato nel 2005 dal programma Chi l’ha visto? e nel 2007 il marito, finendo sotto inchiesta, ha sostenuto di aver velocizzato la fase terminale introducendo delle bollicine d’aria nella flebo, dopo 5 mesi di ricovero. Restano altri punti di domanda. Simone Pozzi, 44 anni, autore della biografia Moana, tutta la verità del 2005 ha dichiarato di essere in realtà suo figlio dopo essersi creduto per anni un fratello. La madre ultra80enne Rosanna Alloisio, in una recente intervista al Corriere della Sera, l’ha smentito: «Moana non voleva figli che si sarebbero vergognati di lei». Nelle sue parole si percepisce però l’imbarazzo per quella figlia che pregava con lei sulla tomba di Papa Roncalli, ma considerava il sesso una scelta di libertà. Contraddizioni di Moana e dell’epoca. E misteri che alimentano la leggenda.
La serie Supersex
Prende il nome dal supereroe del fotoromanzo porno che folgorò Rocco Tano da adolescente e lo portò a diventare Rocco Siffredi. Supersex è la serie in 7 episodi, dal 6 marzo su Netflix, che racconta la parabola del pornodivo dall’infanzia difficile nei quartieri popolari di Ortona fino al successo globale. Protagonista è Alessandro Borghi, qui con Gaia Messerklinger nel ruolo di Moana, Saul Nanni interpreta Siffredi da giovane, Giancarlo Giannini il fratello maggiore, e cattivo esempio, Tommaso, Jasmine Trinca Lucia, compagna di Tommaso.