Alessandro D’Avenia ha 37 anni, scrive bestseller ed è il professore alla Attimo fuggente che tutti vorremo avere. È palermitano con i colori normanni e piace molto alle ragazze. Durante Bookcity il prof 2.0, che poi è il nome del suo blog, ha letto brani del suo nuovo libro Ciò che inferno non è (Mondadori) davanti a 200, 300 ventenni, di sesso prevalentemente femminile, con la guida paterna del giornalista scrittore Alessandro Zaccuri. Una specie di One Direction della letteratura, ma molto più colto. Mancava solo il lancio dei reggiseni, che è inusuale in una biblioteca universitaria. Siete qui perché è figo? «Nooo, ci piace come scrive». E in effetti Alessandro, da Bianca come il latte, rossa come il sangue, è uno dei big della classifica. Ecco 5 cose che non sapete dello scrittore del momento.

1) Il suo nuovo libro è, per la prima volta, autobiografico. Il protagonista ha 17 anni nell’estate del ’93, quando Don Pino Puglisi viene assassinato dalla mafia. Un prete di frontiera che insegnava nel liceo di Alessandro, i suoi fratelli erano alunni di Don Pino. «La sua uccisione è stata uno spartiacque nella mia vita. Raccontavo sempre questa storia a voce. Poi, dopo aver ricevuto un premio intitolato al prete, ho deciso che sarebbe passata sulla carta», dice Alessandro.

2) Da piccolo aveva paura dell’algebra. È sensibile e gentile. Doti rare in un ambiente di squali. Tratta bene le lettrici-fan, ricorda i nomi dei suoi studenti, li coinvolge se vanno a sentirlo alle presentazioni. Si commuove leggendo un passo di Ciò che inferno non è su un ragazzo un po’ allo sbando, che chiede a Don Pino di fargli da padre.

3) Ha un rapporto di amore odio con Palermo. Per chi ci arriva è tutta porto, l’abbraccio del mare. Per chi ci abita è lo spasimo di realizzare un “groviglio di sogni”, spesso lontano dalla propria terra, come lui, che è emigrato a Milano.

4) Don Puglisi era un eroe, così come Falcone e Borsellino. Chi sono gli eroi di oggi? «Quelli che lavorano senza fregare gli altri, senza i ricatti e le furberie che hanno sfigurato la bellezza dell’Italia e della mia isola». E i precari, aggiungo io.

5) Non possiamo chiedergli se è fidanzato, la privacy!, ma ci regala la sua parola preferita, filo rosso del libro: speranza. «Se uno scrittore non avesse speranza, non scriverebbe. È la chiave per superare questo momento di cinismo e disperazione. Bisogna mantenere l’incanto, a qualsiasi età».

Applausi e firmacopie di due ore.