Non ha trattenuto le lacrime Kevin Spacey di fronte al verdetto di piena assoluzione formulato dalla giustizia britannica. Dopo una prima sentenza di non colpevolezza negli Stati Uniti lo scorso ottobre, si chiude così a Londra il secondo cruciale capitolo del ciclone MeeToo che ha travolto l’attore a partire dal 2017.
Le accuse rivolte a Kevin Spacey
Le accuse contestate, rispetto alle quali Spacey si è sempre proclamato legalmente innocente, riguardavano denunce raccolte in due tranche da Scotland Yard: dapprima su episodi di presunta aggressione sessuale ai danni di un giovane aspirante attore fra il 2001 e il 2004; poi per altri asseriti abusi evocati più di recente da tre uomini (di età compresa fra 20 e 30 anni circa all’epoca dei fatti) in riferimento al periodo 2005-2013.
La sentenza a Londra
L’esito del processo iniziato il 28 giugno scorso presso la Southwark Crown Court londinese è stato nettissimo. I 12 membri della giuria popolare radunati di fronte al giudice togato Mark Wall hanno scagionato l’attore americano da tutti e nove i capi d’accusa sopravvissuti in dibattimento (dei 12 originariamente presentati dalla polizia).
La reazione liberatoria di Kevin Spacey
L’attore 64enne, vestito sobriamente con un completo blu, si è lasciato travolgere dall’emozione alla lettura del dispositivo. Ha abbracciato il team legale guidato dall’avvocato Patrick Gibbs e ha sussurrato un “grazie” ai giurati con le lacrime agli occhi. All’uscita dal tribunale, Spacey si è detto “riconoscente”, aggiungendo tuttavia di accogliere il verdetto “con umiltà”: conscio d’avere fatto errori, seppur negando d’aver mai commesso reati o di essere “un mostro” e un criminale.
Fine di un incubo
È la fine di un incubo per il due volte premio Oscar (con “American Beauty” e “I soliti sospetti“), un baratro che l’ha emarginato dal mondo del cinema sulla scia delle ombre calate sulla sua reputazione negli ultimi anni. L’attore e regista è ora più deciso che mai a riprendere in mano la sua carriera costellata da interpretazioni leggendarie sul grande schermo, in serie tv come “House of Cards” e in teatro.