Alberto Sordi era gelosissimo del suo privato e soprattutto della propria abitazione romana, la villa immersa nel verde di Caracalla, a Roma, nella quale visse dal 1958 fino alla morte nel 2003, e in cui ammetteva soltanto gli intimi. È per questo che la grande mostra (dal 3 aprile) che ora celebra il centenario dalla sua nascita, Alberto Sordi 1920-2020, e che per la prima volta apre la sua casa al pubblico, ha un fascino tutto particolare.

L’attore l’aveva acquistata nel 1954 «nel giro di un pomeriggio, perché se ne era innamorato» spiega il curatore Alessandro Nicosia. Si narra che l’avesse “soffiata” all’amico Vittorio De Sica. La verità è che De Sica non aveva il denaro necessario e, quando se ne lamentò, Albertone gli rispose: «Se è così, non ti ho offeso». Vittorio fu comunque tra i pochi a frequentarla, insieme a Federico Fellini e Giulietta Masina, Monica Vitti, Franca Valeri.

Oggi la villa è rimasta identica ad allora. Saloni stipati di mobili antichi e oggetti d’arte, perché Sordi raccontava che se non avesse fatto l’attore sarebbe stato antiquario. La barberia dove al mattino si faceva rasare e spesso leggeva i copioni (e se li trovava brutti, li sbatteva per terra), il cineteatro in cui pare avesse ospitato Jack Lemmon e Walter Matthau, anche se non esistono documenti che lo provano.

La mostra Alberto Sordi 1920-2020

Tra un infinito numero di oggetti, costumi di scena, fotografie e registrazioni, la mostra ripercorre l’intera carriera artistica di Alberto Sordi, cominciata con l’avanspettacolo e il doppiaggio del comico Oliver Hardy (del duo Stanlio e Ollio) e costruita in oltre 160 film diretti da Fellini, Steno, Monicelli, Zampa, Comencini e tanti altri grandi.

«Fu un attore capace di raccontare l’infinità dei tratti, spesso imbarazzanti, che caratterizzarono gli italiani dal dopoguerra in poi. Ma fece comunque innamorare tutti dei suoi personaggi» dice il critico cinematografico Mario Sesti. Incarnazione dell’italiano medio e di una magnifica cialtroneria che sarebbe diventata leggendaria grazie a I vitelloni (con la celebre pernacchia ai lavoratori), Un americano a Roma, che gli valse la cittadinanza onoraria di Kansas City, La grande guerra.

Alberto Sordi nel privato

«La luce mi rovina i quadri». In pubblico non si sottraeva mai ai suoi fan, nel privato era un uomo chiuso e schivo. «Quando era a casa, a metà pomeriggio beveva un Campari soda, indossava il pigiama e si metteva a commentare il traffico che scorreva fuori: “Ma ’ndo andate co’ ’ste machine”» racconta Luca Manfredi, figlio dell’amico Nino e regista del biopic Permette? Alberto Sordi, che vedremo su Rai1 il 21 aprile. Carlo Verdone, che l’attore considerava una sorta di “figlio d’arte”, nel documentario Siamo tutti Alberto Sordi di Fabrizio Corallo (su Sky Arte il 12 aprile) ricorda che la villa gli metteva soggezione. «Perché in pubblico Sordi era tutto allegria e buonumore, nel privato si riappropriava della sua vera natura, fondamentalmente austera. Teneva le persiane sempre accostate, un giorno gli dissi: “Apri, c’è tutta Roma intorno a te”. E lui: “La luce mi rovina i quadri”».

Alberto Sordi film

Una scena del biopic “Permette? Alberto Sordi” diretto da Luca Manfredi con Edoardo Pesce nei panni dell’attore, il 24 marzo su Rai1

Alberto Sordi e le donne

«E che mi metto un’estranea in casa?». La mostra porta alla luce anche diversi aspetti poco conosciuti della sua personalità, come la passione per la bicicletta, con le registrazioni di quando faceva il radiocronista del Giro d’Italia, e le importanti donazioni benefiche che fece nel corso di tutta la vita, a patto di restare anonimo. E racconta il Sordi “tombeur de femmes”, perché al contrario di quanto si è sempre creduto, l’attore fu un grandissimo seduttore.

Anche se non si sposò mai, ebbe un gran numero di flirt, amicizie amorose, fidanzamenti che si interrompevano quando la signora di turno avanzava pretese. Luca Manfredi racconta che a un pranzo con Nino pronunciò la famosa frase contro il matrimonio: «E che mi metto un’estranea in casa?». Nicosia spiega che era un po’ misogino, cosa confermata da alcune lettere da lui ritrovate. Fatto sta che dopo la relazione con l’attrice Andreina Pagnani, cominciata quando lui aveva 22 anni e lei 36 e durata 9 anni, non ebbe più legami importanti.

Tra le sue conquiste più celebri, mai del tutto confermate, figurano Shirley MacLaine, la principessa persiana Soraya, Silvana Mangano («Nessuna mi ha attratto quanto lei» rivelò). Ed ebbe flirt con Katia Ricciarelli e con Patrizia De Blanck. Il produttore Sergio Giussani racconta che nel ’55 si era quasi convinto a sposare una giovane attrice austriaca, Uta Franz, ma quando i genitori di lei arrivarono a Roma fu preso dal panico. «Il suo segretario Gastone Bettanini fu spedito a incontrarli, e disse loro: “Quest’anno non possiamo sposarci, siamo molto occupati”».

Una scena del biopic "Permette? Alberto Sordi" diretto da Luca Manfredi con Edoardo Pesce nei panni

Una scena del biopic “Permette? Alberto Sordi” diretto da Luca Manfredi con Edoardo Pesce nei panni dell’attore, il 24 marzo su Rai1

Da visitare e da vedere

La mostra Il centenario. Alberto Sordi 1920-2020 aprirà a Roma il 3 aprile nella villa dell’attore in piazzale Numa Pompilio ([email protected]).

Il biopic Permette? Alberto Sordi diretto da Luca Manfredi, con Edoardo Pesce nei panni dell’attore, andrà in onda il 24 marzo su Rai1. Qui sotto la locandina.