Ah, l’amore… Sul tema si sono cimentati scrittori, artisti, musicisti, poeti. Cercando di dare forma ai turbamenti dell’anima. Ma cos’è l’amore? E salva dalle brutture del mondo? Prova a dare una risposta Alessandro D’Avenia in Ogni storia è una storia d’amore (Mondadori), un incrocio tra fiction, critica letteraria e saggistica.
«Io lo chiamo “ufo”, non so bene che genere sia…» mi dice ridendo. «Per risvegliare il lettore assopito bisogna sperimentare. Così ci si fa ascoltare».
Già con il libro precedente, L’arte di essere fragili, partendo da Giacomo Leopardi e dalle sue opere, D’Avenia aveva cercato di raccontare la vita. E il suo messaggio di accettazione di sé, portato poi in tour con una pièce, aveva riempito i teatri. Il nuovo “ufo” è già un bestseller, ne parliamo a un tavolino del bar del liceo di Milano dove D’Avenia insegna.
Occhi azzurri e capelli biondi, gesticola e sorride davanti a un caffè. L’amore riguarda tutti. Ma cos’è? Glielo richiedo a bruciapelo. Ride. «Ah, partiamo subito così?». Il prof 2.0, come lo chiamano i ragazzi, non si fa trovare impreparato: «C’è una grande promessa in questa parola» mi spiega. «Che però nelle nostre vite viene troppo spesso disattesa. Se sapessi cos’è l’amore non avrei scritto un libro di 120 pagine. Però, proprio perché non lo so, l’ho scritto».
L’amore è l’unico antidoto al dolore
Ogni storia è una storia d’amore è un viaggio attraverso 36 donne di artisti famosi: «Per avere una immagine generale di cosa è questa benedetta cosa che siamo convinti sia l’unica che possa portare luce nei nostri giorni, ma che sembra non funzionare».
In questo ibrido tra romanzo e saggio c’è la storia passionale tra i poeti Sylvia Plath e Ted Hughes, l’adorazione di Alfred Hitchcock per la sua Alma («la miglior attrice non protagonista di tutta la storia del cinema»), la relazione tra Federico Fellini e Giulietta Masina («di cui il regista si è innamorato perché lo faceva ridere»), la pazzia di Zelda e Francis Scott Fitzgerald. Ci sono l’amore e il disamore, tutto il ventaglio dei sentimenti. Fino alla morte.
«L’amore è l’antidoto che la natura umana ha messo in campo per sconfiggere la cosa che ci fa più paura». In che senso? «Te lo spiego con un esempio: recentemente un amico è scomparso per un tumore. Pochi giorni prima ero andato a trovarlo e mi aveva colpito la sua serenità: “Non ho paura perché so di essere stato amato tantissimo. L’unico rimpianto è di essere stato capace di rendere solo un decimo di quello che mi ha dato mia moglie”. Ecco, questa cosa mi ha colpito molto».
Nel libro c’è una storia simile, mi rivela il prof: quella di Raymond Carver e della sua Tess. Alla fine tutto questo parlare di passioni per l’autore siciliano oggi ha un senso: «Mi sembra di poter dire che l’unico modo per ingannare un po’ la morte sia appunto l’amore che salva».
L’amore è un’officina aperta 24 ore su 24
Capisco che da questo turbinio di emozioni e sentimenti non se ne esce. E il libro è un pretesto per farsi domande, scoprire scrittori e artisti, le loro vite, le loro donne, spesso geniali. «Sono incantato, attratto e affascinato dal genio femminile. La donna ha uno sguardo sulla realtà che è vitale. E una storia equilibrata con una donna porta a diventare un uomo generoso, intraprendente, affidabile».
Tu, tutta questa sensibilità dove l’hai imparata? «In famiglia. È la relazione fra i tuoi genitori che ti fa capire cosa è un uomo e cosa è una donna. I miei mi hanno insegnato che l’amore è un’officina aperta 24 ore su 24: ti arrivano le cose ammaccate e rotte e tu devi stare lì a ripararle con tanta pazienza. Però la sensibilità l’ho imparata soprattutto da mia madre. La dedica iniziale del libro è a lei. Mi ha mostrato l’intelligenza del cuore».
L’intelligenza del cuore? Cos’è? «Il cuore e la testa non devono mai andare separati. Oggi, invece, viviamo una specie di divorzio fra i due: siamo o totalmente sentimentali o totalmente cinici. Lo vedo con i ragazzi con cui ho a che fare tutti i giorni: hanno la testa calda e il cuore freddo. La storia di Orfeo ed Euridice, che fa da fil rouge al libro, l’ho scritta pensando a loro. La parte del cuore sono le 36 storie, la testa è la cornice narrativa: il ridefinire l’amore così com’è, le sue tappe a partire da un mito che secondo me le contiene tutte».
Allora questo libro nasce pensando ai tuoi ragazzi? «Un po’ sì: è come un’educazione sentimentale riveduta e corretta in base alle suggestioni, alle sollecitazioni, ai drammi di cui sono testimone nel mio vivere quotidiano a scuola». I ragazzi, mi racconta, lo canzonano quando fa il divo, perché lo vedono come un maestro, con tutti i suoi difetti. «Con loro faccio il prof. I piani li tengo separati e non voglio che pensino che la mia vita sia felice perché ho successo».
L’amore è romanticismo e delicatezza
Nella vita di Alessandro, terzo di 6 figli, hanno un posto importante le 3 sorelle, «che fin da bambino mi hanno costretto a considerare il punto di vista femminile come imprescindibile. Se non altro perché mi occupavano la stanza quando io volevo stare per i fatti miei». Una, Marta, è anche l’artista delle sue copertine. Anche le amiche e le donne che ha conosciuto nella vita lo hanno influenzato.
La sua donna ideale? «Capelli rossi o biondi, pelle bianchissima. A metà tra la Venere di Botticelli, per l’aspetto etereo, e una donna di Modigliani, per la sensualità» mi rivela. Ti consideri romantico? A questo punto non posso non chiederglielo. «Dipende: se per romantico intendi l’uomo all’antica che crede nel corteggiamento e nei gesti delicati, allora sì». Sei innamorato? «Costantemente. A 40 anni mi sono reso conto che la qualità dei rapporti è l’unica cosa che rende questa vita sopportabile. Quindi perché non puntare tutto su questo?».